Ha conseguito l’abilitazione come guida turistica nel 2010, prima ancora di laurearsi con una tesi proprio sulla Palestina nel 700, “una tesi per rompere quel canone classico secondo cui gli israeliani avrebbero trasformato una Palestina disastrata in un giardino”. Luisa Delle Fratte – un figlio di 13, due cani e due gatti adottati “con una staffetta dalla Sicilia e dalla Calabria” – oggi ha due lavori, uno dei quali è, appunto, quello di aiutare turisti italiani e stranieri e gruppi religiosi a scoprire Roma. Come tutte le guide, ha mille episodi comici da raccontare, “come quella turista che mi chiede perché non gli facevo vedere il David di Michelangelo, che sta a tre ore di macchina, o un altro che credeva che Gesù avesse posato sempre per Michelangelo”.In queste settimane, insieme ad altre colleghe romane, si è unita al movimento delle “guide per Gaza”, in associazione con Emergency, iniziativa che finora ha coinvolto, e coinvolgerà, guide turistiche di Firenze, Napoli, Perugia, Viterbo, Assisi (dove è nata un anno fa).Come funziona? Il meccanismo è semplice. Si stabiliscono alcune date – la prossima a Roma, ad esempio, sarà il 23 novembre, sia per adulti che per famiglie con una caccia al tesoro a San Sebastiano – per visitare alcuni siti (fino ad ora, le guide romane hanno proposto Ostia Antica, i Fori, la centrale di Montemartini). Le guide non prendono nulla, regalano il loro tempo e il loro impegno, le persone fanno una offerta libera che va ad Emergency per due cliniche nella Striscia di Gaza da loro gestite.Luisa, però, non regala solo visite guidate, ma si occupa – insieme ad altre colleghe – anche di curare il blog, fare le locandine, organizzare le prenotazioni. “Ognuna e ognuno fa quel che può. Alcune guide ad esempio hanno deciso di dare parte dei loro proventi per Gaza. Abbiamo anche autoprodotto delle magliette il cui ricavato delle sottoscrizioni libere va sempre in beneficenza”.L’idea è quella di continuare a utilizzare questa formula anche in futuro, magari estendendola ad altre cause, “come ad esempio il Sudan”, spiega Luisa.Ma questa iniziativa non aiuta solo i gazawi, ma anche i residenti romani a basso reddito, che possono usufruire di tour che costano magari cinquanta euro con una piccola donazione. “È il sociale nel sociale”, commenta la guida romana sorridendo. “La nostra idea è che la cultura cura, quindi offrire dei prezzi popolari aiuta le persone in tempi di tagli a tutto. E infatti ci piacerebbe poi regalare anche dei tour abbinati alle domeniche gratuite, in modo da poter usufruire di tutta l’esperienza con poco”.Va menzionata anche un’altra azione “buona” in questa iniziativa, ovvero quella delle compagnie che forniscono le radio per la visita, le danno a un prezzo popolare che girano sempre ad Emergency, “insomma ognuno ci mette un pezzo”, continua Luisa.Che racconta come suo figlio si sia appassionato e la segua sia nelle manifestazioni che nei tour, “ha addirittura fatto il cartello umano alla visita alla centrale di Montemartini, accogliendo le persone. Mia madre, invece, pensionata con l’hobby del cucito e lavoro a maglia, ha fatto tanti cocomeri, simbolo della bandiera palestinese, all’uncinetto, che abbiamo infilato nelle nostre asticelle. E poi c’è il mio compagno, che oltre a seguirmi nella varia iniziative dà anche una mano a smistare le prenotazioni”. Insomma, un lavoro, collettivo di gruppo, buono ma che regala anche la bellezza delle nostre città.Per informazioni: https://www.facebook.com/guidesforgaza e https://www.instagram.com/guidesforgaza/, con tutte le locandine, gli appuntamenti e i contatti.L'articolo Luisa e le “Guide per Gaza”: quando il lavoro turistico diventa solidale e aiuta Emergency proviene da Il Fatto Quotidiano.