Armi a Kiev, i dubbi della Lega scatenano i riformisti Pd: “Ambiguità. Votiamo subito l’appoggio militare all’Ucraina”

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I dubbi della Lega sul nuovo invio di armi all’Ucraina, proprio mentre nel Paese di Volodymyr Zelensky sta scoppiando uno scandalo anticorruzione, spaccano il governo di Giorgia Meloni. Ed espongono la maggioranza agli attacchi del Pd. Nelle crepe interne al centrodestra, create dalle preoccupazioni e dalle richieste di chiarezza avanzate dal Carroccio dopo lo scandalo corruzione che ha coinvolto importanti esponenti delle istituzioni ucraine, si infilano infatti i riformisti del Pd, che chiedono al governo di arrivare presto in aula con il nuovo decreto. “L’ambiguità della Lega sull’Ucraina è vergognosa e va chiarita. C’è solo un modo per farlo: il governo porti in aula il rinnovo del sostegno per l’Ucraina, senza modifiche o dilazioni”, attacca la deputata dem Lia Quartapelle, spalleggiata dal collega senatore Filippo Sensi: “Non si accettano contributi al ribasso sull’Ucraina, la timidezza, il frastuono e la balbuzie del governo nel sostegno a Kyiv nella sua ora più lunga. Subito in Parlamento l’appoggio militare alla resistenza Ucraina contro Putin”.Lorenzo Guerini tenta di trascinare all’interno del dibattito persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi al Bundestag ha detto che “la guerra di aggressione è un crimine”: le parole del capo dello Stato, secondo il president del Copasir, “richiamano tutti, soprattutto chi ha responsabilità politiche, a non arretrare di un millimetro nel sostenere concretamente i diritti degli aggrediti e dei popoli a vivere in pace, a partire dall’Ucraina che sta eroicamente resistendo alla guerra di Putin”. Per l’europarlamentare Pina Picierno bisogna subito rinnovare in Parlamento “il sostegno al popolo ucraino contro la criminale aggressione russa: è il momento della chiarezza, della responsabilità e di un impegno più coraggioso di tutte le forze politiche; chi utilizza episodi di corruzione per tessere la tela del disimpegno va isolato perché si dimostra ancora una volta più sensibile agli interessi del Cremlino che a quelli nazionali”.Alla vigilia del Consiglio supremo di difesa convocato dal capo dello Stato domani pomeriggio al Quirinale, intanto, si registrano nuove spaccature nella maggioranza: sui social, dove – non senza venature di ironia – è andato in onda un botta e risposta serrato tra il leghista Claudio Borghi e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Era stato proprio l’esponente di Fdi a replicare a Matteo Salvini. Dopo l’esplosione dell’‘inchiesta sulla corruzione a Kiev che coinvolge l’ex socio e stretto alleato del presidente Zelensky e anche l’ex vicepremier ucraino, il leader del Carroccio aveva detto: “Mi sembra che stiano emergendo gli scandali legati alla corruzione, poi coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con quei soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione“, ha detto il vicepremier.Una posizione ribadita ancora oggi, quando Salvini è stato chiamato a commentare indiscrezioni su un possibile decreto “trimestrale” – dunque a scadenza – per il piano di supporto militare all’Ucraina. “Io non commento le fantasie di qualche giornale, commento la realtà – ha detto il ministro delle Infrastrutture – Noi abbiamo sempre sostenuto l’Ucraina con ogni tipo di intervento sociale economico e militare, questo è fuori discussione. Le notizie che stanno emergendo in queste settimane sui giornali di tutto il mondo e che provengono da Kiev con dimissioni di ministri e ville all’estero, bagni in oro e giri di prostituzione, conti su banche straniere, ci spingono a capire meglio dove stanno andando i soldi degli italiani. I soldi degli europei sono usati bene se sono usati per difendere le donne e i bambini, un conto invece è che alimentino i conti correnti all’estero degli amici di Zelensky. Semplicemente chiediamo chiarezza”.L'articolo Armi a Kiev, i dubbi della Lega scatenano i riformisti Pd: “Ambiguità. Votiamo subito l’appoggio militare all’Ucraina” proviene da Il Fatto Quotidiano.