“La nave Drea, ex traghetto della compagnia Moby in attesa di bonifica per la presenza al suo interno di lastre di amianto, non può attraccare nel Porto di Taranto”. La decisione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio (AdSP) è arrivata intorno a mezzogiorno. Non è stata concessa né verrà concessa alcuna autorizzazione per l’attracco del mezzo presso le banchine del porto Jonico. E così Taranto, dopo aver temuto di doversi accollare questa emergenza ambientale, può tirare un sospiro di sollievo. “Le operazioni di bonifica – sottolinea l’AdSP – dovranno avvenire esclusivamente in condizioni di massima sicurezza, nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di salute e ambiente”. La priorità assoluta – aggiunge l’autorità competente nel comunicato – è tutelare “la salute pubblica e proteggere l’ecosistema marino e costiero del territorio ionico, allontanando ogni ipotesi di ingresso della Drea nello scalo tarantino“. Fine.L’amianto è cancerogeno. Il suo utilizzo è vietato dagli anni Novanta, ma visto che è stato impiegato in edilizia e nei mezzi di trasporto per decenni, ce n’è ancora in abbondanza da smaltire. Persino in molti edifici pubblici italiani tuttora abitati. L’amianto è altamente tossico e pericoloso quando si frantuma perché, se fatto senza le dovute precauzioni e con tutti i supporti tecnici per la bonifica, si disperdono nell’atmosfera le particelle di fibre, che – se respirate – sono dannose per la salute. Dopo il diniego di Taranto, la popolazione può tirare un sospiro di sollievo, ma resta la storia, inquietante, che da mesi accompagna la nave Drea orfana di un porto di attracco in giro per il Mediterraneo. Drea tra l’altro non va dismessa, ma rimessa a posto per tornare a fare il suo lavoro in mare: quello della nave traghetto. È Drea stessa dunque che va bonificata, “non è il carico che trasporta il problema, piuttosto i pannelli all’interno delle cabine, tutte in amianto”, spiega una fonte interna al porto di Taranto.“È una nave non armata, cioè non sta camminando con i suoi motori, con il suo equipaggio – continua la fonte – è trainata da un rimorchiatore. Ecco perché lei legge in rete la definizione per Drea di ‘nave fantasma’. Non perché questa si voglia nascondere, ma semplicemente perché essendo non armata non viene, diciamo, individuata dai sistemi di tracking, i sistemi che rintracciano le navi. Se, invece, si cerca il rimorchiatore, il Protug 75, si può localizzare anche la nave”. Ad agosto il traghetto Drea era stato respinto da Spalato, Croazia. Le proteste della cittadinanza hanno indotto il ministero competente a non concedere il permesso per attraccare. “Non vogliamo che Spalato diventi la discarica d’Europa” è stato uno dei tanti slogan intonato dai manifestanti croati da quando il vecchio traghetto (del 1975) è approdato in alto Adriatico.Ma Drea è rimasta in rada fino a fine agosto, prima di riprendere il mare e dirigersi verso un altro porto. I primi di settembre Drea ha lasciato Spalato e si è diretta a Crotone, ma anche qui la Capitaneria ha negato l’accesso al porto calabrese. “Crotone l’ha fatto per motivi tecnici – spiegano da Taranto – Non dispone dei rimorchiatori e di servizi tecnico-nautici adeguati per una nave di quelle dimensioni”. Taranto sì, invece. Quindi perché non è stata fatta attraccare? Ci sono notizie di interesse pubblico sui rischi sanitari che l’attracco della nave comporterebbe? “Non posso commentare”. Ma nella nota dell’autorità portuale di Taranto si sottolinea che la priorità è “la tutela della salute pubblica e ambientale”. “Sì, queste sono state le dichiarazioni del nostro commissario straordinario”. Il caso Drea è stato rivelato ai primi di agosto dal quotidiano Avvenire che ha anche dato notizia del nome degli attuali proprietari del traghetto da dismettere: Drea sarebbe stata acquistata a maggio dalla siciliana Med Fuel, batterebbe dunque bandiera italiana.Ora Drea, respinta anche da Taranto, dopo Spalato e Crotone, è ancora a 7 miglia dalla costa ionica. Prima di riprendere il mare sia a Spalato che a Crotone sono passati diversi giorni. Sarà così anche per Taranto? È probabile che prima di riprendere il mare la proprietà voglia capire dove può dirigersi per essere smontata e bonificata in sicurezza. Da Crotone sembra che Drea avesse chiesto aiuto alla Mantua&De Iacovo shipping s.r.l, agenzia marittima di Taranto. “Li abbiamo contattati, sì, è vero. Ma non rilasciamo commenti a riguardo”. Il giallo di Drea è monitorato anche da “Ship breaking platform”, una rete di ong che vigila sullo smaltimento delle vecchie imbarcazioni. Dove si dirigerà ora?L'articolo Dopo Spalato e Crotone, la Drea respinta anche da Taranto: la storia (e i veleni) della nave fantasma che vaga nel Mediterraneo proviene da Il Fatto Quotidiano.