Ha presentato “un ricorso redatto col supporto dell’intelligenza artificiale, costituito da un coacervo di citazioni normative e giurisprudenziali astratte, prive di ordine logico e in larga parte inconferenti, senza allegazioni concretamente riferibili alla situazione oggetto del giudizio”. Per questo motivo un avvocato è stato sanzionato dal Tribunale di Torino con la condanna, a carico del suo cliente, a versare 500 euro a ciascuna delle due controparti e altrettanti alla cassa delle ammende, per un totale di 1.500 euro in base alla norma del codice civile sulle cosiddette liti temerarie, che sanziona chi agisce in giudizio in malafede.La causa era stata instaurata per opporsi a un’ingiunzione di pagamento, notificata lo scorso gennaio per una serie di crediti da lavoro. Il ricorrente, scrive il giudice, ha contestato la validità dei titoli di credito con “eccezioni tutte manifestamente infondate“, espresse “in termini del tutto astratti, privi di connessione con gli specifici titoli impugnati e che, pertanto, risultano in larga parte inconferenti”. In ogni caso, anche a non voler entrare nel merito, le doglianze non avrebbero potuto nemmeno essere esaminate, “in quanto proposte oltre il termine di quaranta giorni dalla notifica di ciascuno degli avvisi di addebito”.L'articolo Ricorso scritto con l’AI “infondato e privo di ordine logico”: il giudice condanna la parte a pagare 1.500 euro proviene da Il Fatto Quotidiano.