È considerato uno degli uomini più vicini a Sergio Mattarella e adesso è finito (o, meglio, rifinito) nel mirino del partito di Giorgia Meloni dopo l’articolo de La Verità su un presunto “piano del Quirinale per fermare” la premier. Francesco Saverio Garofani non è infatti nuovo ad attacchi provenienti da Fratelli d’Italia. Nel 2022 – quando Mattarella lo ha nominato consigliere per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa (dal 2018 era consigliere del Capo dello Stato ma per le questioni istituzionali) – la reazione del meloniani era stata secca: “Rispettiamo ma non condividiamo la nomina”, scrivevano i deputati di Fdi componenti del dipartimento Difesa Salvatore Deidda, Giovanni Russo e Davide Galantino. “Il nostro stupore – aggiungevano nella nota del 25 febbraio 2022 – deriva dalla decisione di nominare una figura così politicizzata e di parte come un ex parlamentare del Pd, per un ruolo che per la prima volta non viene affidato ad un militare“, aggiungevano sottolineando la loro “forte preoccupazione per la lottizzazione del Pd che ora arriva fino al Quirinale”. Gli stessi deputati (insieme alle parlamentari Isabella Rauti e Giovanna Petrenga) rilanciavano l’accusa di “lottizzazione” del Quirinale per la nomina di Garofani in un’altra nota dei primi di marzo dello stesso anno.Sessantaduenne romano, Francesco Saverio Garofani è stato impegnato nei gruppi giovanili della Democrazia Cristiana. Laureato in Lettere e Filosofia, è giornalista professionista ed ha camminato accanto a Mattarella in esperienze giornalistiche e politiche, dalla Dc (sempre nella corrente di sinistra del partito) al Ppi fino alla Margherita e infine al Pd. Per due anni, dal 1990 al 1992, è stato capo redattore de La Discussione, dal 1995 al 2003, direttore del quotidiano Il Popolo, nel 2003 tra i fondatori di Europa, di cui è diventato vicedirettore: sempre vicino all’attuale Capo dello Stato nel portare avanti la tradizione politica del cattolicesimo democratico nei quotidiani prima della Dc e poi centristi. Dal Ppi passa alla Margherita e viene eletto per la prima volta alla Camera nel 2006 con l’Ulivo, per poi venire confermato a Montecitorio nelle due successive legislature. Dal 2015 al 2018 è presidente della commissione Difesa della Camera. È stato anche membro della direzione nazionale del Pd. Garofani ha anche pubblicato due libri su Aldo Moro (“Dialoghi su Moro: un contributo alla storia“, scritto insieme a Giorgio Straniero e “Il potere fragile – I consigli dei ministri durante il sequestro Moro” con David Sassoli). Terminata la legislatura nel 2018, non si ricandida. E il 27 marzo dello stesso anno viene nominato da Mattarella Consigliere per le questioni istituzionali del presidente della Repubblica. Incarico che ricopre fino al 24 febbraio 2022 quando il Capo dello Stato lo nomina consigliere per gli affari del Consiglio supremo di difesa e segretario dell’organismo. È il primo non militare a rivestire l’incarico. Decisione, questa, che aveva già provocato lo “supero” e le critiche del partito di Meloni.E oggi il nome di Garofani torna sotto i riflettori, a poche ore dalla riunione del Consiglio Supremo di Difesa dove lo stesso consigliere era seduto al tavolo insieme a Mattarella, a Meloni, i suoi ministri e il capo di Stato maggiore, generale Luciano Portolano. Al base c’è l’articolo del giornale diretto da Maurizio Belpietro che lo pone tra coloro che al Quirinale “si agitano nella speranza di fare uno sgambetto alla premier”, con tanto di virgolettati attribuiti proprio al consigliere di Mattarella: “Un anno e mezzo di tempo forse non basta per trovare qualcuno che batta il centrodestra: ci vorrebbe un provvidenziale scossone”, si legge nell’articolo. Una sorta di piano segreto consistente nel creare “una grande lista civica nazionale” centrista “per togliere voti” alla destra. E subito dopo in campo è sceso il capogruppo meloniano alla Camera Galeazzo Bignami, che ha chiesto una smentita rivolgendosi – apparentemente – direttamente alla Presidenza della Repubblica. Un intervento che ha provocato, a strettissimo giro, una nota eloquente del Colle: “Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica, costruito sconfinando nel ridicolo“. Dal Quirinale, pertanto, l’irritazione è abbastanza evidente.L'articolo Francesco Saverio Garofani, chi è il consigliere di Mattarella tirato in ballo da La Verità e attaccato da Fdi (e non è la prima volta) proviene da Il Fatto Quotidiano.