Trump blocca il dissenso negli Usa con un ordine esecutivo (senza basi legali e contro un gruppo che non esiste): “Antifa è organizzazione terroristica”

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Un gruppo politico che non esiste. Un reato che non esiste. Sono questi gli oggetti dell’ultimo ordine esecutivo di Donald Trump, che designa Antifa come “organizzazione terroristica interna”, accusata di aver organizzato una serie di violenze – tra cui rivolte, attacchi alle forze dell’ordine e doxing (diffusione di dati sensibili) – con l’obiettivo di “rovesciare il governo degli Stati Uniti”. L’ordine chiede a tutte le agenzie federali competenti di “indagare e smantellare” qualsiasi attività illegale associata ad Antifa o a coloro che la sostengono. La genericità del linguaggio utilizzato nell’ordine, i suoi scarsi fondamenti legali, creano in queste ore particolare preoccupazione. L’ordine, che di fatto renderebbe illegale ogni forma di antifascismo negli Stati Uniti, appare a molti come un passo ulteriore nell’offensiva dell’amministrazione contro dissenso e avversari politici.Antifa non è un movimento o un partito. Antifa non ha una struttura centralizzata o una leadership definita. Antifa è piuttosto il nome con cui si definiscono, negli Stati Uniti e in diversi Paesi del mondo occidentale, una vasta rete di gruppi, culture, azioni politiche che fanno riferimento a programmi, ideologia, iconografia del movimento che negli anni Venti e Trenta si oppose a nazismo e fascismi. I gruppi antifa hanno partecipato a molte proteste statunitensi di questi anni – da Black Lives Matter alle manifestazioni contro gli arresti indiscriminati di migranti -, utilizzando strategie che in diverse occasioni sono sfociate in violenze e vandalismi. A differenza però dei gruppi militanti di estrema destra come i Proud Boys e gli Oath Keepers, Antifa non ha un leader, non esiste una gerarchia o una struttura di comando. Chiedere di perseguirla penalmente potrebbe quindi portare a limitare l’attività di gruppi che si richiamano genericamente a valori e culture antifasciste. Per paradosso, un politico o un attivista democratico che in nome dell’antifascismo volesse dichiarare la sua opposizione all’attuale governo, potrebbe essere incriminato.C’è poi la questione più squisitamente giuridica. L’ordine esecutivo di Trump designa Antifa come “organizzazione terroristica interna”. È definizione che, per la legge americana, non esiste. “Atti di terrorismo che trascendono i confini nazionali” è il reato federale che consente al governo Usa di congelare i beni delle “organizzazioni terroristiche straniere”, perseguendo anche coloro che negli Stati Uniti offrono loro sostegno finanziario e organizzativo. Per la legge Usa non esiste però reato che sia possibile etichettare come “terrorista” da parte di un gruppo nazionale, tanto è vero che le procure hanno sinora trattano reati di questo tipo utilizzando leggi che non contengono la parola “terrorismo” ma piuttosto quella di strage, omicidio, disturbo dell’ordine pubblico. L’ordine di Trump, dunque, non manca soltanto di un oggetto chiaro contro cui lanciare investigazioni e repressione. L’ordine di Trump manca anche, secondo diversi esperti del diritto, delle basi legali per farlo.“Sono lieto di informare i nostri numerosi patrioti statunitensi che sto designando ANTIFA, UN DISASTRO MALATO E PERICOLOSO DELLA SINISTRA RADICALE, COME UNA IMPORTANTE ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA”, ha scritto Trump su Truth Social la settimana scorsa. L’ordine arriva infatti significativamente a pochi giorni dall’assassinio di Charlie Kirk da parte di un giovane, Tyler Robison, che nel passato ha espresso vicinanza ad alcuni temi valori del mondo progressista, in particolare la difesa delle persone transgender, ma che a detta delle stesse autorità investigative dello Utah, ha agito da solo, senza alcun legame con le varie sigle della galassia Antifa. L’ordine arriva anche nel mezzo di una vasta campagna da parte di questa amministrazione contro gli oppositori politici. Secondo un’analisi di Usa Today, sono oltre cento gli americani – giornalisti, personalità dei media, medici, avvocati, studenti, insegnanti – sanzionati in modi diversi, fino al licenziamento, per aver espresso opinioni difformi da quelle del governo su Charlie Kirk.Trump ha poi chiesto lo scorso fine settimana che il Dipartimento di Giustizia agisca rapidamente per perseguire i suoi nemici politici. “Non possiamo più rimandare, la cosa sta uccidendo la nostra reputazione e credibilità. Mi hanno messo sotto accusa due volte e incriminato (5 volte!), PER NULLA. GIUSTIZIA DEVE ESSERE FATTA, ORA!!!”, ha scritto il presidente su Truth Social, indirizzandosi all’attorney general Pam Bondi. Nel mirino potrebbero non esserci soltanto coloro che hanno condotto investigazioni e richieste di impeachment contro Trump: da James Comey, ex direttore dell’FBI al senatore Adam Schiff, democratico della California, a Letitia James, procuratore generale dello Stato di New York. Nel mirino potrebbero finire tutti coloro che si oppongono alle politiche di Trump, comprese quelle organizzazioni che hanno finanziato cause progressiste. In particolare, gli strali del governo potrebbero rivolgersi contro la Open Society di George Soros e la Ford Foundation, i due gruppi che appaiono più legati alle politiche progressiste e contro cui diversi conservatori in questi mesi hanno già chiesto indagini fiscali.L'articolo Trump blocca il dissenso negli Usa con un ordine esecutivo (senza basi legali e contro un gruppo che non esiste): “Antifa è organizzazione terroristica” proviene da Il Fatto Quotidiano.