Armare l’Ucraina per difendere l’Europa. L’accordo Macro-Zelensky letto da Darnis

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La Francia ruggisce ancora. Nel pieno di un rinnovato attivismo europeo sul dossier ucraino — dal recente accordo tra Francia e Ucraina per l’acquisto di armamenti al documento inviato da Ursula von der Leyen sugli interventi (a partire da robusti investimenti) comuni per sostenere Kyiv — Parigi sembra voler riaffermare una leadership strategica in Europa. Nonostante una situazione politica interna complessa, Emmanuel Macron continua a muoversi con decisione sul fronte della difesa, interpretando un ruolo che in Francia rimane fortemente presidenziale. Abbiamo chiesto a Jean-Pierre Darnis, professore di Storia contemporanea alla Luiss di Roma e di Storia delle relazioni italo-francesi all’Università di Nizza, di aiutarci a leggere le dinamiche dietro le scelte dell’Eliseo. Professor Darnis, partiamo dall’accordo tra Francia e Ucraina per l’acquisto di armi. Che cosa rappresenta realmente?L’accordo è la manifestazione più recente di una postura francese che, sulla difesa ucraina, è stata coerente fin dal primo giorno: un sostegno senza ambiguità. Non dimentichiamo che Parigi ha già consegnato i Mirage 2000, un gesto politico e militare rilevante. La Francia è percepita a Kyiv come un alleato solido, in grado di fornire capacità di alto livello. Ma dietro c’è anche la necessità di garantire una copertura finanziaria sostenibile: è un impegno pesante per Parigi, che però considera l’Ucraina un vero baluardo contro la Russia. D’altra parte va ricordato che, durante la campagna per le presidenziali, Macron stesso fu oggetto di un attacco cyber da parte russa.Perché la Francia è così determinata, anche più di altri Paesi europei?Esiste una percezione molto sincera e condivisa nei palazzi parigini: la minaccia russa è reale e continuerà a esserlo negli anni a venire. Non è retorica. È un’analisi strategica profonda che riguarda la sicurezza futura della Francia e, più in generale, dell’Europa. Di fronte a questo pericolo acquisito, armare l’Ucraina significa difendere se stessi. L’Ucraina è vista come un baluardo, una linea avanzata che impedisce al Cremlino di destabilizzare ulteriormente l’Europa.Questa posizione così netta è anche politica interna?In parte sì. La Francia vive una fase politica delicata e Macron vede nella politica estera e nella difesa uno dei pochi terreni in cui può esercitare pienamente il suo ruolo. È un elemento strutturale della Quinta Repubblica: il presidente ha un mandato molto forte in materia di affari internazionali e difesa, qualcosa di quasi unico nel contesto europeo. E Macron ha sempre investito molto su questo piano.La Francia sta cercando di riaffermare una leadership europea?Assolutamente. Le iniziative francesi — pensiamo anche alla dichiarazione sulla fornitura dei 100 Rafale, molto attesa anche dalle aziende — hanno una valenza industriale, sì, ma anche politica. Macron vuole mostrare che l’Europa può sostenere l’Ucraina non solo con materiale americano, ma anche con mezzi europei: aerei svedesi, aerei francesi. È un messaggio transatlantico: l’Ue va avanti comunque, e la Francia è in prima linea.Cosa intende quando parla di “messaggio transatlantico”?Direi che c’è un forte dubbio, più che una sfiducia totale sul rapporto con gli Usa. Ma è un dubbio molto radicato: cosa succederà se Washington ridurrà il suo impegno? Per Parigi, l’Ue deve essere preparata. Per questo l’autonomia strategica non è più una formula teorica: è una necessità. E il modo migliore per dimostrare che l’Europa può camminare con le proprie gambe è assumere un ruolo guida nel sostegno a Kyiv.Questa percezione della minaccia russa è condivisa anche da altri Paesi?In larga parte sì. Sicuramente in Germania, che sta cambiando pelle in termini di difesa; in parte in Italia; ovviamente in Polonia. L’idea che l’Ucraina non stia combattendo solo per sé, ma per la sicurezza dell’intero continente, sta diventando sempre più diffusa. La Francia, in questo senso, esprime in modo particolarmente chiaro una preoccupazione strategica comune a molti.In definitiva, la scelta francese è più politica o più strategica?È strategica. Non ci sarebbe tutta questa determinazione senza la percezione di un rischio molto concreto. La Francia arma l’Ucraina perché ritiene che, così facendo, difenda anche sé stessa e l’Europa. È una necessità, prima ancora che una scelta politica.