Gli Usa e l’economia: la percezione in Italia. Intervista ad Amedeo Iasci

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di Mattia Scolaris – Gli Stati Uniti e la loro economia: qual è la percezione italiana? Ne parliamo con Amedeo Iasci, che dopo essersi laureato in Economia e finanza alla Luiss Roma, Contabilità e Tasse in Virginia e Marketing Studies a Georgetown, ha intrapreso una carriera nel mondo automotive per cinque anni, partendo dai concessionari FCA nel settore delle vendite, poi in quello del marketing per agenzie che coprivano vari brand, da Fiat a Bugatti, per poi finire nel marketing aziendale per Lamborghini. “Questo percorso – spiega – mi ha permesso di parlare con tanti imprenditori e capire il mondo della finanza personale grazie alle decine di migliaia di consumatori”. – Da italiano che vive negli States, qual è il suo rapporto con gli Stati Uniti d’America?“A livello professionale, penso che gli Stati Uniti siano un ottimo luogo per intraprendere una carriera, specialmente imprenditoriale, di alto livello. La poca burocrazia e una società molto consumistica e meritocratica dove la gente è disposta a supportarti invece di combatterti per invidia professionale certamente favoriscono lo sviluppo lavorativo personale“. – Se dovesse esporsi sullo stato attuale dell’economia interna americana, quale sarebbe la sua opinione?“Gli Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia. Da un lato, tanta tecnologia e crescita, basti pensare allo sviluppo legato all’intelligenza artificiale, e dall’altro, povertà e debolezza del consumatore americano medio che diventa sempre più indebitato e fragile. Basti pensare allo studente tipo americano che deve convivere con un debito universitario per molti anni della sua vita professionale o anche al privato che utilizza il sistema di credito per potersi permettere un’auto o un immobile. Questo fenomeno è in costante aumento, ed è indice di una debolezza finanziaria importante di una fetta del paese.A conferma di ciò, la crescita nei consumi deriva soltanto dal 10% più ricco della società americana, mentre il consumo dei più giovani è in calo, il che significa che quando i Millennials e la Gen Z diventeranno le generazioni di consumatori più importanti, l’economia americana potrebbe subire un notevole rallentamento”.– La questione dei dazi. Da esperto di finanza, quale opinione si è fatto al riguardo?“I dazi usati come arma geopolitica per ottenere patti migliori e quindi trattative vantaggiose per gli Stati Uniti potrebbero aver senso (ovviamente dal punto di vista americano). Se invece venissero utilizzati semplicemente per fare cassa, il costo verrà pagato dai consumatori, come abbiamo visto recentemente per i beni alimentari dove il governo ha dovuto fare un passo indietro.Un altro scenario è quello di utilizzare queste sanzioni internazionali per spronare la produzione interna di vari prodotti ad oggi manifatturati all’estero. Questo scenario funzionerebbe solamente se ci fosse un piano economico e politico preciso e rapido, incentivato monetariamente dal governo stesso. Il paese , però, dev’essere pronto a reagire velocemente: in alcuni casi, tipo quello dei materiali rari, ci vorrebbero anni per una produzione più interna, autocratica“. – Crede che la percezione in Italia nei confronti degli States sia cambiata in questi ultimi anni?“Il mio mezzo di riferimento sono, per ovvie ragioni, i social. Lì, vedo diverse opinioni, spesso contrastanti. Vi elenco alcuni macro pensieri: ‘L’Italia dovrebbe distaccarsi dagli Stati Uniti’, ‘l’America sta distruggendo la stabilità geopolitica mondiale’, oppure ‘La presenza degli Stati Uniti riduce l’avvenire a più guerre’. Sicuramente, specialmente ultimamente, sempre più persone italiane hanno timore di recarsi negli States anche solamente in vacanza per colpa delle politiche migratorie recentemente imposte. Tendo sempre ad usare la mia esperienza personale per rassicurare“. – Gli Stati Uniti sono lo Stato fondato sull’immigrazione per eccellenza. Molti italiani ne hanno fatto una seconda casa per tantissimi anni in passato, contribuendo alla creazione del famosissimo sogno americano. Ecco, oggi questo sogno esiste ancora?“Dal mio punto di vista, il sogno americano ancora esiste, ma solamente per chi arriva da fuori. Mi spiego: l’eccessivo consumismo, la cultura dell’ostentazione e la stradizione societaria del “debito” finanziario hanno creato una popolazione americana ingabbiata e poco libera finanzialmente. L’immigrato ,invece, come quello italiano ancora abituato all’economia del contante e al risparmio, è costretto ad imparare il nuovo sistema fruttandolo al meglio per crescere personalmente ed economicamente“.