22enne accoltellato a Milano, le frasi shock dei fermati: “Voglio vedere il video in cui lo scanniamo”

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Uno studente 22enne in fin di vita dopo essere stato accoltellato in strada a Milano, destinato a rimanere disabile per sempre. Tre 17enni e due 18enni in carcere che, prima di essere arrestati, si compiacciono lasciandosi andare a “improvvisi scoppi di ilarità” e frasi shock.Le intercettazioni agli atti dell’inchiesta di Procura e Procura per i minorenni di Milano raccontano della “inusitata violenza” con cui la gip Chiara Valori descrive quanto accaduto la sera del 12 ottobre 2025 in zona Corso Como, sotto i portici dell’Hotel Una dopo una serata in discoteca. Alle 3.09 del mattino un 22enne viene trovato in fin di vita da una volante della polizia intervenuta con il 118. Gli sono stati “ripetutamente” sferrati calci e pugni e 2 “colpi” di coltello inferti alle spalle, mentre era già terra durante un tentativo di rapina per strappargli dalle mani una banconota da 50 euro. “Non so se si vede il video dove lo scanniamo. Voglio vedere se ho picchiato forte”, dicono i ragazzi dopo essere stati fermati dalla polizia, augurandosi la morte della vittima ricoverata in ospedale: “Ma speriamo bro’, almeno non parla. Te hai capito, io gli stacco tutti i cavi”. La dinamica dell’aggressioneIl ragazzo ha reagito ed è stato accoltellato dal gruppo, mentre uno di loro funge da “palo”, all’altezza “del polmone” provocandogli uno “shock emorragico da emotorace massivo in ferita penetrante” con lesioni midollari. Arriva in ospedale “a un passo dal decesso”, conferma un medico della Terapia Intensiva agli agenti del Commissariato Garibaldi-Venezia. Viene sottoposto a numerose trasfusioni di sangue e a un duplice intervento chirurgico. Rimane paraplegico con danni irreparabili agli apparati urologico, intestinale e sessuale. Lui non ricorda nulla. “Ho solo alcuni flash”, dice un mese dopo i fatti sporgendo querela dal reparto in cui è ricoverato. Inizia una serrata indagine coordinata dal pm di Milano, Andrea Zanoncelli, a cui viene affiancata una sostituta per i minorenni quando, sin dai primi racconti di 2 ragazze, testimoni oculari che hanno trascorso serata al Play Club di via Montegrappa, spunta l’ipotesi di una banda di “aggressori” molto “giovani, forse minorenni” con la “carnagione chiara” e “abiti scuri”, tranne uno con il “giubbino bianco”. Hanno colpito e sono fuggiti lungo via Rosales. Le telecamere di sorveglianza della zona e le perquisizioni a casa degli indagati, accusati di tentato omicidio pluriaggravato dalla minorata difesa, in cinque persone, in concorso con minori e per commettere il reato di rapina pluriaggravata, incastrano i giovanissimi: 4 italiani, uno nato in Egitto, tutti residenti nella zona di Monza.Le frasi shock dei fermati intercettate in commissariatoNelle abitazioni vengono sequestrati cellulari, un coltello e vestiti identici a quelli degli assalitori fra cui la “giacca bianca” con “5 bottoni” e “2 caratteristici tastoni” uguale a quella indossata dall’accoltellatore. Così come le scarpe nere marca Dior con stringhe grigio-nere e dei pantaloni visibili nei “filmati”. Vengono convocati per rendere interrogatorio e, nella saletta d’attesa del Commissariato, le intercettazioni stringono il cerchio sulle rispettive responsabilità. “Io sono quello fottuto“, dice A.C, uno dei 18enni, rivolgendosi al “palo” che invece si mostra “tranquillo”, trascurando “completamente le proprie responsabilità”. “È in fin di vita, così almeno non parla”, recitano le trascrizioni. “Non so se si vede il video dove lo scanniamo”, aggiunge uno degli arrestati. “Voglio vedere se ho picchiato forte”. Uno di loro avrebbe sottolineato anche la “propria volontà di pubblicare” il “verbale di perquisizione” subita sui social network per vantarsi. Uno dei minori è andato sul profilo TikTok di Silvia Sardone, politica del centrodestra lombardo ed europarlamentare, a commentare un video in cui si parlava di sei accoltellamenti avvenuti in una notte. “Le ho scritto il settimo non lo hanno ancora scoperto”. I responsabili: “Diciamo che siamo pentiti, in realtà non me ne frega”Nei momenti di preoccupazione per le conseguenze del gesto progettano fughe all’estero (“andiamo nei Paesi dove non c’è questa roba”), immaginano pretesti (“Mi servivano i soldi, ero ubriaco”) o “versioni di comodo” per i magistrati: “Mi è saltato addosso, ha detto ‘c’ho un coltello'” e “ha messo la mano in tasca”. Alcuni valutano come uscirne: “Possiamo fare che è un bel gesto? Lo andiamo a trovare almeno i giudici… Ci dispiace, siamo pentiti.. In realtà non me ne frega“. A tratti si compiacciono di aver eliminato le prove (“Hanno letto le chat, ho fatto bene a farti cancellare i messaggi”) e in altri si accusano reciprocamente di stare vuotando il sacco: “Secondo me sta facendo il pentito”. La gip Valori e la gip per i minorenni, Sofia Caruso, parlano di una “sorta di compiacimento” per la “propria azione violenta”. Oltre alle aggravanti e l’aver messo in conto di poter uccidere viene riconosciuto il pericolo di reiterazione del reato, di inquinamento probatorio e di fuga disponendo per tutti la custodia cautelare in carcere. Martedì all’alba i tre più giovani sono finiti all’Istituto Penale Minorile Beccaria e i due maggiorenni a San Vittore. Questo articolo 22enne accoltellato a Milano, le frasi shock dei fermati: “Voglio vedere il video in cui lo scanniamo” proviene da LaPresse