Inchiesta urbanistica Milano, giudici: “Tesi svilente dei pm, pagamenti non bastano per dimostrare la corruzione”

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Alessandro Scandurra non è stato corrotto da Manfredi Catella. Né da Andrea Bezziccheri o da altri costruttori e fondi immobiliari di Milano. Perché non basta il “pagamento” al pubblico ufficiale per dimostrare la corruzione. Quel denaro – quasi 4 milioni di euro in sei anni, di cui 138mila euro da Catella per i pm, 28.500 secondo il gip – può essere “un indizio, sul piano logico” ma non “dà solo la prova” di un sistema di mercimonio della funzione pubblica in edilizia. Sarebbe questa una “tesi svilente”. Battuta d’arresto per l’inchiesta sull’urbanistica di MilanoConosce la prima, dura, battuta d’arresto l’inchiesta della Procura di Milano sull’urbanistica e l’edilizia cittadina. Le motivazioni con cui il Tribunale del Riesame ad agosto ha liberato dagli arresti domiciliari l’ex componente della commissione paesaggio fra 2018-2024 e dal carcere l’imprenditore di Bluestone, minano alla base i presupposti dell’indagine che ha terremotato Palazzo Marino. Per comprendere il futuro delle investigazioni, le due ordinanze di 30 e 22 pagine – e a cascata quella sul fondatore e ceo di Coima, attesa nei prossimi giorni, che sarà speculare al provvedimento su Scandurra essendo Catella accusato solo della corruzione nei suoi confronti – andranno lette insieme alle altre tre con cui invece i giudici hanno disposto interdittive per corruzione nell’esercizio delle funzioni per l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e il manager di J+S, Federico Pella. Rovesciati alcuni pilastri del fascicoloTuttavia ne escono rovesciati già ora alcuni pilastri del fascicolo: per i pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano e per il gip Mattia Fiorentini, che a luglio ha disposto gli arresti, i commissari del paesaggio avevano l’obbligo di astenersi in caso di conflitto di interessi. Sia prima dell’1 giugno 2023 – sulla base della normativa di “rango costituzionale, primaria e secondaria” – e a maggior ragione dopo quella data, quando il Comune ha modificato il regolamento edilizio ed esteso “in modo più ampio” l’obbligo di astensione. Non solo sui progetti con la propria firma ma anche su quelli presentati da imprenditori con cui si era in affari. Per l’accusa Scandurra, come altri, non lo avrebbero fatto. In cambio avrebbero ricevuto incarichi professionali. Per pm e gip non importa se fossero reali o fittizi perché la mancata astensione configura a prescindere un atto contrario ai doveri d’ufficio. Per i giudici della libertà è questa invece una “semplificazione argomentativa”, scrive il collegio Pendino-Papagno-Ghezzi. Se così fosse “sarebbe sufficiente – si legge – l’esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi”. “Non si comprende sulla scorta di quali evidenze” si sia “ritenuto che gli incarichi di progettazione” fossero affidati a Scandurra da Coima e da Bluestone “in ragione della funzione pubblica” e non per l’attività di “libero professionista” che svolge ad “alto livello”.La fattura da quasi 22mila euro, pagata da Coima al 56enne nell’estate 2023, due mesi prima della seduta decisiva per il voto sull’ex Pirellino, non sarebbe “falsa” ma riferita alla attività di “due diligence” svolta dal professionista un anno prima (contratto del 7 settembre 2022) sulle aree pubbliche di via Cenisio 1/Messina 50 e via Messina 53/De Benedetti che Coima intendeva comprare in asta dal Comune. Le successive sette fatture, fino a maggio 2024 per 138mila euro, rispondevano invece allo “studio di fattibilità” per lo studentato da realizzare su Messina 53 e sarebbero state concordate dopo la seduta della commissione, non prima. La data sul contratto del “20 settembre 2023” è un mero “errore di battitura”. In sintesi: emerge un “quadro fattuale confuso” che “non permette di apprezzare” se l’architetto abbia “polarizzato attorno a sé una cerchia di imprenditori risoluti a pagarlo per ottenere l’aggiudicazione di pareri favorevoli” oppure no. Qualche condotta “agevolatoria” sembra esserci stata, ad esempio quando l’architetto chiede a Bezziccheri i file di un progetto per “verificarne la correttezza” prima del voto, ma al massimo è “abuso d’ufficio”, reato abrogato nell’agosto 2024. Così come per il collegio non va sottovalutata l’assenza dell’elemento “psicologico del reato”. Il regolamento sul conflitto d’interessi è stato connotato, fino a giugno 2023, da “indubbi profili di lacunosità e ambiguità”. Per questo motivo per gli indagati dell’urbanistica non sarebbe stato facile comprendere la “regolamentazione” su come e quando astenersi dal votare i progetti immobiliari. Tanto da necessitare di “molti chiarimenti” e “l’intervento” del segretario generale del Comune per spiegare le regole.Questo articolo Inchiesta urbanistica Milano, giudici: “Tesi svilente dei pm, pagamenti non bastano per dimostrare la corruzione” proviene da LaPresse