Dopo la vendita delle azioni, le dimissioni. Giovedì 18 settembre Alberto Nagel ha formalizzato al cda riunito il suo addio alla guida di Mediobanca, anticipandolo in una lettera ai dipendenti nella quale, citando Orazio, ha paragonato la conquista della banca d’affari milanese da parte di Caltagirone e soci, alla Grecia catturata dai romani che finì con il conquistare il selvaggio vincitore (Graecia capta ferum victorem cepit). “Vi attendono ora nuove sfide che, ne sono certo, sarete pronti a superare stando uniti e preservando quella cultura e diversità che vi rendono unici. Così come sono certo che la nuova proprietà della banca non potrà prescindere dal valorizzare il vostro non comune patrimonio di professionalità”, si legge nella lettera nella quale l’epigono di Enrico Cuccia ricorda che “sono passati oltre 34 anni da quando sono entrato in Banca ed oltre 22 da quando me ne è stata data la responsabilità”.La lettera ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione della banca sotto la sua guida, quindi Nagel ricorda come Mediobanca abbia “sempre investito in talento umano, triplicando il personale sino a raggiungere gli attuali 6.200 colleghi, a differenza di molti intermediari che hanno dovuto effettuare forti ristrutturazioni”, e abbia “distribuito agli azionisti circa 8,5 miliardi, senza mai fare aumenti di capitale” con un total shareholder return (rivalutazione azionaria più dividendi, ndr) del +500%”. Il tutto, aggiunge, “accompagnato da un altrettanto incisivo cambiamento dell’azionariato della banca: nel 2004 il 55% del capitale era racchiuso in un patto di sindacato ed il resto sul mercato” mentre “a metà del 2019, con la progressiva riduzione del patto di sindacato, peraltro trasformato in un accordo di consultazione, il capitale sul mercato è pressoché totalitario e Mediobanca una vera public company”. Poi, “dal 2020 ad oggi si è assistito ad un ritorno dell’azionariato “stabile” a discapito del mercato“. E poi, ribadisce, sarebbe stato meglio un matrimonio nel risparmio gestito anziché l’acquisizione da parte di una banca commerciale e sottolinea come, in un momento in cui si parla del ritiro di Mediobanca dalla Borsa, “le banche quotate hanno molte più chance di crescere e di generare extra ritorni” quando presentano “un capitale diffuso”, con una forte presenza di “investitori istituzionali”.Una nota del cda ha poi annunciato l’approvazione del bilancio dell’istituto che ha evidenziato utili consolidati per 1,330 miliardi. All’Assemblea dei soci del 28 ottobre ottobre verrà quindi proposta l’assegnazione di un dividendo lordo unitario di 1,15 euro per azione che, tenuto conto dell’anticipo erogato a maggio (0,56 euro) corrisponde a un saldo di 0,59 euro per azione che verrà messo in pagamento il 26 novembre prossimo. Inoltre, i Consiglieri di Amministrazione, “preso atto dell’esito dell’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio promossa da Banca Monte dei Paschi di Siena sulla totalità delle azioni di Mediobanca e per favorire un’ordinata e tempestiva transizione attraverso il rinnovo dell’organo amministrativo, hanno rassegnato, con l’eccezione del Consigliere Sandro Panizza, le dimissioni dalla carica, con efficacia dalla data della prossima Assemblea”. Il Consiglio, inoltre, “nel contesto del mutato assetto azionario e del differente quadro autorizzativo, ha deliberato di non dar corso all’ultima tranche del Programma di acquisto e annullamento di azioni proprie incluso nel Piano Strategico ed annunciato lo scorso 31 luglio”.Intanto l’ultimo aggiornamento sulle vendite di azioni da parte delle prime linee dell’istituto evidenzia come Nagel abbia venduto un secondo pacchetto da 1 milione di titoli, incassando oltre 21 milioni di euro e gliene resta ancora uno di pari ammontare. Il dg Francesco Saverio Vinci, come già nei giorni scorsi, ha liquidato 400mila azioni per 8,5 milioni di euro e il presidente Renato Pagliaro ha venduto altre 100mila azioni per oltre 2,1 milioni di euro. Si chiude così, con un regolamento contabile e contrattuale, un durissimo scontro di potere durato più di un quinquennio, con lo stesso Nagel che aveva aperto le ostilità negando al fu Leonardo Del Vecchio la possibilità di avere voce (e denaro) nel capitolo dell’Istituto europeo di oncologia di Milano per poi resistere agli attacchi saldo in sella insieme a Renato Pagliaro, fino a quando la politica non ci ha messo il suo zampino.“Come diceva Cuccia, è finito l’Impero Romano”, ha commentato Fabrizio Palenzona, intercettato dai cronisti in piazza della Scala a Milano. Riguardo a possibili nuovi scossoni nel mondo bancario italiano, poi, Palenzona ritiene che “ne abbiamo visti già abbastanza, per un po’ ci sarà un po’ di tranquillità”. Resta il fatto, che l’acquisizione di Mediobanca comporta anche un nuovo assetto per le Generali, la più preziosa delle proprietà di Piazzetta Cuccia e la più importante azienda italiana: grande investitrice in titoli di Stato, grandissima raccoglitrice di risparmi e insuperabile proprietaria di case e palazzi di pregio. Insomma, una partita chiave per il futuro del Paese che a questo punto vede Caltagirone e gli eredi Luxottica ottimamente posizionati in prima linea, ma che potrebbe essere ancora tutta da giocare.L'articolo In Mediobanca è arrivato il giorno delle dimissioni, Palenzona: “Cade l’impero romano”. Ma resta la partita delle Generali proviene da Il Fatto Quotidiano.