A Johannesburg, a margine del G20, Giorgia Meloni ha incontrato il premier Li Qiang per fare il punto sul Piano d’Azione Triennale 2024–2027. La nota di Palazzo Chigi parla di “sviluppo equilibrato” degli scambi, collaborazione scientifica e culturale, e della richiesta italiana di garantire condizioni di parità per le imprese e la sicurezza delle supply chain. È la parte visibile di una relazione che l’Italia considera importante mantenere, ma che si svolge in un contesto in cui la Cina resta un attore strutturalmente competitivo.Dopo la decisione del 2023 di non rinnovare l’adesione alla Belt and Road Initiative, Roma ha adottato una linea di cooperazione selettiva: dialogo aperto con Pechino, ma dentro il perimetro del de-risking europeo e dell’ancoraggio transatlantico. La recente visita a Roma del ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha confermato questo equilibrio: riattivazione dei canali bilaterali, rilancio dei tavoli economici, ma sempre con un’attenzione marcata alla sicurezza economica. Intanto i numeri restano sbilanciati, con importazioni cinesi oltre quattro volte le esportazioni italiane e un contesto globale segnato dalla guerra commerciale tra Cina, Ue e Stati Uniti.Il punto più rilevante, però, emerge fuori dall’Europa. La proiezione africana dell’Italia — attraverso il Piano Mattei, agganciato ormai il Global Gateway, con il sostegno al corridoio logistico di Lobito tra i primi elementi specifici — si confronta direttamente con un’intensa attività cinese sullo stesso terreno. Nei giorni del G20, Li Qiang ha iniziato una visita in Zambia incentrata sulla modernizzazione della ferrovia Tazara, un progetto da 1,4 miliardi di dollari destinato a collegare Tanzania e Zambia e ad aumentare significativamente il trasporto di minerali critici. È un’infrastruttura che si pone come alternativa al Lobito Corridor sostenuto da Stati Uniti, Unione Europea e Italia, e che rappresenta in modo plastico la natura competitiva della presenza cinese nel continente.La Cina controlla già ampie quote della filiera dei minerali critici in Zambia e Congo, e l’upgrade della Tazara potrebbe rafforzare ulteriormente questa posizione. Anche sotto il profilo politico, Pechino continua a muoversi con determinazione nonostante episodi critici — come il recente incidente ambientale alla miniera statale Sino-Metals Leach, che ha alimentato tensioni con l’opinione pubblica zambiana.Per Roma, questa dinamica è un promemoria: mantenere un canale stabile con Pechino è utile e necessario, ma la Cina rimane un competitor strategico in aree dove l’Italia sta investendo capitale politico ed economico. L’Africa è una di queste. E la competizione infrastrutturale tra Tazara e Lobito chiarisce perché il governo Meloni insista tanto sul rendere europeo il proprio approccio — dal Mattei al Global Gateway — e sul legare la cooperazione africana alle architetture occidentali.L’incontro Meloni–Li, quindi, va letto quindi dentro questa cornice: dialogo sì, ma senza ingenuità; cooperazione, ma con la consapevolezza che la Cina si muove come un rivale diretto in alcuni dei dossier più strategici per l’Italia.(Foto: Palazzo Chigi)