Un’altra beffa per gli addetti dell’Ufficio del Processo: entrano i nuovi con concorso, diplomati e sottopagati

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Torno ad occuparmi dei funzionari addetti all’Ufficio del Processo, meglio noti come UPP, perché si tratta di una vicenda surreale. Il governo ha bandito un concorso per l’assunzione di 2.970 unità nel Ministero della Giustizia – 2.600 assistenti giudiziari con diploma e 370 funzionari UNEP con laurea – che entreranno in servizio entro giugno 2026, in perfetta coincidenza con la scadenza dei contratti a termine dei quasi 9.000 Addetti all’Ufficio per il Processo (UPP) assunti grazie ai fondi del PNRR.La narrazione pubblica è quella del potenziamento della giustizia, ma la realtà è l’ennesimo cortocircuito istituzionale: si sostituiscono professionisti già formati, altamente qualificati, che oggi coprono mansioni complesse, con profili meno competenti, con stipendi più bassi, ma con contratto a tempo indeterminato, che magari così fa statistica. Il bando ufficiale del concorso – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – conferma il peggior scenario: gli UPP non solo non vengono stabilizzati, ma vengono trasformati in “concorrenti esterni” a cui viene concesso un punteggio aggiuntivo in graduatoria, riconoscendo parzialmente l’esperienza maturata senza tuttavia prevedere alcuna corsia preferenziale reale, né un inquadramento coerente con le attività sinora svolte.Si tratta di un’operazione che si traduce in una dequalificazione strutturale: da personale giuridico specializzato, spesso con dottorato o master, con funzioni di verbalizzazione, supporto alla stesura di provvedimenti, analisi dei flussi e collaborazione diretta con il magistrato, gli UPP vengono ora ridotti, nei fatti, a semplici operatori di cancelleria. Il mansionario previsto per il nuovo personale – come si legge nel bando – ricalca mansioni esecutive e protocollari, riferibili alla categoria C del comparto Funzioni Centrali, con compiti di archiviazione, supporto ai fascicoli, notifiche, ricezione atti: attività indispensabili, ma profondamente diverse da quelle sinora svolte dagli UPP, che erano pensati come figure di raccordo giuridico, simili ai legal clerk anglosassoni o agli assistenti di giustizia in Francia e Germania.La mancata istituzione formale di una figura giuridica intermedia – il cosiddetto legal clerk – rappresenta l’occasione mancata di questo concorso. Invece di valorizzare una figura nuova, già formata sul campo e sostenuta da fondi europei, si è scelto di riorganizzare l’organico secondo schemi novecenteschi, riportando tutto alla logica del personale di cancelleria, senza distinguere tra chi ha gestito flussi digitali, udienze complesse e redazione di provvedimenti, e chi svolge compiti meramente esecutivi. Il punteggio aggiuntivo – che nel bando è fissato a 2 punti per ogni anno di esperienza come UPP fino a un massimo di 4 – rappresenta un riconoscimento solo apparente, poiché non colma affatto la distanza tra il ruolo svolto e quello messo a concorso.Non è stabilizzazione, non è valorizzazione: è normalizzazione al ribasso utilizzando, perfino, una “procedura comparativa” i cui criteri sono ancora ignoti. La Cgil ha già convocato uno sciopero per il 16 settembre per la stabilizzazione di tutto il personale Pnrr, a partire dal 1° luglio 2026, denunciando la portata antisociale dell’operazione, che non solo non assorbe personale qualificato già operativo in oltre il 97% degli uffici giudiziari, ma lo espelle surrettiziamente, rendendolo precario tra i precari.Il risparmio economico invocato come giustificazione si scontra con i dati reali: il costo medio annuo per un assistente giudiziario è di 29.155 euro, per un funzionario 35.408 euro, mentre i costi indiretti derivanti dalla perdita di esperienza, dal rallentamento dei procedimenti e dall’incremento del contenzioso interno rischiano di essere ben più alti. Nei sistemi comparati europei, come Spagna e Francia, i profili amministrativi della giustizia sono ben distinti da quelli giuridici, con inquadramenti differenziati e percorsi di carriera definiti. In Italia, invece, si torna indietro: non si istituisce una figura di alto profilo che sia il ponte tra giudice e cancelleria, ma si smantella l’unico investimento strutturale del Pnrr in personale qualificato.La CEPEJ segnala che nei paesi europei più efficienti la stabilità del personale giuridico è una delle condizioni per tempi processuali più brevi e costi di sistema più contenuti. L’Italia, scegliendo di demansionare gli UPP a meri addetti di cancelleria, imbocca la strada opposta. Questo non è un concorso per il rilancio della giustizia, ma una forma mascherata di risparmio sulla pelle del merito, della professionalità e dell’efficienza. È l’ennesima occasione sprecata, e forse, una delle più gravi.L'articolo Un’altra beffa per gli addetti dell’Ufficio del Processo: entrano i nuovi con concorso, diplomati e sottopagati proviene da Il Fatto Quotidiano.