Pastarelle o passerelle? Meloni cerca consenso a Domenica in e la Rai la accontenta

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di Paolo Gallo C’è un filo rosso che lega due episodi distanti tra loro poco più di un anno, entrambi avvenuti ad opera della stessa presentatrice. Allora Mara Venier lesse un comunicato ufficiale della Rai sul conflitto in Medio Oriente, senza neppure, probabilmente, prendersi il tempo di capirne i contenuti. Ieri, nella prima puntata di Domenica In, la conduttrice ha accolto Giorgia Meloni in collegamento, lasciandole il palco per raccontare pranzi domenicali, nonni e cucina italiana.Sulla carta, due momenti diversi. Nella sostanza, lo stesso problema: l’incapacità — o forse la scelta deliberata — di non marcare alcuna distanza dalla politica.Il punto non è la nostalgia familiare della premier né la legittimità di parlare di cibo e tradizione. Il punto è che il servizio pubblico non può diventare la ribalta preferita del potere, soprattutto in campagna elettorale. A pochi giorni dal voto in numerose regioni, l’apparizione di Meloni in un contenitore nazional-popolare come Domenica In non ha nulla di neutro: è comunicazione politica travestita da intrattenimento leggero.E qui la responsabilità non è solo di chi siede a Palazzo Chigi, ma anche di chi guida un programma di punta della Rai. Chi conduce un programma sul servizio pubblico non è un passacarte, né può farsi complice di un racconto unilaterale. Si è tenuti a garantire equilibrio, pluralismo, un minimo di distanza critica. Venier, invece, si limita a fare da padrona di casa, accogliendo senza obiezioni e senza contraddittorio l’ennesima performance politica travestita da confidenza familiare.Il risultato è imbarazzante. Non solo perché la scena stride con l’urgenza dei temi che restano fuori campo — crisi economica, sanità, guerra — ma perché certifica l’ennesimo cedimento di un’azienda pubblica che dovrebbe appartenere a tutti, non a chi governa pro tempore. La Rai si è trasformata in vetrina del potere, e quando accade in diretta domenicale, davanti a milioni di spettatori, l’effetto è ancora più devastante.Chi difende questo modello, chi lo minimizza, dimentica un dettaglio fondamentale: il servizio pubblico è pagato dai cittadini. Non dovrebbe essere usato come passerella elettorale né come eco delle strategie comunicative della premier. Che Meloni cerchi consenso è naturale. Che la Rai glielo conceda in un contesto così sbilanciato è inaccettabile. Un tempo si parlava della “terza camera dello Stato” per descrivere il ruolo della televisione. Oggi, se questo è il livello, siamo scesi al tinello della domenica, con la premier che appare quasi come ospite fisso e il servizio pubblico che abdica al suo compito.Il paradosso è tutto qui: mentre si racconta la cucina come patrimonio Unesco, si dimentica che il vero patrimonio da difendere sarebbe l’indipendenza della Rai. E quello, purtroppo, sembra già finito nel menù del potere.Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!L'articolo Pastarelle o passerelle? Meloni cerca consenso a Domenica in e la Rai la accontenta proviene da Il Fatto Quotidiano.