Pizzaballa: "Non vedo cambiamenti a breve. Israele vive in una bolla e si sente unica vittima"

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AGI - "Realisticamente sembra che ci sia poco da fare, perché le grandi istituzioni, il governo israeliano, gli Stati Uniti ma anche i Paesi arabi non sembrano seriamente interessati a porre fine a questa situazione. Quindi, umanamente e realisticamente, non vedo che le cose possano cambiare a breve termine". Lo ha detto il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, intervenendo in collegamento al festival di Open a Parma, parlando di quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza. "Se anche dovesse finire oggi - ha ribadito il cardinale - questa guerra, non sarà comunque la fine del conflitto e le conseguenze di questa guerra noi le pagheremo ancora per moltissimo tempo sia all'interno della società israeliana e palestinese, sia nella comunità internazionale. Le ferite, la sfiducia, il rancore che l'odio che hanno creato resteranno ancora per molto tempo".Distinzione tra fine della guerra e pace duratura"Il desiderio della fine della guerra c'è da parte della maggior parte della popolazione israeliana ma questo non significa che chi vuole la fine della guerra, necessariamente vuole la pace con i palestinesi. Sono due cose abbastanza diverse. Sono stanchi ma non significa che ci sia un desiderio di risoluzione", ha sottolineato il Patriarca di Gerusalemme.Israele in una bolla di autocommiserazione"In questo momento Israele sta vivendo dentro una bolla tutta sua - ha aggiunto Pizzaballa -. Si è chiusa in una spirale dove si sente l'unica e la sola vittima di tutto quello che sta accadendo e che non permette di avere una visione lucida, chiara e libera. Non solo del presente ma anche delle prospettive future".Radici profonde del conflitto e mancanza di fiducia"Quello che è accaduto il 7 ottobre è frutto di anni di 'sviluppo', di una evoluzione di un linguaggio, di pensiero, che è iniziato molto prima da entrambi i lati", "le polarizzazioni sono esplose ora ma sono nate e cresciute negli anni precedenti", a partire "dall'assassinio di Rabin - ha spiegato Il Patriarca di Gerusalemme -. La mancanza, l'incapacità di porre sul territorio gesti che costituiscono la fiducia e sviluppare un pensiero culturale, un linguaggio inclusivo, che non significa 'viviamo insieme felici e contenti' perché non sarà mai così, ma riconoscere che l'altro esiste. Questa incapacità ha prodotto il disastro nel quale ci troviamo oggi - ha sottolineato il cardinale -. La mia preoccupazione è da dove ripartire".Pericoli per la Chiesa della Sacra Famiglia a GazaParlando dei rischi che può correre la Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, unica parrocchia cattolica nella Striscia, Pizzaballa ha detto che "il pericolo è reale. Non abbiamo avuto alcuna rassicurazione, i bombardamenti sono molto forti e hanno un impatto d'urto potente. Basta un bombardamento vicino e l'onda d'urto spazza via tutto. I bombardamenti si avvicinano, Internet (unico modo per comunicare con il resto del mondo) va e viene...". Il porporato ha poi confermato che tutti hanno ricevuto l'ordine di evacuazione ma solo una decina di persone ha abbandonato la zona. "Il cibo scarseggia ma la gente non sa dove andare. Ci sono disabili, malati e anziani che non possono partire".L'importanza dei movimenti pro-Gaza Quanto ai movimenti pro-Gaza, il porporato ha detto che "sono importanti al di là di quello che stanno facendo - chi più chi meno, anche io ho qualche perplessità - perché tengono viva una coscienza. Certamente non risolvono il problema ma restano sempre una spina nel fianco ed è bene così perché questo deve far ricordare a tutti che quello che sta accadendo non è umanamente accettabile. Il mondo non va avanti soltanto grazie alle decisioni dei potenti, il mondo si regge anche sulla coscienza dei popoli. Quello che vedo un po' in tutto il mondo è la coscienza di popolo, la società civile in generale è viva e tiene viva l'attenzione", ha aggiunto Pizzaballa.Che cosa interessa alla società israeliana?"Cosa accade a Gaza o cosa accade in Cisgiordania interessa a una piccola nicchia della società israeliana e questo è il dramma in corso in questo momento - ha detto il porporato -. In Israele si vuole la fine della guerra perchè ci sono troppi morti, anche la situazione economica comincia a farsi sentire, centinaia di migliaia di soldati di riserva che non vanno a lavorare, e la paura che possano non tornare, ogni giorno ci sono 4-5 morti anche tra gli israeliani...". Il cardinale ha confermato che anche nelle manifestazioni di protesta in Israele per porre fine alla guerra, si vuole solo "la liberazione degli ostaggi, che i soldati tornino a casa". I palestinesi visti come zingari"Ai paesi arabi dei palestinesi non è mai interessato nulla. I palestinesi sono già da tempo gli 'zingari' del mondo arabo", ha poi sottolineato il cardinale rispondendo a una domanda su un possibile paragone con i sinti e i rom sterminati durante l'Olocausto. "Ci sono 5 milioni di palestinesi, senza contare i profughi fuori. Non hanno più alcun diritto basilare: spostarsi, andare all'ospedale, andare scuola, trovare lavoro. E non hanno una certezza che potranno continuare a vivere nella casa dove sono nati. E' negato loro il diritto non soltanto personale, ma anche come popolo, come comunità, come Nazione: è evidente che in questo momento sono gli zingari, comunque sono i negletti di questo tempo qui in Medio Oriente". Il problema della malnutrizione a Gaza"A nord di Gaza vi è un problema di malnutrizione, al sud molto meno - ha denunciato Pizzaballa -. L'ultima volta che siamo riusciti, faticando non poco, è stato circa un mese fa: Abbiamo portato circa diecimila pacchi di cibo e per la prima volta da febbraio, frutta e verdura, 200 tonnellate. Abbiamo potuto dare da mangiare a circa 10 mila famiglie. Il problema però - ha sottolineato il cardinale - non è solo la quantità di cibo ma la qualità. La mancanza di proteine, frutta e verdure, anche se hai pane, dal punto di vista nutritivo è problematico".La figurina introvabile"Ho sempre preso il mio cognome con molta ironia. Quando mi presentavo dicevo: 'Non sono quello della figurina che non si trovava mai...'". Cosi', con una battuta, il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha risposto a chi chiedeva se il suo cognome gli avesse mai provocato, essendo il cardinale parente dell'ex portiere Pier Luigi Pizzaballa, famoso anche, e soprattutto, perchè la sua figurina Panini era introvabile. L'ex giocatore di Atalanta, Verona, Roma e Milan, è cugino di primo grado del padre del Patriarca.