Dolph: unbreakable, Lundgren come l’ultimo guerriero. In un un docufilm ascesa, crollo e rinascita di Ivan Drago

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Io non mi spezzo in due. C’è da rimanere a bocca aperta di fronte alla forza fisica e alla dignità umana di questo attore vichingo su cui si abbatte ogni tipo di cancro. Lui è Dolph Lundgren, l’Ivan Drago di Rocky IV. La malattia devastante è il flash visivo che apre, rimpolpa, ritorna, infesta di continuo Dolph: unbreakable, biopic totale dentro le cicatrici e le viscere dell’oggi 68enne attore svedese visto tra i primi titoli del Torino Film Festival 2025.Tra found footage familiare, interviste ai grandi, grossi e muscolosi miti del cinema d’azione anni ottanta (Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Jean-Claude Van Damme) e a veri e propri video ospedalieri, il regista canadese Andrew Holmes traccia un sincero ritratto di questo cristone biondo che attraversa l’action movie della serie A hollywoodiana, botte, calci e pugni, come un treno in corsa per poi arenarsi tra film minori prodotti direttamente per il mercato video, scelte di vita che si riveleranno sbagliate e la mannaia dei tumori che gli invadono il corpo.Era un teppistello il piccolo Hans – Dolph lo diventerà sul set di Rocky – che nasce e cresce in un sobborgo di Stoccolma e che per il carattere esuberante viene picchiato continuamente dal padre e infine spedito dalla nonna in mezzo alla neve desolata dell’estremo nord. Hans si farà grande con il karate. Già, proprio con la classica montagna di tavolette spezzata con il colpo secco del bordo della mano. A dir la verità, vedendo i filmati spesso in bianco e nero, Hans, dall’alto dei suoi quasi due metri, mette k.o. decine di karateki.E intanto si laurea in ingegneria chimica ottenendo una borsa di studio per studiare al MIT negli Stati Uniti che mai utilizzerà perché, mentre fa da guardia del corpo a Sydney per alcune apparizioni di Grace Jones nelle discoteche australiane, la celebre cantante si innamorerà, ricambiata, di lui. Un amore così intenso che quando lei reciterà in 007 – Bersaglio mobile (1985) farà ottenere al fidanzato una piccola parte in scena (un tizio che punta la pistola a Christopher Walken) che sarà poi il trampolino di lancio per essere arruolato nel cast di Rocky IV direttamente da Stallone.Saranno contenti i ragazzi del sito web I 400 calci perché Lundgren e Stallone sul set di Rocky IV non solo costruiranno la danza del ring studiando nei minimi dettagli colpo su colpo, ma alla fine se le daranno di santa ragione con tanto di prove fotografiche di Sly, come quel gancio sul fianco al fegato di Dolph mostrato alla videocamera di Holmes. “I must break you”, insomma, permette a Lundgren di finire sulla cresta dell’onda come He-Man in Masters of the Universe e di interpretare un altro russo cattivello in Red Scorpion.È negli anni novanta che all’improvviso l’ascesa dell’attore svedese subisce un drastico ridimensionamento. Cominciano i film di seconda mano distribuiti direttamente in home video (all’epoca era un’onta e significava soprattutto meno cachet), poi Lundgren si sposa e va a vivere a Marbella in Spagna, lontanissimo da Hollywood. È l’inizio di un calvario professionale, familiare, psicofisico (Dolph torna al vecchio vizio dell’alcol e della droga) e addirittura di salute. Ogni volta che fa una TAC gli trovano un nuovo cancro. Si opera in continuazione, fa cicli di radio e chemio, poi a un certo punto sembra pure che l’abbia scampata. Tanto che l’inizio della saga dei Mercenari (2010-2012-2014), insieme ai vecchi compagni d’azione e d’arme, gli ridà nuova linfa vitale.Nel 2023 una nuova ricaduta. Questa volta davvero devastante. Lo si vede traballante, smagrito, svuotato sui set di Aquaman e di Expend4bles. Gli danno pochi mesi di vita, ma una dottoressa della UCLA gli cambia la cura – per la cronaca: più leggera – e il cancro comincia a regredire drasticamente.Hans “Dolph” Lundgren è ancora lì. Duro come una roccia. Si piega, ma non si “spezza”. Ancora con i muscoli scolpiti. Biondo come allora, con lo sguardo gelido e malandrino che non ha mai perso. Indistruttibile. Protagonista di un racconto filmato davvero rispettoso di malattia e dolore tanto che non ci sono nemmeno i titoli di coda ma le coordinate per aiutare le associazioni di malati di cancro.L'articolo Dolph: unbreakable, Lundgren come l’ultimo guerriero. In un un docufilm ascesa, crollo e rinascita di Ivan Drago proviene da Il Fatto Quotidiano.