Divorzio in via di ricomposizione in Pennsylvania Avenue? A giudicare dai movimenti più recenti, Elon Musk e Donald Trump potrebbero star rimettendo mano al loro rapporto. Dal giugno scorso il patron di SpaceX e il presidente degli Stati Uniti, dopo un sodalizio iniziale che ha visto Musk giocare un ruolo importante durante la campagna elettorale, hanno ufficialmente tagliato i rapporti “professionali” per via delle aspre critiche che il miliardario sudafricano aveva riservato al One big beautiful bill (la legge di bilancio) presentato da Trump. Da allora non solo i rapporti tra i due si sono raffreddati, ma il litigio era anche sospettato di aver causato il freeze della nomina di Jared Isaacman, vicino a Musk, a direttore della Nasa. Ora, più di un segnale lascia intendere che i due stiano facendo prove di riallineamento.Il primo indizio arriva dall’assegnazione a SpaceX di un contratto da 2 miliardi di dollari per il programma Golden Dome, l’ambizioso scudo spaziale voluto da Trump che prevede – tra le altre cose – una costellazione di satelliti in grado di rilevare, tracciare e (apparentemente) abbattere ogni vettore diretto contro gli Usa. I dettagli della commessa – casualmente giunta poco dopo l’annuncio della costituzione del nuovo soggetto satellitare europeo tra Leonardo, Thales e Airbus – sono ancora in parte riservati, ma le fonti parlano di un ruolo centrale di SpaceX nella parte di “custody layer” del progetto – vale a dire la costellazione dedicata al tracciamento che potrebbe ammontare ad oltre 600 satelliti. Inoltre, SpaceX ha anche una lunga esperienza con le reti satellitari strategiche — basti pensare alla sua costellazione Starshield e ai terminali Milnet già utilizzati per le comunicazioni militari – ed è dunque possibile che, nel tempo, l’azienda di Musk si confermerà come uno degli appaltatori principali del Golden Dome.Di per sé la sola assegnazione della commessa, per quanto ingente, non ci direbbe molto sullo stato del rapporto Trump-Musk. D’altronde, in quanto colosso del settore spaziale con capacità ancora ineguagliate da parte di altri attori, è inevitabile che SpaceX risulti un tassello necessario per trasformare la cupola dorata di Trump in realtà.Tuttavia, gli appalti non sono l’unico indicatore di una possibile riappacificazione tra i due. Recentemente è stata infatti sbloccata la nomina di Isaacman a capo della Nasa. La sospensione della sua nomina, avvenuta proprio a giugno, era stata letta dai più come un ulteriore segnale della rottura con Musk. La nomina di un direttore dell’agenzia spaziale nazionale poco collaborativo (se non proprio avverso) nei confronti di SpaceX era fino a pochi giorni fa una possibilità concreta. Una sorta di “pistola” puntata nei confronti del miliardario, come a ricordargli che, monopolio del mercato o meno, è Trump a dettare le regole del gioco. Da ultimo, la presenza di Musk alla cena che si è tenuta ieri alla Casa Bianca in occasione del bilaterale tra Trump e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Certo, Musk non era l’unico big del mondo privato presente all’evento, ma è indubbio che, nella grammatica politica di Washington, il suo ritorno nell’ala Est della Casa Bianca abbia un significato che va oltre la semplice cortesia. Si sa, i matrimoni sono questioni complesse, specialmente quando i coniugi sono uno l’uomo più potente del mondo e l’altro il più ricco. Forse, dopo una pausa di riflessione di alcuni mesi, il momento della riconciliazione è arrivato.