La Tunisia viola i diritti di migranti e rifugiati grazie all’Unione europea

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“Continuavano a colpire la nostra barca di legno con lunghi bastoni appuntiti, l’hanno bucata… C’erano almeno due donne e tre neonati senza giubbotti di salvataggio. Li abbiamo visti annegare e poi non abbiamo più visto i corpi. Non ho mai avuto così tanta paura”.“Siamo arrivati nella zona di confine con la Libia verso le sei del mattino… Un ufficiale tunisino ha detto: ‘Andate in Libia, là vi uccideranno’. Un altro ha aggiunto: ‘O nuotate o correte verso la Libia’. Ci hanno restituito un sacco pieno dei nostri telefoni distrutti…”.“Ci hanno presi uno per uno, ci hanno circondati, ci hanno fatto sdraiare, ci hanno ammanettati… Ci picchiavano con tutto ciò che avevano: mazze, manganelli, tubi di ferro, bastoni di legno… Ci hanno costretti a ripetere più volte ‘Tunisia mai più, non torneremo mai più’. Ci colpivano e prendevano a calci ovunque.”Queste sono solo alcune delle testimonianze raccolte in un rapporto di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità tunisine nei confronti di persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate. Leggendole, si comprende fino a che punto l’Unione europea sia disposta a chiudere occhi e orecchie pur di ridurre le partenze irregolari verso l’Europa.Il Memorandum di cooperazione tra Unione europea e Tunisia, firmato nel 2023, ignora volutamente le conseguenze devastanti della cooperazione con la Libia (con la quale l’Italia ha appena accettato rinnovare il Memorandum del 2017). Incuranti dello spregio del diritto internazionale in nome del controllo delle migrazioni, funzionari europei parlano di un successo, citando la diminuzione degli arrivi via mare di persone provenienti dalla Tunisia.La cooperazione tra Unione europea e Tunisia è stata avviata proprio mentre le autorità locali avevano iniziato progressivamente a smantellare le tutele per le persone rifugiate, richiedenti asilo e migranti – in particolare per quelle provenienti dall’Africa subsahariana – adottando pericolose prassi di polizia razziste.Galvanizzate dalla retorica razzista di esponenti politici, primo tra tutti il presidente Kais Saied, le autorità tunisine hanno effettuato arresti e detenzioni su base razziale, maltrattamenti e torture (compresi gli stupri), intercettamenti in mare pericolosi e sconsiderati ed espulsioni collettive di decine di migliaia di persone rifugiate e migranti verso l’Algeria e la Libia. Il tutto, accompagnato dalla repressione contro gli organismi che forniscono assistenza alle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate.A partire dal maggio 2024, le autorità hanno arrestato almeno otto operatori di ong e due ex funzionari locali che avevano collaborato con esse. La prossima udienza del processo al personale di una di queste, il Consiglio tunisino per i rifugiati, è fissata tra una settimana.Amnesty International ha indagato su 24 intercettamenti in mare e ha raccolto le testimonianze di 25 persone rifugiate e migranti che hanno descritto comportamenti pericolosi, sconsiderati e violenti da parte della guardia costiera tunisina: speronamenti, manovre ad alta velocità che hanno rischiato di far capovolgere le imbarcazioni, colpi inferti a persone e imbarcazioni con manganelli, lancio di gas lacrimogeni da distanza ravvicinata e la mancata valutazione individuale delle necessità di protezione al momento dello sbarco.Nonostante le persistenti preoccupazioni per la mancanza di trasparenza nei dati sugli intercettamenti, nel 2024 le autorità tunisine hanno smesso di pubblicare statistiche ufficiali dopo aver istituito, con il sostegno dell’Unione europea, una zona di ricerca e soccorso marittimo. In precedenza, avevano riferito un aumento significativo degli intercettamenti. Dal giugno 2023 in poi le autorità tunisine hanno avviato espulsioni collettive di decine di migliaia di persone rifugiate e migranti, perlopiù provenienti dall’Africa subsahariana, dopo arresti su base razziale o intercettamenti in mare. Amnesty International ha accertato che, tra giugno 2023 e maggio 2025, sono state effettuate almeno 70 espulsioni collettive, che hanno riguardato oltre 11.500 persone.Le forze di sicurezza tunisine hanno sistematicamente abbandonato persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate – anche donne incinte e bambini – in aree remote e desertiche ai confini con la Libia e l’Algeria, senza acqua né cibo, spesso dopo aver loro confiscato telefoni, documenti d’identità e denaro, esponendole così a gravi rischi per la vita e la sicurezza. Dopo la prima ondata di espulsioni, tra giugno e luglio del 2023, almeno 28 persone migranti sono state trovate morte lungo il confine libico-tunisino e 80 risultano disperse.Amnesty International ha inoltre documentato 14 casi di stupro o altre forme di violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza tunisine, alcuni dei quali avvenuti durante perquisizioni corporali o denudamenti forzati condotti in modo umiliante, tali da configurare tortura.Ogni giorno in cui l’Unione europea continua a sostenere l’offensiva della Tunisia contro i diritti delle persone migranti e rifugiate e di chi le difende, senza una revisione sostanziale della cooperazione in corso, i leader europei rischiano di rendersi complici.L'articolo La Tunisia viola i diritti di migranti e rifugiati grazie all’Unione europea proviene da Il Fatto Quotidiano.