AGI - "Il tema della separazione delle carriere è una lotta per interposto oggetto tra la politica e la magistratura. È del tutto evidente che dopo la fine della prima Repubblica l'economia globalizzata, la finanza e gli interessi economici dei grandi gruppi e delle banche hanno preso il sopravvento sulla politica, e nell'enorme spazio lasciato vuoto dall'inefficienza della politica si è inserita la magistratura. Il tema non è tanto, o perlomeno non solo, lo scontro tra la politica e la magistratura, ma tra politica ed economia neoliberista, grande finanza e interessi particolari. In questo caso, Marco Rizzo sta con la politica e con la riforma della giustizia, anche nell'ottica di avere una giustizia certa e giusta da dare a tutti i cittadini". Così Marco Rizzo, leader di 'Democrazia Sovrana e Popolare' che spiega di "non" essere "mai stato un politico di mestiere. E non ho mai voluto esserlo. Per me la politica non è mai stata una carriera, né tantomeno una professione da fare a tempo pieno per garantirsi uno stipendio e una pensione. Per me è sempre stata una vocazione profonda, qualcosa che nasce da dentro. Una spinta quasi fisica, un'urgenza di partecipare, di non restare spettatore. Una forma di giustizia incarnata. Come quando vedi qualcuno per strada che viene maltrattato e senti che non puoi non intervenire. Ecco, così. La politica è stata, ed è, questo per me".Biografia di periferia: uno sguardo alla realtàEd è anche in relazione a questo aspetto che Rizzo, a luglio scorso, è uscito con il libro "Una biografia di periferia" - a cura di Enrico Maria Casini -, nella cui descrizione, si legge, è "un pugno allo stomaco per chi si ostina a credere che questo Paese funzioni ancora secondo un principio di realtà".