Chelsea come il Manchester City? No, almeno sotto il profilo dell’inchiesta aperta dalla Federcalcio inglese nei suoi confronti attraverso la contestazione di 74 presunte violazioni delle regole finanziarie della Premier League, che hanno riportato alla memoria le 115 accuse mosse a carico del City nel 2023 e il cui procedimento è tuttora in corso. Rimane il fatto che, per la seconda volta, una big di Premier si trova al centro di un corposo procedimento di indagine riguardante, nello specifico, presunte violazioni di norme della FA in materia di disposizioni sulla collaborazione con intermediari e su investimenti da terze parti sui calciatori.Nel mirino ci sono una serie di operazioni di acquisto giocatori, tutte effettuate durante l’era Roman Abramovich, nelle quali il Chelsea avrebbe effettuato dei pagamenti per milioni di sterline non registrati nei conti dei club presentati a FA, Premier League e Uefa. Tra queste, sotto la lente di ingrandimento sono finiti il passaggio nel 2012 di Eden Hazard da Lille ai Blues per 35 milioni di euro, e quelli dell’anno successivo di William e Samuel Eto’o, entrambi dall’Anzhi Makhachkala, rispettivamente per 32 milioni e a parametro zero. La principale accusa mossa dalla FA riguarda la possibilità che il Chelsea abbia tratto vantaggio da queste omissioni per sistemare i propri conti e rispettare così i parametri sulla sostenibilità previsti in Inghilterra e in Europa, ottenendo di fatto un vantaggio sportivo.Dopo gli affari tutt’altro che trasparenti con il fondo saudita Pif in merito ai maxi trasferimenti di giocatori dal Chelsea nella Saudi Pro League e le discutibili operazioni di maquillage dei libri contabili effettuate attraverso le cessioni di hotel e della squadra femminile, ancora una volta il Chelsea si trova al centro dell’attenzione per ragioni di potenziale aggiramento delle regole finanziarie. Questa volta però il consorzio proprietario dei Blues, guidato dall’investitore americano Todd Boehly e dalla società di private equity Clearlake Capital, può mostrare entrambi i palmi delle mani e sostenere la propria estraneità a certe pratiche. Come detto, infatti, si tratta di contestazioni tutte risalenti al periodo Abramovich, e che i proprietari del Chelsea affermano di avere già comunicato alla Premier una volta acquisita la proprietà del club, affermando di aver scoperto l’esistenza di documenti con “informazioni finanziarie incomplete” trasmessi alle autorità. Si tratta di un punto cruciale che differenzia il caso del club londinese da quello che vede coinvolto il Manchester City. Quest’ultimo contesta tutte le accuse di irregolarità finanziarie e omissioni di informazioni rivoltegli, mentre il Chelsea, per contro, punta sul fatto di essersi in qualche modo autodenunciato e di non aver rifiutato le contestazioni, anche se può comunque riservarsi di presentare ricorso contro qualsiasi eventuale sanzione.Il Chelsea quindi collabora, mentre il City si oppone. Il presunto illecito dei Blues ha una portata più limitata, sia a livello temporale che quantitativo: le stagioni con irregolarità sono sei e non nove, le accuse sono relative al pagamento di commissioni ad agenti, mentre nel caso del City si ampliano a omissioni di informazioni riguardanti ricavi, “parti correlate” e costi operativi, inclusi gli stipendi di giocatori e allenatori, nonché alla presunta violazione delle regole del fair play finanziario UEFA e di quelle su profitti e sostenibilità. A Stramford Bridge è inoltre cambiato tutto nella stanza dei bottoni rispetto all’epoca dei fatti contestati, mentre all’Ethiad le accuse riguardano l’attuale proprietà di Abu Dhabi. Infine, il Chelsea parla di “dimostrazione di trasparenza senza precedenti”, sottolineando come le mancanze siano state denunciate alle autorità competenti nello stesso momento in cui sono state scoperte, mentre il caso legato al Manchester City è emerso solo dopo la fuga di documenti interni, con il club che si è sempre distinto per la scarsa collaborazione con la Premier League.È pertanto lecito attendersi una sanzione più mite nei confronti dei Blues, che dovrebbe concretizzarsi in una multa, senza arrivare a misure più drastiche come la decurtazione di punti. Quest’ultima eventualità potrebbe verificarsi se il club venisse ritenuto responsabile di aver aggirato il PSR (Profit and Sustainability Rules), ossia il FFP inglese. Per mettersi al riparo da una simile eventualità il Chelsea ha incaricato un noto studio di revisione contabile di condurre una valutazione di tutti i pagamenti effettuati ai procuratori, trasmettendo i risultati all’apposita commissione della FA. I Blues stimano inoltre che anche un’eventuale multa da parte della FA non impatterebbe sulla propria capacità di rispettare i futuri parametri del PSR, e questo nonostante i 33 milioni di euro pagati a luglio alla Uefa per violazione delle regole sulla spesa. Ma questo è un altro discorso, che riporta alle ben note criticità dei sistemi di regolamentazione del fair play finanziario, dove punire con sanzioni puramente economiche club dalle disponibilità finanziarie enormi sembra quasi essere un invito a continuare con le infrazioni.L'articolo Chelsea sotto accusa per 74 violazioni delle regole finanziarie della Premier: perché è un caso diverso da quello del Manchester City proviene da Il Fatto Quotidiano.