Dai pannelli solari all’auto elettrica, così l’Europa può fermare la Cina. Parla Torlizzi

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Una guerra sotterranea, infida e dunque pericolosa. Ai danni dell’Occidente. La Cina, mai così aggressiva e predatoria fuori dai propri confini, è monopolista indiscussa delle terre rare, fucine di quei minerali essenziali all’industria tecnologica e, tanto per dirne una, della Difesa. Per questo, fondamentalmente, tiene in scacco buona parte dell’Occidente. Non certo gli Stati Uniti che si stanno attrezzando a gran velocità, stringendo accordi con quei Paesi ricchi di materie critiche. L’Europa, però, rischia. E ora i nodi sono venuti al pettine.Sembrava una delle tante schermaglie della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Pechino annunciava restrizioni all’export di alcuni metalli, tra cui il germanio. Una mossa in risposta ai limiti imposti da Washington e alleati sulla vendita di semiconduttori avanzati. Ora, per mesi, la situazione è rimasta sotto traccia, ma dalla fine del 2024 la stretta si è fatta serissima, quasi un blocco totale. E oggi, il mercato occidentale si è svegliato. D’improvviso.Il germanio è un elemento assolutamente cruciale per un settore dove non sono ammessi compromessi: la Difesa. Questo metallo è infatti indispensabile per la produzione, per esempio, di sistemi di visione termica e a infrarossi, il cuore tecnologico di caccia militari, droni, missili e visori notturni. Problema. A causa delle restrizioni all’export di questo minerale, i prezzi del metallo stanno esplodendo in Occidente. I numeri parlano chiaro, il prezzo del germanio ha toccato a settembre il suo massimo storico, schizzando a quasi a 5 mila dollari al chilogrammo. Per avere un’idea, a inizio 2023 viaggiava poco sopra i mille. Di questo e molto altro, Formiche.net ha parlato con Gianclaudio Torlizzi, economista e fondatore di T-commodity, consigliere del ministro della Difesa e responsabile dipartimento materie prime e strategiche di Cisambiente (Confindustria).L’ARMA CINESE SI CHIAMA TERRE RARE“Onestamente sono sorpreso dalla sorpresa degli osservatori. Sono anni che la Cina applica politiche militariste sulle materie critiche. Il loro obiettivo è mettere al centro l’export, tenendo in ostaggio un intero pezzo di mondo. Questo purtroppo è il messaggio che non riesce a passare, anche a livello politico”, spiega Torlizzi. “L’Europa, almeno per il momento, si è limitata a lamentarsi del fatto che Pechino crea un’eccessiva dipendenza. Ma a conti fatti non ha fatto nulla per mitigare questa situazione. La verità è che oggi la Cina ha in pugno l’Europa. Come a dire, è Pechino a detenere la leva strategica.Il monopolio sulle terre rare e sui minerali critici ha permesso a Xi Jinping di trasformare un settore industriale sporco e marginale in una vera arma geopolitica. Dopo i dazi americani, la Cina ha risposto con restrizioni all’export di terre rare. Nel giro di settimane, Ford e altri grandi gruppi hanno denunciato la carenza di magneti. Persino il Pentagono sa che alcuni dei sistemi d’arma più avanzati – dall’F-35 ai radar – dipendono da forniture cinesi. L’Europa non è messa meglio: germanio, ittrio e neodimio sono indispensabili per la transizione verde, dalle batterie agli impianti eolici. La dipendenza dalla Russia per l’energia è nulla rispetto a quella dalla Cina per i minerali critici”.ITALIA LUNGIMIRANTE SUI PANNELLI SOLARIL’economista si sofferma poi sull’ennesima sferzata di Mario Draghi all’Europa, rea di concedere ancora troppo spazio alla Cina, specialmente sul versante delle auto elettriche. “Fermare la Cina sarebbe anche possibile. Già accantonare il Green deal vorrebbe dire allentare la pressione sulle importazioni cinesi, inclusi i minerali critici. Se domani Bruxelles mettesse definitivamente in naftalina la transizione, questo sarebbe un duro colpo per il Dragone, perché gli metterebbe a conti fatti i bastoni tra le ruote”. Un po’ come fatto, magari, dall’Italia con i pannelli solari: tagliare fuori dalla transizione ecologica i componenti cinesi per il fotovoltaico. “Una scelta che condivido, dovremmo farlo anche sulle auto. Oggi che si parla di incentivare le auto elettriche, come prevede il Pnrr stesso, che perlomeno si finanzino le case automobilistiche europee. Quindi l’esempio italiano dei pannelli potrebbe essere esportato all’auto elettrica”.LA PARTITA AMERICANAE gli Stati Uniti? Anche Washington, seppur meno dell’Europa, non può fare a meno dei minerali critici cinesi. Ma, forse, non per molto ancora. “Gli Usa si stanno muovendo bene e con velocità, il governo americano è entrato da poco nel capitale di un grosso produttore di minerali (Mp Materials, ndr), tuttavia non basta. Perché bisogna capire che la parte estrattiva è solo un pezzo del problema, il cuore è la raffinazione, che è inquinante ed energivora, oltre a contaminare le falde acquifere. E nessuno vuole farlo, proprio per questi motivi. Questa è una grande ipocrisia, se proprio vogliamo dirla tutta, specialmente in Europa: il Green deal inquina, perché c’è un vero e proprio dark side. L’estrazione mineraria inquina e lo stesso vale per lo smaltimento, per non parlare delle batterie, a monte e a valle della loro catena di produzione. Quindi non illudiamoci che l’estrazione di minerali sia a impatto zero. Ed è per questo che gli stessi Stati uniti hanno un problema di raffinazione, che è il vero collo di bottiglia”.