Dove sono già i caccia e i 3mila militari italiani schierati sul fronte Est dell’Europa, altri 10mila in allerta. Il taglio delle armi di Trump e la risposta di von der Leyen: «Difendiamoci da soli»

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Mentre continuano i casi di caccia russi e droni che invadono i cieli dell’Europa orientale, l’amministrazione Trump starebbe pianificando di tagliare drasticamente i fondi militari per gli alleati europei. In particolare per gli Stati Baltici che confinano con la Russia, dove la consapevolezza che bisogna essere pronti anche allo scenario peggiore si fa concreto con il passare dei mesi. Le voci circolavano già da fine agosto nei media anglosassoni, ma è stata Reuters a dare un’ultima conferma. Come spiega La Stampa, David Baker, rappresentante del Pentagono, avrebbe comunicato senza giri di parole a un gruppo di diplomatici europei che «l’Europa dovrebbe dipendere meno dagli Stati Uniti» per la propria difesa. Niente esercito europeo, ma 800 miliardi per l’industria della DifesaUn messaggio che non lascia spazio a interpretazioni e che trova sponda nelle parole di Ursula von der Leyen. In un’intervista a Repubblica, la presidente della Commissione Ue ha ribadito la necessità che l’Europa diventi sempre più autosufficiente dal punto di vista della Difesa. «Gli incidenti, in particolare quello che si è verificato in Polonia, sono estremamente significativi – ha detto von der Leyen – Se è vero che la Nato deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, è anche vero che abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte. L’Europa deve essere più autosufficiente e indipendente in fatto di sicurezza. Per questo abbiamo avviato il programma “Prontezza per il 2030”, con il quale intendiamo colmare le carenze di capacità, accelerare le procedure e mobilizzare fino a 800 miliardi di euro per l’industria della difesa. Proteggeremo ogni centimetro dell’Unione europea». Ma di esercito europeo non se ne parla, perché le competenze sulle proprie truppe, spiega la presidente della Commissione Ue, resterà in capo ai singoli Paesi.Oltre 3mila soldati italiani sul fianco orientaleÈ in questo scenario che si inserisce l’operazione della Nato «Sentinella dell’Est», spinta dall’Alleanza atlantica proprio per rinforzare il sostegno a Polonia e Paesi Baltici a fronte delle provocazioni russe sempre più intense lungo il confine orientale europeo. Il Corriere della Sera spiega quanto l’impegno militare italiano sul fianco Est della Nato sia già consistente: più di 3mila uomini, oltre un migliaio di veicoli e una ventina di aerei, tutti coordinati dal Comando operativo di vertice interforze (Covi). E al di là dei numeri, la presenza italiana si è fatta notare in quella zona, per esempio, in occasione delle intercettazioni dei MIg russi in Estonia, proprio ad opera degli F-35 dell’Aeronautica militare di pattuglia. Il prossimo martedì 23 settembre, il ministro della Difesa Guido Crosetto visiterà proprio la base del contingente aereo in Estonia, a conferma dell’attenzione che Roma dedica a quell’area. Con l’ipotesi che, nel caso dovesse mai essere dichiarata un’emergenza, l’Italia può contare sulla Forza di reazione rapida della Nato con base a Solbiate Olona, in provincia di Varese, sotto comando italiano, capace di mobilitare fino a 10mila uomini e oltre 1.500 mezzi.Baltic Eagle III: gli F-35 italiani presidiano i cieli balticiAll’aeroporto di Amari, vicino Tallinn, fino a ottobre operano per la missione Baltic Eagle III gli F-35A del 32° Stormo di Amendola – gli stessi che venerdì hanno avuto l’incontro ravvicinato con i Mig russi – e del 6° Stormo di Ghedi. Il cambio della guardia è già programmato: arriveranno gli Eurofighter Typhoon da Grosseto, Gioia del Colle, Trapani e Istrana. La task force italiana schiera anche batterie missilistiche Samp/T, sistemi di contraerea all’avanguardia, aerei G550 Caew (lo stesso modello che ha intercettato i droni in Polonia) e Super King Spydr per la sorveglianza. La Nato è impegnata nella Baltic Air Policing da 21 anni, e l’Aeronautica italiana è lì sin dall’inizio.Dalla Lettonia alla Bulgaria: la mappa della presenza italianaIn Lettonia, dal 2016, il Task Group Baltic vede 250 militari italiani e 139 mezzi terrestri impegnati in quella che la Difesa definisce una missione per «dimostrare la capacità e la determinazione della Nato nel rispondere solidamente alle minacce esterne lungo il confine orientale dell’Alleanza». I bersaglieri della Brigata Garibaldi operano al Camp Adazi insieme a contingenti multinazionali.In Bulgaria la presenza è ancora più massiccia: 740 soldati italiani per l’operazione Enhanced Vigilance Activity, lanciata nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il Battle Group a guida italiana include contributi da Stati Uniti, Albania, Grecia, Montenegro e Macedonia del Nord.Gli alpini in Ungheria e la nuova dottrina di addestramentoAl Camp Croft, in Ungheria, da agosto sono dispiegati gli alpini della Brigata Julia. Prima di loro, la Brigata Aosta ha partecipato all’esercitazione Saber Guardian 2025 con la Legione straniera spagnola, simulando scenari molto realistici con droni, mortai e tiratori scelti nelle vesti di “forze avversarie”. Un addestramento che dice molto sulla tipologia di minacce che la Nato si aspetta di dover affrontare.L'articolo Dove sono già i caccia e i 3mila militari italiani schierati sul fronte Est dell’Europa, altri 10mila in allerta. Il taglio delle armi di Trump e la risposta di von der Leyen: «Difendiamoci da soli» proviene da Open.