Alla vigilia dell’80ª Assemblea Generale dell’ONU, si consuma una svolta che segna un punto di rottura nella geopolitica mediorientale: Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo si sono uniti alla Francia e ad altri Paesi europei nel riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. Con loro, il totale sale a quasi 160 Paesi nel mondo che ormai considerano la Palestina una realtà statuale, anche se ancora incompleta e frammentata.«Il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina per ravvivare le speranze di pace tra palestinesi e israeliani», ha dichiarato il premier britannico Keir Starmer, aggiungendo che «questa scelta non è una ricompensa per Hamas». L’Australia e il Canada hanno seguito a ruota, così come il Portogallo, il cui ministro degli Esteri Paulo Rangel ha definito il riconoscimento «il compimento di una politica coerente e condivisa». Il tutto, sotto la spinta diplomatica della Francia, che con Emmanuel Macron guida una conferenza co-presieduta con l’Arabia Saudita all’interno dell’Assemblea.Fonte: World Bank Population ReviewEuropa spaccata: Italia e Germania restano prudentiMentre dieci Paesi occidentali fanno un passo deciso, Italia e Germania mantengono una posizione più attendista. Per entrambi, il riconoscimento della Palestina è considerato prematuro, in assenza di un’entità statale definita e priva di controllo effettivo sul proprio territorio. Giorgia Meloni non parteciperà all’assemblea; sarà il ministro degli Esteri Antonio Tajani a rappresentare Roma, ribadendo il principio secondo cui «il sostegno italiano arriverà solo dopo la riunificazione di Gaza e Cisgiordania».Simile la posizione della Germania, che considera irrealizzabile la nascita di uno Stato palestinese senza l’assenso esplicito di Israele. Il rappresentante tedesco Johann Wadephul confermerà una linea che, dietro la prudenza, cela una forte attenzione agli equilibri nella regione e ai rapporti storici con Tel Aviv.ONU, Netanyahu esplode: “Il riconoscimento della Palestina un pericolo esistenziale per Israele”L’ira di Israele non si è fatta attendere. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha condannato duramente l’ondata di riconoscimenti, parlando in un video rivolto ai leader occidentali: «Non ci sarà alcuno Stato palestinese a ovest del Giordano. State mettendo in pericolo l’esistenza stessa di Israele». Ma se le parole di Netanyahu sono state aspre, quelle dei ministri dell’ultradestra sono suonate come una minaccia.Il ministro Itamar Ben Gvir e il collega Miki Zohar hanno proposto apertamente una controffensiva territoriale: «Occupiamo tutta la Cisgiordania per rappresaglia». Dichiarazioni che hanno scatenato sdegno internazionale e che rivelano quanto sia alto il rischio di un’escalation militare, mentre sul fronte interno israeliano cresce la pressione dell’estrema destra per una politica ancora più aggressiva.ONU, simbolismo vs realpolitik: i dubbi americani sul riconoscimento della PalestinaNonostante il peso politico del gesto, il riconoscimento dello Stato di Palestina resta per ora un atto simbolico. Lo hanno detto chiaramente gli Stati Uniti, che lo definiscono «una mossa scenica, non diplomazia seria». Washington insiste sul fatto che «la priorità è la liberazione degli ostaggi, la sicurezza di Israele e la prosperità regionale, possibile solo senza Hamas».Anche in Europa la situazione è complessa: se da un lato molti sindaci francesi esporranno la bandiera palestinese, dall’altro intellettuali come Bernard-Henri Lévy e Charlotte Gainsbourg temono che il gesto venga percepito come un “premio per il pogrom del 7 ottobre”. In contrasto, il filosofo Alain Finkielkraut, ebreo non allineato con la sinistra radicale, ha invece sostenuto la scelta di Macron, dicendo di provare «vergogna, in quanto ebreo» per i ministri israeliani che parlano di annessione della Cisgiordania.E ora? Uno Stato sulla carta, una realtà ancora lontanaIl presidente palestinese Mahmoud Abbas, cui gli Stati Uniti hanno negato il visto, parteciperà in videoconferenza alla conferenza sulla Palestina organizzata stasera all’ONU. L’evento, guidato da Francia e Arabia Saudita, sarà trasmesso in diretta e si aprirà con un discorso di Macron. L’obiettivo dichiarato: «Rilanciare la soluzione dei due Stati».Attualmente, 148 su 193 Paesi membri dell’ONU riconoscono la Palestina come Stato. Ma questo non basta a trasformarla in una realtà operativa. Per Macron e i suoi alleati, il riconoscimento è un primo passo per uscire dalla stagnazione, una risposta al progetto unilaterale israeliano e al rischio concreto che la questione palestinese venga archiviata. Tra chi sogna una “Palestina demilitarizzata” e chi nega la sua esistenza, l’ONU si ritrova ancora una volta al centro di una battaglia diplomatica globale.The post Ricoscimento Palestina, il sì di altri 10 stati spacca l’ONU: Netanyahu furioso, Trump titubante appeared first on Radio Radio.