Iran. Teheran accusa l’Aiea, ‘ha passato informazioni a Israele’

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di Giuseppe Gagliano –L’Iran alza la voce contro l’Agenzia dell’energia atomica delle Nazioni Unite, accusandola apertamente di aver fatto filtrare informazioni sensibili verso Israele. A scatenare la polemica è stato Mohammad Eslami, vicepresidente e capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica. Secondo Teheran, il primo sito colpito dagli attacchi israeliani durante le tensioni di giugno era una struttura dedicata alla produzione di combustibile destinato al reattore di ricerca della capitale, un impianto che l’agenzia conosceva nei minimi dettagli. Per l’Iran, un colpo così preciso non può che essere stato facilitato da dati tecnici che avrebbero dovuto restare sotto stretta tutela internazionale.L’argomento è sensibile: quell’impianto alimenta il reattore che produce medicinali radioattivi essenziali per la sanità iraniana. La percezione di un’aggressione mirata contro infrastrutture civili alimenta in patria l’idea che l’intero sistema di supervisione internazionale sia piegato agli interessi occidentali, a scapito del principio di imparzialità che l’agenzia dovrebbe garantire.Gli attacchi di giugno e la diplomazia che si sfalda Gli attacchi israeliani di giugno hanno rappresentato una rottura significativa: è stata la prima volta che strutture nucleari poste sotto il controllo dell’agenzia venivano colpite in un’operazione militare. Israele ha giustificato l’azione accusando Teheran di perseguire un programma militare segreto. L’Iran ha reagito con propri raid, aprendo uno scambio di colpi durato dodici giorni e portando il confronto su un livello inedito.Le autorità iraniane denunciano anche il mancato intervento dell’agenzia nel condannare i bombardamenti. Per Teheran, quel silenzio equivale a una conferma: l’agenzia sarebbe parte di un gioco diplomatico dove gli strumenti tecnici si trasformano in leve politiche.Washington, le richieste “massimaliste” e il gelo nei negoziati Sul fronte politico, la situazione non è meno complessa. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, sostiene che gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, abbiano adottato una linea di totale chiusura. Le richieste americane vengono definite irrealistiche, prive di una reale volontà di compromesso. Nella lettura iraniana, Washington non sembra interessata a riattivare un percorso negoziale, ma piuttosto a mantenere la pressione massima per indebolire l’economia e le capacità tecnologiche del Paese.Araghchi ha inoltre affermato che, dopo gli attacchi, l’arricchimento dell’uranio è di fatto fermo perché i siti colpiti non sono più operativi. Ma rivendica con forza il diritto di Teheran a un uso pacifico dell’energia nucleare, compreso l’arricchimento, considerato un principio non negoziabile per il Paese.Il nuovo rapporto dell’agenzia e il sospetto di una pressione europea Il quadro si complica ulteriormente con la pubblicazione dell’ultimo rapporto confidenziale dell’agenzia, secondo cui non è stato possibile verificare le scorte iraniane di uranio arricchito al sessanta per cento. L’agenzia reclama accesso a sette siti danneggiati dai bombardamenti. Teheran ha concesso l’ingresso solo a due strutture, ritenendo insicure le condizioni negli altri impianti, dove materiale altamente sensibile è ancora sepolto tra le macerie.Nel frattempo, si muovono anche Francia, Regno Unito e Germania. L’ipotesi che si torni a una nuova risoluzione di censura mette Teheran in allarme. In passato, ogni risoluzione ha prodotto una reazione iraniana basata sull’aumento delle attività di arricchimento, culminata poi negli attacchi israeliani del giugno scorso. L’eventuale nuova iniziativa europea viene descritta come una mossa ispirata dagli Stati Uniti, utile a tentare un ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite, nonostante l’opposizione di Pechino e Mosca.La strategia iraniana e il rischio di una nuova escalation Teheran fa filtrare la possibilità di riconsiderare i suoi approcci diplomatici nel caso in cui l’agenzia approvi una nuova risoluzione. Sul piano interno, il ministro della Difesa Amir Hatami assicura che le forze armate non hanno perso un minuto per rafforzare le capacità di risposta dopo i dodici giorni di confronto diretto con Israele.Parallelamente, l’Iran cerca vie diplomatiche alternative. L’inviato a Vienna ha incontrato i rappresentanti dell’agenzia insieme a delegati cinesi e russi. Altri Paesi della regione offrirebbero forme di mediazione, mentre il Qatar è stato informato tramite una lettera personale consegnata al suo primo ministro. Per Teheran, mantenere aperti i canali con i vicini è essenziale in una fase in cui gli equilibri regionali sono estremamente fragili.