Nel sottosuolo della Casa del Jazz di Roma si cercano ancora i resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso il 2 luglio del 1994. Perché si scava?Il polo culturale romano, lo ricordiamo, è nato dalla confisca del bene alla criminalità organizzata, nella fattispecie al cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti. Gli scavi sono partiti da una richiesta di verifica partita dall’ex giudice Guglielmo Muntoni. In una galleria interrata che si trova al di sotto della villa potrebbero esserci i resti di Adinolfi ma non solo: secondo Muntoni, quel tunnel tombato potrebbe custodire le tracce di molti oscuri segreti tra cui quelli legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Il fratello della cittadina vaticana Pietro Orlandi nei giorni scorsi ha dichiarato che un magistrato gli disse che i resti di sua sorella avrebbero potuto trovarsi proprio lì sotto.La rivelazione del magistratoOspite del programma Rai Storie Italiane, Pietro Orlandi ha precisato la questione: “Mi dissero qualche anno fa: c’è un ex magistrato, non più in attività, che è convinto del fatto che i resti di tua sorella possano essere lì. Ci sono più corpi lì sotto, mi disse all’epoca questa persona. Quel posto riporta a tante situazioni collegate a Emanuela: la compravendita della villa con Nicoletti, a cui fu venduta, fu regolata dal cardinale Ugo Poletti (un personaggio chiave dell’intera vicenda, ndr)”. La villa fu venduta a Nicoletti per 1 miliardo di lire, poi fu rivenduta dallo stesso per 27 miliardi. (fonte: Storie Italiane). “Io spero che i resti non siano lì, Emanuela sarebbe morta oggi. So che sembrerò folle ma la cerco ancora viva. Se però Emanuela dovesse essere lì, poi ci sarebbe da capire come sia finita”, aggiunge Pietro. Quando la cittadina vaticana scomparve, il 22 giugno 1983,la villa era ancora di proprietà del Vicariato romano.Le parole del pretePadre Domenico Celano è un sacerdote che fa parte della congregazione religiosa che ha venduto l’immobile a Nicoletti per un miliardo delle vecchie lire. Dice oggi ai microfoni di Storie Italiane: “C’erano tanti possibili acquirenti ma questo Nicoletti era parente di un monsignore del Vicariato. Lo sa tutto il mondo che lì sotto c’era un tunnel. Devono scavare al centro della casa, dove c’era l’accesso alla scala che portava al casino di caccia, alla cantina. Parliamo di un tunnel con una volta altissima”. Don Domenico ha reindirizzato gli scavi che da due giorni erano concentrati intorno alla villa. Adesso, grazie alle sue indicazioni e a una sua attentissima ricostruzione cartacea, si sta scavando all’interno. In quella villa accadevano cose particolari, dice don Celano che si chiede: “Ma perché Polizia e Finanza non indagavano? Quella cantina era il sacrario delle cose oscene”.L’altro tunnel a MonteverdeAll’ex poliziotto Armando Palmegiani quel tunnel ricorda un altro covo, quello scoperto da egli stesso durante un sopralluogo della Polizia dopo le dichiarazioni ai magistrati di Sabrina Minardi, amante all’epoca del leader della banda della Magliana Enrico de Pedis. “Si trovava ad un piano inferiore rispetto alla strada, era molto simile a quello mostrato dal parroco. Si trovava a Monteverde, c’erano al di sotto delle cave sezionate e utilizzate come cantine. Poteva essere utilizzato per un sequestro perché non c’erano finestre”. Il tunnel si trovava al di sotto di un appartamento in via Pignatelli (poi indicato nelle indagini come covo utilizzato dalla Magliana) e corrispondeva perfettamente a quello indicato ai magistrati dalla Minardi. La donna, scomparsa nel marzo del 2025, disse di essere andata lei stessa insieme a una certa Assunta a portare la spesa alla donna che aveva in affidamento Emanuela in via Pignatelli, tale Teresa. Chi sono queste donne? Si è mai indagato su di loro?Il documento dei serviziIntanto, nelle scorse ore, in un’anticipazione rilasciata a Fanpage.it, il giornalista Massimo Giletti ha rivelato che questa sera il suo programma Lo Stato delle Cose, in prima serata su Rai3, trasmetterà un servizio sulla cittadina vaticana scomparsa nel 1983. Al centro dell’inchiesta, c’è un documento riservato dei servizi segreti dell’epoca della scomparsa, a cui mancano quattro pagine. “Cercheremo di capire – le parole di Giletti a Fanpage –, dove questo documento riservato dei servizi segreti dell’epoca, ci porta. E soprattutto cercheremo di spiegare perché mancano queste quattro pagine. Che cosa contenevano? Chi le ha tolte queste pagine a questo documento riservatissimo? Noi sappiamo con certezza, perché è scritto nell’intestazione, che seguivano i familiari di Emanuela Orlandi e Mario Meneguzzi, che era lo zio di Emanuela Orlandi. Questo servizio racconta che noi abbiamo un’intuizione che ci porta a un indirizzo civico di un piccolo paese vicino a Roma. Perché andiamo lì? Lo spiegheremo domani sera.”Il chiarimento della sorellaNel 2023, lo ricordiamo fu un servizio del Tg La7 ad accendere i riflettori sul nome dello zio Mario Meneguzzi. Fu mostrata una lettera dell’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli che scrisse, in via riservata, un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Giovanni Paolo II, che era stato in passato consigliere spirituale e confessore degli Orlandi. La missiva – sempre secondo la ricostruzione – sollecitata da ambienti investigativi romani, puntava a chiarire se il religioso fosse a conoscenza del fatto che Meneguzzi avesse rivolto delle avances verbali alla sorella maggiore di Emanuela, Natalina. Lui confermò la cosa. A chiarire la vicenda fu la protagonista della stessa, Natalina Orlandi che ha chiarito poi che queste “Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha sottolineato la donna. Queste lettere sono poi state trasferite alla Procura e difatti sono agli atti già da 40 anni. Lo zio era stato indagato già all’epoca ma subito caddero i sospetti perché, come accertato dalle precedenti indagini, il giorno della scomparsa di Emanuela era a 200 chilometri da Roma con la sua famiglia. L’indagine fu chiusa con nulla di fatto”.L'articolo “Emanuela Orlandi? Lì sotto facevano cose oscene”: le rivelazioni del sacerdote sulla Casa del Jazz di Roma. Giletti: “Abbiamo un documento riservato dei servizi segreti, ma mancano 4 pagine” proviene da Il Fatto Quotidiano.