Legge elettorale, i tempi si allungano: in Commissione non prima di Natale, ma un pre-accordo informale sui seggi uninominali c’è

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I tempi per l’arrivo della nuova legge elettorale in Parlamento continuano a dilatarsi: dovrebbe approdare a Montecitorio solo dopo le festività natalizie. Lo riferiscono diversi deputati di maggioranza della prima Commissione (Affari costituzionali), quella che tradizionalmente segue la discussione delle riforme elettorali. L’iter viene così posticipato di qualche mese: ad agosto si ipotizzava che un buco in agenda si sarebbe trovato già da ottobre, ma «la discussione e il confronto non sono mai entrati nel vivo perché in ballo ci sono altre riforme costituzionali», riferiscono da Forza Italia. Come, per esempio, quella sul premierato, la madre di tutte le riforme per Giorgia Meloni, che si lega a doppio filo alla legge elettorale, perché il premierato richiede un sistema in cui il partito o la coalizione vincente ottenga automaticamente una quota consistente di seggi. In molti però – da destra a sinistra – ritengono più realistico che la legge elettorale venga approvata in questa legislatura, così da poterla applicare alle elezioni del 2027, rinviando invece il referendum sul premierato alla prossima legislatura.L’intesa sull’abolizione dei seggi uninominaliMa c’è un però. Perché, anche se sulla carta non c’è ancora nulla – «la legge elettorale ancora non esiste», riferiscono – in realtà le forze di maggioranza avrebbero già abbozzato un «pre-accordo», seppure «informale». Al centro di questa intesa, nonostante il periodo di grandi tensioni interne al centrodestra, ci sarebbe l’abolizione dei seggi uninominali, come emerso nelle scorse settimane. Il tema è tornato tra le priorità del Governo anche per un altro motivo: le alleanze costruite dal centrosinistra in chiave “campo largo” alle regionali mostrano che l’opposizione potrebbe trovare un modo per restare compatta. Ed è qui che nasce il problema. Con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum, la maggioranza rischierebbe infatti di ottenere numeri troppo stretti. Come ha spiegato Lorenzo Pregliasco, di You Trend, in un articolo su La Stampa, con il “campo larghissimo” il centrodestra avrebbe 213 seggi su 400 a Montecitorio e 102 su 205 (compresi i senatori a vita) a Palazzo Madama. Con un “campo più stretto” – senza Azione e Italia Viva – la maggioranza, pur possibile, sarebbe comunque risicata al Senato: 106 su 205. A quel punto per l’esecutivo resterebbero due strade: accettare un governo di larghe intese, scenario che Meloni vuole assolutamente scongiurare, oppure cambiare la legge elettorale.Come potrebbe funzionare?I collegi uninominali, previsti dal Rosatellum sono quelle suddivisioni del territorio in cui viene eletto direttamente un solo parlamentare: chi prende più voti nel collegio porta in Aula il proprio seggio. Riguardano 147 seggi su 400 alla Camera e 74 su 200 al Senato, circa un terzo dei parlamentari. Servono a spingere i partiti a fare coalizioni, perché senza di essi la forza di ciascun partito sarebbe misurata solo dal consenso raccolto dai propri candidati. Eliminando i collegi uninominali si tornerebbe a un sistema proporzionale (bisogna vedere se con preferenze o con microliste bloccate), simile a quello in vigore fino al 1994. In particolare, la nuova legge elettorale propenderebbe verso un sistema proporzionale con premio di maggioranza per la coalizione che superi il 40% dei voti, con l’indicazione del candidato premier sulla scheda. Un modello che ricorda quello della Toscana, dove la legge elettorale regionale prevede la cosiddetta “preferenza agevolata”: i nomi dei candidati sono già riportati sulla scheda.Schlein e MeloniVisto che Meloni ha bisogno di un consenso il più ampio possibile perché la riforma della legge elettorale passi, c’è chi sospetta che nei prossimi mesi possa “corteggiare” la segretaria dem Elly Schlein (che ha già dichiarato la necessità di modificare la legge) nel tentativo di trovare una sintesi. Qualcuno ipotizza persino che una telefonata tra le due leader sul tema ci sia già stata. Domenica, ospite al Fatto Quotidiano, Giuseppe Conte è stato incalzato proprio su questo punto: i giornalisti gli hanno chiesto se a suo avviso ci fosse stata un’interlocuzione tra la premier e la dem sul tema. «Non penso che Schlein sia così miope da accordarsi con il centrodestra per la legge elettorale, che stanno cercando di confezionare per recuperare quello che considerano uno svantaggio». Tesi per ora confermata anche negli ambienti dem: «Non risultano contatti diretti su questo tema».L'articolo Legge elettorale, i tempi si allungano: in Commissione non prima di Natale, ma un pre-accordo informale sui seggi uninominali c’è proviene da Open.