L’Italia tira dritto nel riassetto energetico partito nel 2022, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Sono mesi che Eni porta infatti avanti una diversificazione delle forniture, con un nuovo scacchiere che ora vede come punti focali l’Africa, specialmente l’Algeria e gli Stati Uniti, da cui Roma compra soprattutto gas liquefatto. Tutto nell’attesa che si compia, la strada è ancora lunga, il ritorno al nucleare, con i primi reattori di ultima generazione messi a terra. Nelle more, si continuerà a importare elettricità dalla Francia, che proprio grazie all’atomo la produce.Va dunque in questo senso l’annuncio di Eni e Commonwealth Fusion Systems relativo alla sigla di un accordo di acquisto di energia del valore di oltre 1 miliardo di dollari. Il Power purchase agreement riguarda nel dettaglio l’acquisto da parte di Eni di elettricità decarbonizzata proveniente da Arc, l’impianto di Commonwealth Fusion da 400 MW per la produzione di energia da fusione, situato nella contea di Chesterfield, Virginia, il cui allaccio alla rete elettrica è previsto all’inizio del prossimo decennio. Questo, a testimonianza del ruolo sempre più strategico degli Stati Uniti, è il secondo accordo di fornitura di energia che Commonwealth Fusion ha firmato in tre mesi per la sua prima centrale a fusione su scala industriale in grado di immettere elettricità in rete.“L’accordo con Eni dimostra ancora una volta l’importanza dell’impiego dell’energia da fusione sulla rete elettrica”, ha chiarito Bob Mumgaard, co-fondatore e ceo di Commonwealth Fusion. Avere Eni, che ha contribuito al nostro sviluppo fin dall’inizio, come acquirente dell’energia che intendiamo produrre in Virginia, è una grande dimostrazione di fiducia. La nostra energia da fusione attrae clienti di diverso tipo in tutto il mondo, dagli hyperscaler ai leader tradizionali del settore energetico, grazie alla promessa di un’energia pulita e pressoché illimitata”.Da parte italiana, “questa collaborazione strategica, con un impegno tangibile per l’acquisto di energia da fusione, segna un momento di svolta in cui la fusione diventa una prospettiva industriale effettiva”, ha sottolineato Claudio Descalzi. Il numero uno del Cane a sei zampe ha spiegato come Eni sia “impegnata a consolidare la collaborazione con Commonwealth Fusion tramite il proprio know-how tecnologico, sin da quando ha investito in Commonwealth nel 2018. In un contesto come quello attuale di crescente domanda di energia, Eni sostiene lo sviluppo dell’energia da fusione come nuovo paradigma energetico in grado di produrre energia pulita, sicura e virtualmente inesauribile. Questa partnership internazionale conferma il nostro impegno a rendere l’energia da fusione una realtà, promuovendone l’industrializzazione per un futuro energetico più sostenibile”.Sullo sfondo rimane la partita per il nucleare. Con l’Italia impegnata ad accelerare verso quel mix energetico con le rinnovabili che potrà una volta per tutti chiudere la stagione del carbone. La mappa è aggiornata, poche settimane fa dal ministro per le Imprese, Adolfo Urso. L’uomo che, insieme al responsabile dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha in mano le chiavi della svolta energetica italiana. “L’Europa e anche l’Italia si trovano oggi a un bivio strategico: come garantire competitività industriale e sostenibilità ambientale, argomento peraltro proprio del Clean industrial deal, in un quadro assolutamente necessario di sicurezza energetica quindi di sicurezza economica e di conseguenza di sicurezza nazionale. Serve, infatti, perseguire l’obiettivo della sostenibilità ambientale, della competitività industriale con l’autonomia strategica del nostro Continente a partire proprio dalla prima dell’industria che è l’industria energetica che poi è la fonte di ogni competitività e anche di ogni libertà. Per farlo noi riteniamo che sia assolutamente necessario continuare ad accelerare sulla strada della produzione di energia rinnovabile che deve essere però accompagnata anche da fonti di produzione continuative come oggi è il gas e che nella prospettiva potrà garantire a nostro avviso solo il nucleare di nuova generazione”.