«Beppe e Parvan credono e hanno sempre creduto nell’innocenza di Ciro Grillo». Dopo la sentenza di condanna per stupro di gruppo a otto anni la famiglia continua a stare con lui. Un pensiero «inamovibile», fa sapere una fonte ai giornali. Il ricorso in appello è stato già annunciato dal legale di famiglia, l’avvocato Enrico Grillo. Intanto secondo Teresa Manente, avvocata esperta di violenza di genere e responsabile dell’Ufficio legale di Differenza Donna, la vicenda «conferma un principio molto semplice, che tutti possono comprendere. Non esistono né attenuanti, né equivoci quando una donna non dà il suo consenso a un rapporto sessuale. Tutto il resto è reato».La condannaIeri la famiglia Grillo era riunita a Genova. Ciro a fine anno diventerà padre. «Questa vicenda ha cementato ancora di più i legami tra loro se possibile», racconta a Repubblica chi li conosce da sempre. «Beppe non si arrenderà al primo ostacolo», «andrà avanti a lottare per Ciro », «questa decisione gli darà ancora più determinazione», fanno sapere dalla famiglia. E ancora: «Con Beppe bisogna abituarsi alle sorprese». Anche la vittima alla fine non si è fatta vedere in tribunale (sarebbe stata la prima volta per la ragazza italo-norvegese). A far sapere della sentenza è stata l’avvocata Giulia Bongiorno: «Questa grande sofferenza adesso ha un senso. Credo che possa dare coraggio anche ad altre donne», dice lei.«Mi hanno violentata tutti»La ragazza ha dovuto rispondere a 1675 domande durante il controinterrogatorio. Ma è stato quel «Mi hanno violentata tutti» confessato all’amica appena sveglia in casa Grillo a Cala Volpe l’affermazione a cui la giuria ha creduto. Lei non ha mai voluto vedere i filmati che le hanno girato durante quella notte. Adesso ha 25 anni, un lavoro e una vita davanti. Il 19 luglio 2021 il fondatore del M5s aveva utilizzato il suo blog e i suoi canali social per diffondere un video in cui difendeva strenuamente il figlio: «Sono due anni che mio figlio e i suoi amici sono descritti sui giornali come stupratori seriali. Eppure non sono stati arrestati». Evidentemente, insisteva, ci si è «resi conto che non è vero niente». E poi «c’è un video dove si vede che la ragazza è consenziente e loro sono ragazzi che si stanno divertendo. Sono quattro coglioni, non quattro stupratori. Allora arrestate anche me».Il principioIntanto Manente spiega a Repubblica quale principio ha evidenziato la condanna a Ciro Grillo e ai suoi amici. «Credo che i giudici abbiano applicato le norme e rispettato quanto la giurisprudenza va affermando da tempo. Bisogna riconoscere che c’è un crimine tutte le volte in cui non c’è la partecipazione consapevole della donna», esordisce. L’avvocata spiega che il consenso della donna «deve essere “libero, consapevole, esplicito e continuato”. È sancito da tutte le norme internazionali, a partire dalla Convenzione di Istanbul, che è parte integrante del nostro ordinamento. Lo ha ribadito più volte anche la Cassazione».La Costa SmeraldaSecondo la responsabile dell’Ufficio Legale di Differenza Donna quella dei contesti come la Costa Smeralda «è la solita leggenda da sfatare. L’opinione pubblica tende a collocare i casi di violenza nei contesti degradanti, tra ceti ultrapopolari: una sciocchezza. La violenza maschile è sempre trasversale, come mostrano le tante storie di donne che noi accogliamo nei centri anti-violenza». Mentre l’uscita del padre alla fine ha nuociuto al figlio: «Il padre di un imputato non può scaricare la sua emotività sul lavoro della giustizia. Ma soprattutto: le parole di Grillo escludevano le responsabilità del figlio e colpevolizzavano la vittima. Una mistificazione della realtà, che troppo spesso si verifica dopo le denunce delle donne».L'articolo Perché Ciro Grillo e i suoi amici sono stati condannati per stupro di gruppo proviene da Open.