Quella che prende il via oggi, martedì 23 settembre, sarà la prima Milano Fashion Week senza Giorgio Armani, lo storico stilista simbolo del Made in Italy scomparso lo scorso 4 settembre all’età di 91 anni. Si vedranno in passerella le ultime collezioni disegnate da Armani e inoltre, in occasione dei 50 anni dalla fondazione della maison, il marchio sarà protagonista di una grande mostra alla Pinacoteca di Brera (la cui apertura è prevista per il 24 settembre) e di una sfilata evento nel Cortile d’Onore di Palazzo Brera, il 28 settembre. Ma nel mondo della moda si guarda già con curiosità al futuro del gruppo fondato da Re Giorgio, alla luce del testamento dello stilista che ha aperto possibili scenari di M&A. Gli scenari per l’impero ArmaniSecondo quanto stabiliscono le disposizioni testamentarie di Armani, la Fondazione Giorgio Armani, detentrice in proprietà diretta o in nuda proprietà del 100% delle azioni del gruppo, è obbligata entro i 12-18 mesi dall’apertura della successione a cedere il 15% delle azioni “in via prioritaria” a uno tra LVMH, EssilorLuxottica o L’Oréal. Dal terzo al quinto anno è previsto il secondo step: cessione di un’ulteriore quota, tra il 30% e il 54,9%, allo stesso acquirente. Se quanto sopra non fosse possibile, partirebbe un ‘Piano B’: la quotazione in Borsa del gruppo tra cinque e otto anni, mantenendo almeno il 30,1% delle azioni sotto il controllo della Fondazione. Secondo rumors giornalistici c’è l’ipotesi che il governo intervenga facendo ricorso al Golden Power come scudo anti francese, per tutelare l’italianità dell’eredità dello stilista dai colossi del lusso transalpini. Ma Luca Picotti, avvocato, saggista e membro dell’Osservatorio Golden Power, interpellato da LaPresse dice che “è inappropriato anche solo evocare” un intervento dell’esecutivo. Nei confronti di player europei, infatti, il Golden Power “è applicabile, al di là del campo della sicurezza e difesa, solo laddove vi sia un’acquisizione del controllo e solo nel settore trasporti, energia, comunicazioni, salute, agroalimentare e finanziario“, evidenzia l’esperto. Per Picotti, infatti, “lo strumento” del golden power, “sebbene non nuovo ad applicazioni larghe, rimane fino a prova contraria circoscritto in un perimetro di legalità“. “Non bisogna confondere asset e settori coperti dalla disciplina con generici riferimenti alle eccellenze italiane“, è la spiegazione di Picotti. Armani “è senz’altro una storia, un know-how, un nome rappresentativo del Made in Italy e di un patrimonio nazionale che si vorrebbe rimanesse, per l’appunto, nazionale. – sottolinea l’esperto -. Ma non ci si può aspettare che il Golden Power faccia tutto: se ci sono delle disposizioni testamentarie che indicano tra i possibili futuri acquirenti due soggetti francesi, perché si sono costruiti un ruolo leader del settore, trattasi di una realtà di fatto che nessun potere speciale può cambiare“.Ecco perché si esclude il Golden PowerPicotti entra più nel tecnico, considerando i profili, “che vanno ad escludere, a mio parere, qualsivoglia astratta invocazione dello strumento”. “Nei confronti di soggetti europei il Golden Power – dice Picotti – è applicabile, al di là del campo della sicurezza e difesa, solo laddove vi sia una acquisizione del controllo e solo in determinati settori, vale a dire trasporti, energia, comunicazioni, salute, agroalimentare e finanziario – e su quest’ultimo l’abbiamo imparato in questi mesi. Nel caso di specie abbiamo due investitori europei, un settore, la moda, non ricompreso e inoltre un’operazione che vede, in un primo momento, la cessione di un 15%, quindi neanche di controllo”. Secondo Picotti, parliamo, soprattutto per quanto concerne la prima fase, di un’operazione (cessione del 15%) “già di per sé irrilevante in caso di investitore europeo, a maggior ragione atteso il settore, non ricompreso a ben vedere nella normativa in generale, sicuramente non nei settori specifici di rilevanza in ambito infra-Ue. Nella seconda fase avremmo sì una potenziale acquisizione del controllo, ma rimarrebbe l’irrilevanza del settore“. “Va da sé che i limiti del Golden Power, che per fortuna esistono, non devono fare dimenticare l’effettiva importanza dell’eccellenza nazionale Armani.- sottolinea l’avvocato, saggista e membro dell’Osservatorio Golden Power -. Per questo è legittimo tratteggiare delle strade alternative, o non così nette come la cessione ai big della moda francesi. In questo senso, non solo c’è l’interessante possibilità di una partecipazione della italo-francese EssilorLuxottica, ma pure, e soprattutto, l’auspicabile via della quotazione. Un’eccellenza italiana quotata nella Borsa italiana, con un azionariato più largo che può fare spazio a diversi investitori e risparmiatori domestici”. “Si ragioni su questo più che sul Golden Power“, conclude Picotti.Media: L’Oreal valuta investimento solo nella linea beautyPer quanto riguarda invece i gruppi citati da Armani nel suo testamento, Bloomberg scrive che L’Oreal starebbe valutando di investire esclusivamente nella linea beauty del marchio. L’Oreal ha la licenza dei prodotti Armani fino al 2050, e l’investimento in questo ramo rispecchierebbe il suo core business.Questo articolo Milano Fashion Week 2025, è la prima senza Giorgio Armani: riflettori sul futuro del gruppo proviene da LaPresse