«Io non voglio sottrarmi al processo. Anzi, voglio essere processata. Ma non in Ungheria, dove sarebbe un processo politico, dove la sentenza è già scritta. Voglio essere processata nel mio paese, in Italia. Io ho fiducia nella magistratura. Ho fiducia della magistratura italiana». A dirlo in un’interivsta al Corriere della Sera è l’eurodeputata di Avs, Ilaria Salis, alla vigilia del voto sulla sua immunità in commissione al Pe. «Sono preoccupata, agitata. Ma sono anche fiduciosa», ribadisce Salis, che aggiunge: «Sono convinta che il governo sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. È quello che chiedo con forza», conclude.Il voto di martedì 23 settembrePer Salis è la vigilia del voto della commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità. Il voto non sarà però quello definitivo: la decisione finale spetterà infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre, indipendentemente dall’esito di domani, martedì 23 settembre. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave.Favorevoli e contrari alla revoca dell’immunitàI numeri al momento non le sorridono. In commissione Affari Giuridici si sono detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla Sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei. Sono invece sette quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle Nazioni Sovrane e Patrioti e dei conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani. L’ago della bilancia saranno quindi i sette eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, anch’egli popolare. Ma è proprio il documento di Lázara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti molto vicine al dossier all’Ansa, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica «l’assenza di fumus persecutionis» ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.Due voti Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, Orbán in vista delle elezioni di aprile. Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbán potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica.L'articolo «Voglio essere processata, ma in Italia», Ilaria Salis attende il primo verdetto sulla sua immunità: «Il governo agisca, può farlo» proviene da Open.