Le vasche di laminazione non bastano a risolvere i problemi creati dalle esondazioni del Seveso. Possono limitare i danni, ma non sempre riescono a ‘salvare’ le città e i quartieri. Dopo le forti piogge lungo tutto il bacino del fiume (a Seveso oltre 200 millimetri di acqua, ndr), la vasca al Parco Nord, attivata intorno alle 8 di mattina, si è riempita in un paio di ore. E non è servita neppure l’attivazione, per la prima volta, delle due vasche di Senago. A Milano è iniziato il rituale incubo del quartiere Niguarda. Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala “qualche disagio c’è stato”, ma la verità è che interi quartieri sono rimasti paralizzati, come raccontano le immagini delle ultime ore. Sono passati circa due anni da quando l’ennesima esondazione del Seveso – che aveva trasformato in una distesa d’acqua diverse aree nei quartieri a Nord del capoluogo. da Niguarda a Ca’ Grande, da Maggiolina a Isola – fece litigare Comune di Milano e Regione Lombardia. Al centro della polemica, ovviamente, i ritardi dei lavori per le vasche di laminazione all’epoca non ancora pronte: quelle di Parco Nord e Senago (Milano) e di Paderno Dugnano, Lentate e Varedo-Limbiate, in provincia di Monza. Ergo: lavori di competenza sia del Comune sia della Regione. Le vasche di laminazione di Senago sono appena entrate in funzione, mentre quella del Seveso, opera idraulica situata nel Parco Nord di Milano, è attiva da novembre 2023. Da allora è stata d’aiuto? Certamente sì, ma non può bastare. “Il tema vero è che il Seveso ha bisogno della sua valle”, dice a ilfattoquotidiano.it Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia.Le vasche di laminazione, quelle attive e quelle attese – A Milano, il 28 agosto scorso, in poche ore sono caduti tra i 30 e i 40 millimetri di pioggia. E così è stata attivata la vasca del fiume Seveso. L’assessore alla protezione civile, Marco Granelli, ricordava che era la nona volta che entrava in funzione “salvando la città dall’esondazione”. In effetti, la vasca – capace di contenere fino a 250mila metri cubi d’acqua – è stata attivata in tutto una decina di volte. La prima il 10 marzo 2024 e poi, sempre lo scorso anno, il 15 maggio, il 19 luglio, il 5 settembre, l’8 e il 10 ottobre. Poi nel 2025 altre quattro volte a partite dal 5 luglio. Nelle ultime ore sono caduti da 100 millimetri di pioggia nei quartieri a nord di Milano, fino ad oltre 200 millimetri nel Canturino e nel Comasco: uno degli eventi più intensi tra quelli misurati per il bacino del Seveso negli ultimi decenni. Sono entrate in funzione tutte le aree golenali nei comuni di Vertemate con Minoprio, Carimate e Cantù (Como), quella di via Tintoretto a Lentate sul Seveso (Monza Brianza) e la vasca di laminazione di Bregnano Lomazzo. A Senago, in provincia di Milano, le due vasche di laminazione del Canale scolmatore di Nord-Ovest sono entrate in funzione, la prima con una capienza di 50mila metri cubi, la seconda da 450mila. Tracimata la vasca di Bresso a causa dalla rottura della paratoia d’ingresso dopo l’impatto con un grosso tronco e il crollo dell’argine a Paderno Dugnano.I limiti delle infrastrutture – “La vasca di laminazione del Parco Nord non è neanche grandissima e, tra l’altro, si trova a valle di un sistema molto più esteso e potente di vasche che dovrebbe essere completato a Nord” spiega Di Simine. Ma ci sono una serie di problemi: “Le vasche di Senago sono molto lontane dal Seveso e devono essere raggiunte da un canale che ha una portata limitata. E poi ci sono le vasche di Lentate e, soprattutto di Paderno Dugnano-Varedo che potrebbero essere l’occasione per bonificare un’area industriale dismessa, ma i cantieri sono ancora lontani”. Vale sempre il discorso che la soluzione unica non basta. “Ancora di più in caso di precipitazioni ancora più forti – aggiunge – come quelle che ha conosciuto l’Emilia-Romagna nella sua recente storia. Le vasche di laminazione del Parco Nord hanno fatto il loro lavoro, utile a far guadagnare un paio d’ore”. Di fatto anche in questa occasione c’è aria di polemica, con il presidente del consiglio del Municipio 9, Stefano Indovino – lo racconta Milano Today – che attacca la Regione Lombardia: “Completi le vasche di Senago e Lentate e, soprattutto, trovi i soldi per l’invaso più grande, quello di Paderno-Varedo. Siamo stufi di aspettare”. E Legambiente che rilancia: “Certo, se si fosse realizzata l’opera più importante, la vasca prevista a Varedo, forse oggi si sarebbe potuto evitare l’allagamento a Milano, ma pensare di risolvere tutto con opere idrauliche sempre più monumentali significa non fare i conti con gli eventi di natura catastrofale”.I nodi principali sono legati al consumo di suolo – Lo dicono da anni gli esperti. L’ultimo rapporto di Ispra sul consumo di suolo, pubblicato meno di un anno fa, scatta per la Lombardia una fotografia impietosa. La regione ha il primato di area più cementificata d’Italia: con 2910 chilometri quadrati di territorio lastricati da cemento o asfalto stacca tutte le altre quanto a estensione del territorio urbanizzato che vale ben il 12,2% dell’intera superficie regionale, un valore quasi doppio rispetto alla media nazionale. Nel 2023 l’ennesimo avanzamento della cementificazione regionale, cresciuta di oltre sette chilometri quadrati. Quali effetti ha il consumo di suolo in casi come questo? “L’onda di piena arriva prima e aumenta il livello del picco. Quindi si concentra tutto in un tempo più breve, con un picco di portata più alta”. Fa riflettere, però, che interi quartieri di Milano finiscano sott’acqua con precipitazioni che sono più intense soprattutto a Nord, nella parte più boscosa e non particolarmente urbanizzata. Ma d’altronde, a Milano, il Seveso scorre tutto sotto terra. “I fiumi hanno bisogno di spazio per respirare, ossia l’alveo che per gran parte del tempo è vuoto, ma quando serve viene utilizzato. Noi, però, quello spazio sul Seveso (e sul suo principale affluente, il torrente Certesa (o Tarò) lo abbiamo riempito” spiega Di Simine, ricordando che “la strozzatura principale della valle è proprio la città di Milano”.Il progetto del parco fluviale del Seveso – Di fatto, secondo Legambiente “pur essendo necessario, non basta fermare il consumo di suolo”. L’associazione ambientalista è tra quelle che negli ultimi anni sta per la ricostruzione del paesaggio fluviale che abbia l’obiettivo di restituire al Seveso il suo naturale andamento. “Il progetto del Parco fluviale del Seveso dovrebbe essere una mastodontica opera di ricostruzione della valle. Per secoli – commenta Di Simine – ci siamo illusi di poter trattare il Seveso come se fosse un tubo, ma eventi come quest’ultimo (che rischiano di diventare sempre più frequenti) ci ricordano che non lo è affatto”. Il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia ricorda anche che, grazie alle opere di depurazione, la qualità dell’acqua del Seveso negli ultimi anni sta migliorando. Oggi, potrebbe dunque essere il momento giusto, ma il progetto al momento è solo un’idea di cui si è discusso in qualche sede istituzionale, anche in Consiglio regionale. “Quella del parco fluviale è una necessità. Viviamo in una pianura alluvionale non a caso – aggiunge – cioè costruita nel corso dei millenni attraverso le alluvioni. E con questa realtà dobbiamo fare i conti. Non possiamo metterla da parte riempiendo lo spazio del fiume di palazzi, strade, case, fabbriche. In molti tratti del Seveso ci sono case con i muri che affondano nell’acqua. Non si può fare. E se si fa ce ne si assume la responsabilità”.L'articolo Milano, il Seveso esonda e interi quartieri vanno sott’acqua: ecco perché non bastano le vasche di laminazione proviene da Il Fatto Quotidiano.