Il ritorno della Chimera d’Arezzo: il capolavoro dell’arte etrusca splende in una nuova sala al Maf

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È uno degli oggetti archeologici più famosi del patrimonio culturale italiano. La Chimera d’Arezzo, simbolo dell’arte etrusca e del successo che questa ha sempre riscosso nell’ultimo mezzo millennio, occupa da oggi una sala completamente rinnovata del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il cui ingresso è sulla piazza della Santissima Annunziata dove si affaccia anche il brunelleschiano Istituto degli Innocenti, la statua equestre di Ferdinando I de’ Medici – opera di Giambologna – e le fontane del suo allievo prediletto, Pietro Tacca.Proprio in piena epoca medicea avvenne il ritrovamento della scultura bronzea che misura 80 centimetri d’altezza per 130 circa di lunghezza. Sconfitta da Bellerofonte, la Chimera, leggendaria creatura della mitologia greca, è rappresentata da un leone dal corpo possente e criniera fiammeggiante, una testa di capro priva, al momento del ritrovamento, della coda di serpente, di cui fu rinvenuto soltanto un frammento mai restaurato e reintegrato nella seconda metà del Settecento. L’opera tornò alla luce il 15 novembre 1553, durante gli scavi per la costruzione di un bastione nelle mura di Arezzo, nei pressi della Porta di San Lorentino.Secondo le cronache dell’epoca, la statua si affermò subito per la sorprendente naturalezza e per la tensione drammatica del corpo ferito. Nelle Deliberazioni del Magistrato, dei Priori e del Consiglio Generale di Arezzo, si legge infatti che “fu trovato il seguente insigne monumento degli Etruschi. Era un leone di bronzo fatto con maestria ed eleganza, di grandezza naturale, di aspetto feroce, furente, forse per la ferita che aveva sulla coscia sinistra, teneva irte le chiome e spalancate le fauci, e come un trofeo da ostentare portava sopra la schiena una testa di capro ucciso, che perde sangue e vita”.Fin da subito, la sensazionale scoperta di uno dei maggiori capolavori dell’arte etrusca divenne importante per la politica di Cosimo I de’ Medici, allora duca di Firenze, interessato a riportare alla ribalta la cultura indipendente dei popoli dell’Italia prima del dominio dei Romani. La Chimera diventò così simbolo di continuità con la grande civiltà etrusca, indipendente da Roma e portatrice di un’identità italiana autonoma e antica, capace di alimentare il mito di Firenze, non più solo come città del Rinascimento, ma anche come capitale dell’Etruria rinata, di cui Cosimo I volle fregiarsi del titolo latino di Magnus Dux Etruriae.Per Giorgio Vasari, che pure era aretino, Cosimo I de’ Medici divenne perciò il “Domatore di tutte le fiere” e scelse la sede più prestigiosa per la scultura, cioè Palazzo Vecchio, centro del potere della Signoria e residenza dei Medici. In poco tempo la Chimera diventò un vero e proprio oggetto di culto, di ammirazione e di studio. Nel suo corpo ibrido – metà animale, metà simbolo – i Medici riconoscevano l’immagine della forza domata dalla ragione, l’essenza stessa del loro progetto politico: trasformare la molteplicità e la ribellione in armonia e governo.Nel corso dei secoli, la Chimera ha poi accompagnato le vicende della dinastia: nel 1718 fu trasferita per volere di Cosimo III nella Galleria granducale, mentre nel 1737, fu “consegnata”, insieme al resto della collezione medicea, al nuovo granduca Francesco Stefano di Lorena, e alla sua discendenza, dalle mani dell’ultima erede dei Medici, Anna Maria Luisa, secondo i termini del “Patto di Famiglia” che vincolò il patrimonio mediceo alla città di Firenze. ‹ › 1 / 5 Il nuovo allestimento della Chimera di Arezzo Foto di Mario Ciampi ‹ › 2 / 5 Il nuovo allestimento della Chimera di Arezzo Foto di Mario Ciampi ‹ › 3 / 5 Il nuovo allestimento della Chimera di Arezzo Foto di Mario Ciampi ‹ › 4 / 5 Il nuovo allestimento della Chimera di Arezzo Foto di Mario Ciampi ‹ › 5 / 5 Il nuovo allestimento della Chimera di Arezzo Foto di Mario Ciampi Quindi nel 1871 la statua, insieme agli altri Grandi Bronzi della collezione, fu trasferita nel nuovo Museo Egizio Etrusco aperto nei locali dell’ex educandato del Fuligno in via Faenza, a due passi dall’attuale stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Dieci anni più tardi, istituito il Regio Museo Archeologico di Firenze, il primo dedicato all’identità archeologica dell’Italia unita e oggi Museo Archeologico Nazionale di Firenze, anche la Chimera trovò nuova collocazione nel Palazzo della Crocetta, in piazza Santissima Annunziata e da lì non si è più spostata, nonostante di tanto in tanto qualcuno manifesti il desiderio di ricondurla ad Arezzo, là dove fu scoperta quasi mezzo millennio fa, facendo finta che la presenza dell’opera a Firenze sia ormai ampiamente e indiscutibilmente storicizzata.Qui il capolavoro adesso si presenta in un nuovo allestimento che permette ai visitatori di sperimentare un rapporto personale e suggestivo con l’opera: se pur tutelata nella sua straordinaria delicatezza e fragilità, domina il centro della sala poggiando su un basamento monumentale che ne eleva la collocazione, esaltandone la potenza plastica e la tensione narrativa. Concepita come uno spazio teatrale, la sala presenta quattro panche disposte in cerchio attorno alla statua etrusca che invitano a un’osservazione ravvicinata e contemplativa. Inoltre, integrano lo spazio espositivo, un tendaggio scenografico — simile a un sipario teatrale — su cui è proiettata l’ombra della Chimera che accentua il carattere solenne e meditativo dell’ambiente. Inoltre vi è una vetrina sospesa che, custodendo tre piccoli bronzi etruschi provenienti dallo stesso contesto in cui la Chimera fu rinvenuta (raffiguranti un grifone, il dio etrusco Tinia, cioè Giove, e un giovane offerente) genera un dialogo silenzioso tra le opere e la loro storia.Da segnalare che, in chiave contemporanea, la riapertura della sala della Chimera rimarrà anche come momento significativo della storia del Museo, segnando il passaggio dalla Direzione regionale Musei nazionali della Toscana al nuovo istituto autonomo del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, istituito nel 2024 e affidato al nuovo direttore Daniele Federico Maras. E non basta: dopo questa tappa, l’impegno al rinnovamento del museo proseguirà con il riallestimento delle vicine sale delle sculture etrusche, dove troveranno la propria sede definitiva altri capolavori dell’arte etrusca come l’Arringatore e la Testa Lorenzini e che verranno aperte nei prossimi mesi nell’ambito di un progetto espositivo dedicato alla lunga storia delle collezioni granducali di Firenze.Info MuseoIl Museo è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 8.30 alle ore 14, con prolungamento fino alle 19 il martedì e il giovedì. Sono inoltre previste aperture straordinarie dedicate alla nuova esposizione della Chimera nelle serate di mercoledì 26 novembre e di mercoledì 3 dicembre, dalle 18 alle 22, quest’ultima in significativa coincidenza con la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”; inoltre nella giornata di domenica 7 dicembre dalle 8.30 alle 14.L'articolo Il ritorno della Chimera d’Arezzo: il capolavoro dell’arte etrusca splende in una nuova sala al Maf proviene da Il Fatto Quotidiano.