Davide Sapienza è un geopoeta: esploratore moderno della terra ma anche della nostra realtà interiore

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Ci vuole un bel coraggio a sfidare i tempi, questi tempi bui, rivalutando il ruolo della geografia, sì, proprio quella geografia bandita da politici miopi (ma esiste un politico che non lo sia?) dai programmi scolastici. Davide Sapienza è un cantore della geografia e, nello specifico, della lettura del territorio che ci circonda, che poi è l’esatto contrario di quella fruizione usa e getta tipica del turista. Infatti Sapienza è un viaggiatore, un esploratore moderno della terra ma anche della nostra realtà interiore, perché quello che vediamo fuori di noi è anche quello che è dentro di noi (“Serve fare nostra la convinzione che la Terra, con la sua geografia, è ricca di fili invisibili ai quali dobbiamo essere connessi. Occorre apprendere da capo come percepirne l’esistenza e come riconoscerci in questo tessuto vivo.”). Un unicum.E, nel fare questo, Sapienza teorizza e fa proprio un cammino che è anche un cammino della lentezza, in contrapposizione alla velocità che ci circonda, che se poi questo viaggio interiore/esteriore lo facciamo nella Natura selvaggia, meglio, ma, aggiungo io, lo possiamo anche sperimentare nell’ambito urbano osservando una radice che solleva un selciato o una pianta che spacca un muro. Così come in montagna (e Sapienza ci vive e la percorre da una vita) possiamo immedesimarci in quelle rocce lassù dove l’uomo non è mai stato. Perché la selvaggità a ben vedere ci circonda. Scusate però questo mio debordare e ritorniamo al libro. Sì, perché la filosofia di Sapienza si materializzò tempo fa in un saggio, ed oggi si ripete ampliandone il contenuto: Geopoeta, nelle terre della percezione.Dove geopoeta è l’unione di due sostantivi greci: geografia (γεωγραϕία: descrizione e rappresentazione della terra) e poesia (ποίησις: l’azione che porta qualcosa dal non-essere all’essere, o dal non-esistente all’esistenza). Come disse in un’intervista l’autore: “Praticare la geopoetica significa praticare la consapevolezza, rifiutare la narrazione preconfezionata del turismo di massa.” Ma è anche altrettanto vero che “non può esistere un corso di pratica geopoetica, né deve. La pratica è pratica: una scelta che garantisce la libertà necessaria per creare.” A ognuno il suo percorso di estroversione e introspezione. L’esatto contrario dei dogmi razionalisti. Ognuno di noi è in nuce un geopoeta.Ciò non toglie che Sapienza organizzi dei percorsi geopoetici per introdurre al tema. E ciò non toglie che Sapienza parli nella sua ultima opera delle proprie esperienze sul campo. Soprattutto nel Nord. Così nei magici silenzi del Nordland, la montagna orizzontale, come già intuì ai suoi tempi Walter Bonatti, quando aveva abbandonato l’alpinismo per dedicarsi all’esplorazione. O parli del suo rapporto con la luce dei dipinti di Giovanni Segantini o la musica ipnotica di Brian Eno. E non si contano nel percorso del saggio i rimandi a Barry Lopez, amico e maestro del geopoeta.Una considerazione fra tutte: “Vivo momenti di tristezza in montagna, di fronte all’inaccettabile atteggiamento di noi esseri umani consumatori di tutto. Poi mi basta tornare sul sentiero per sapere, ancora prima di capire, che la montagna “permane”. L’ho letta mentre siamo bombardati da quotidiane notizie negative, da Gaza alla caccia al lupo. Da quando siamo nati, Sapienza ed io, il mondo è cambiato parecchio, in peggio. Non illudiamoci più di “fare la rivoluzione”, ma possiamo cresce dentro noi stessi, questo sì, e questo è il messaggio.Photo credits: Davide S. SapienzaL'articolo Davide Sapienza è un geopoeta: esploratore moderno della terra ma anche della nostra realtà interiore proviene da Il Fatto Quotidiano.