Cosa ha fatti la delegazione parlamentare Nato in Giappone. Il racconto di Cesa

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Cinque giorni di missione tra Tokyo e Kyoto per rafforzare il dialogo politico, industriale e parlamentare tra Italia  e Giappone, via Nato. Dal 17 al 21 novembre Lorenzo Cesa, presidente della delegazione Parlamentare Italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, ha guidato una visita istituzionale nel Paese, in un momento di crescente competizione geopolitica nell’Indo-Pacifico.“Sono stati cinque giorni intensi tra Tokyo e Kyoto, ricchi di incontri, analisi e confronti con rappresentanti del governo giapponese, del mondo accademico, dell’industria della difesa e con i colleghi parlamentari dell’Alleanza Atlantica”, racconta Cesa. Il Giappone, ricorda, è il partner più longevo dell’Assemblea parlamentare della Nato nella regione Asia-Pacifico, con oltre quarant’anni di cooperazione fondata su fiducia e valori democratici condivisi.Tutto racchiuso nell’abbraccio con cui la nuova premier nipponica, Sanae Takaichi, ha salutato l’omologo italiana, Giorgia Meloni, in un primo incontro tra le due uniche leader donne del G7, avvenuto durante un altro consesso internazionale – il G20 che si sta chiudendo in Sudafrica.La trasformazione della postura strategica giapponeseL’apertura della mission guidata da Cesa, il 17 novembre a Tokyo, è stata dedicata alla diplomazia parlamentare. Nei briefing coordinati dalle ambasciate, che fungono da “Punti di Contatto Nato”, è emersa con chiarezza la ridefinizione della strategia giapponese. Durante l’incontro presso la missione dell’Unione europea, il politico italiano racconta di aver rimarcato la necessità di “potenziare i rapporti tra Unione europea e Giappone nei settori del commercio, dell’innovazione tecnologica e della sicurezza politica”.Nel confronto con i funzionari del gabinetto del primo ministro, l’attenzione si è concentrata su sicurezza economica e filiere critiche, considerate oggi centrali per le democrazie avanzate.Indo-Pacifico, minacce e resilienza: “Non è un’espansione della Nato”Il giorno successivo, negli incontri alla Sasakawa Peace Foundation e al Consiglio per la Sicurezza Globale del Parlamento giapponese, si è discusso della trasformazione strategica dell’Indo-Pacifico, tra assertività cinese, minacce nordcoreane e crescente cooperazione russo-cinese.Cesa sottolinea di aver chiarito un punto spesso frainteso: “La nostra cooperazione non è finalizzata all’espansione della Nato nella regione, ma nasce dalla volontà delle democrazie di lavorare insieme per accrescere la resilienza collettiva”.E richiama il ruolo dell’opinione pubblica nel sostenere scelte di sicurezza condivise, in un contesto in cui la guerra russa in Ucraina “dimostra l’interdipendenza tra sicurezza europea e asiatica”.Industria e difesa: Mitsubishi e Kawasaki aprono alla cooperazioneIl 19 novembre la missione ha toccato il cuore industriale della difesa giapponese, con visite alla Mitsubishi Corporation e alla Kawasaki Heavy Industries. Le aziende hanno illustrato programmi tecnologici avanzati e prospettive di cooperazione.Cesa evidenzia la necessità di “un dialogo diretto tra Nato e industria giapponese per sviluppare filiere resilienti e rispondere insieme alle nuove sfide globali”. Le due realtà giapponesi, osserva, possono diventare partner naturali dell’ecosistema difesa italiano.Accademia e strategia: sicurezza economica e clima al centroLa quarta giornata, tra Tokyo e Kyoto, è stata dedicata all’approfondimento accademico. All’Università di Kyoto si è discusso della connessione tra sicurezza economica, stabilità strategica e cambiamento climatico. “L’Italia sta consolidando un dialogo sempre più intenso con Tokyo su cyber, tecnologie emergenti e sicurezza”, spiega Cesa, mentre studiosi e ricercatori giapponesi hanno offerto nuove chiavi di lettura sull’evoluzione dell’Indo-Pacifico.Il 21 novembre la delegazione ha invece incontrato i dirigenti di Kyocera Technologies e visitato il Fine Ceramics Building, osservando da vicino lo sforzo giapponese su materiali avanzati e tecnologie critiche. La ricerca nipponica, nota Cesa, “è un motore fondamentale per la sicurezza economica e tecnologica delle nostre democrazie”.Da qui la necessità di allineare la visione giapponese di un Free and Open Indo-Pacific alle strategie europee e italiane, in un quadro di regole condivise e mare aperto.“Italia e Giappone: due punti di riferimento complementari”Cesa sottolinea come Italia e Giappone rappresentino due pilastri regionali complementari: Roma nel Mediterraneo allargato, Tokyo nell’Asia nord-orientale. “Questa missione ci ha consentito di comprendere la prospettiva nipponica e di aumentare relazioni essenziali per il futuro dell’Indo-Pacifico”, afferma, ringraziando la Delegazione italiana per il lavoro svolto.Il bilancio della missione conferma il ruolo crescente dell’Italia nella cooperazione tra alleati e partner della Nato, in un contesto globale segnato da minacce multidimensionali. “Il nostro Paese contribuisce a definire sicurezza, stabilità e prospettive per l’Alleanza transatlantica”, conclude.