Chi credeva che Elly Schlein fosse nell’angolo, accerchiata dagli anziani leader del Pd, incalzata dalla minoranza interna del partito, si è dovuto ricredere. La segretaria dem ha rovesciato la situazione e senza problemi ha momentaneamente accantonato l’agenda Mamdani per sposare l’agenda Prodi. Non solo la leader del Partito democratico domenica ha incontrato il Professore, ma nel suo intervento alla convention degli amministratori locali del Pd ha battuto sul tasto della sicurezza, uno dei temi concreti su cui, oltre i sindaci del Pd, insiste anche Romano Prodi. E non è finita qui. La leader, che pure è sempre stata contraria alla nascita di una corrente di maggioranza ha deciso di rimescolare anche le carte del convegno del Correntone, programmato per l’ultimo week end di novembre a Montepulciano. Adesso quell’incontro, sono parole del responsabile organizzativo Igor Taruffi alla Repubblica di ieri, ma sono esattamente i pensieri della segretaria dem, è diventato un appuntamento di tutta la maggioranza del Pd e non delle sole correnti di Dario Franceschini, Roberto Speranza e Andrea Orlando. Una maggioranza quanto mai estesa, visto che Schlein ne ha aperto le porte anche a Stefano Bonaccini e a quel pezzo di riformisti che è ancora fedele al presidente del partito e non ha seguito Lorenzo Guerini. Bonaccini, del resto, è uno degli esponenti dem che più si è speso per la riuscita dell’iniziativa di Schlein con i sindaci del Pd. Non è un caso che la maggior parte degli amministratori locali presenti a quella due giorni fosse emiliano-romagnola. Dunque, il motivo per cui il convegno di Montepulciano aveva intrigato i giornalisti (si sta parlando del tentativo di una parte della sua maggioranza di condizionare la leader dem) sembra svanire come neve al sole. Sarà un tutti insieme appassionatamente. C’è grande preoccupazione nel Partito democratico e nel Movimento 5 stelle per i sondaggi che riguardano il referendum sulla separazione delle carriere. La maggioranza degli intervistati sembra intenzionata a votare sì alla riforma Nordio. Certo, le rilevazioni fatte con tanto anticipo sono da prendere con le molle. Questo lo sanno bene Giuseppe Conte ed Elly Schlein ma anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, non a caso, non ha legato le sorti del suo governo all’esito referendario. Ma sono bastati questi sondaggi per suggerire al Nazareno la massima prudenza. Meglio, per adesso, che la segretaria si esponga il meno possibile sull’argomento. Meglio, per adesso, evitare quella campagna che si intendeva fare sul “pericolo democratico”. Perché, come Meloni, anche Schlein non intende certo vincolare il suo destino politico al referendum sulla separazione delle carriere. Perciò si è deciso di aspettare, di vedere se i sondaggi cambieranno segno negli ultimi due mesi prima dell’appuntamento con le urne. Solo allora, nel caso muti il vento, tutta la dirigenza del Nazareno si scatenerà in uno scontro frontale con il governo. Altrimenti si farà una campagna referendaria assai più sobria di quella precedentemente immaginata.