di Giuseppe Gagliano – Il licenziamento di Susan Monarez dalla direzione dei CDC dopo appena 29 giorni non è un fatto isolato, ma il sintomo di un’America che sta ridefinendo la sua politica sanitaria sulla base di ideologie e pressioni politiche più che su evidenze scientifiche. La sua testimonianza davanti al Senato ha rivelato che il rifiuto di approvare modifiche alla tabella delle vaccinazioni obbligatorie le è costato il posto. È un atto di resistenza professionale ma anche una denuncia implicita: quando la politica decide che i dati devono piegarsi all’ideologia, la tutela della salute pubblica diventa un terreno di scontro e non un bene comune.L’ex chief medical officer Debra Houry ha confermato le interferenze politiche, sottolineando come gli scienziati siano stati emarginati e le procedure scientifiche compromesse. In altre parole, i CDC non sono più un’agenzia indipendente ma un campo di battaglia tra chi difende la medicina basata sulle prove e chi vuole sostituirla con narrazioni ideologiche.Il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha avviato una rivoluzione nella politica vaccinale statunitense. In sei mesi ha smantellato l’Advisory Committee on Immunization Practices, sostituendone i membri con figure anti-vax, e tagliato 500 milioni di dollari destinati alla ricerca sui vaccini mRNA. Ha poi dichiarato che i CDC non raccomanderanno più vaccini Covid per bambini sani e donne incinte. Questa decisione si inserisce in una narrativa che presenta la vaccinazione come “scelta personale”, ignorando il concetto di immunità di gregge che ha guidato le campagne di eradicazione delle malattie negli ultimi decenni.La conseguenza è già visibile: nel sud-ovest degli Stati Uniti è riesplosa un’epidemia di morbillo con il primo decesso dopo dieci anni. Kennedy ha minimizzato, proponendo rimedi privi di basi scientifiche, e aprendo così la porta a un ritorno di malattie che erano state eliminate. È il paradosso di un Paese che, nel 2020, aveva mobilitato risorse senza precedenti per sviluppare vaccini in tempi record e che oggi sembra fare di tutto per limitarne l’uso.La vicenda Monarez mette a nudo anche le fratture interne al Partito Repubblicano. Se l’ala no-vax ha applaudito le decisioni di Kennedy, altri esponenti del GOP e diversi governatori restano critici, temendo che l’allentamento delle regole si traduca in nuovi focolai, costi sanitari e perdite di vite umane. Lo stesso Trump, che ha nominato Kennedy, si trova in una posizione delicata: non può sconfessare il suo Segretario alla Salute senza ammettere un errore politico, ma deve anche rassicurare quell’elettorato moderato che, pur sostenendolo, continua a credere nella medicina e nella prevenzione.La scelta di alcuni Stati di dotarsi di protocolli vaccinali autonomi, in contrasto con le linee guida federali, rischia di aprire un conflitto istituzionale: il diritto alla salute diventa variabile da Stato a Stato, con un’America a più velocità in cui la protezione sanitaria dipende dal codice postale.La crisi americana ha anche un risvolto internazionale. Gli Stati Uniti sono stati per decenni il modello nella lotta alle pandemie e nella promozione dei vaccini nei Paesi in via di sviluppo. Una loro ritirata dal fronte della scienza rischia di indebolire i programmi globali dell’OMS e di rafforzare la propaganda di quei Paesi che accusano l’Occidente di usare la medicina come strumento di potere. La credibilità scientifica è parte del soft power americano: se questa si erode, altri attori – dalla Cina alla Russia – avranno più spazio per proporre le proprie narrative sanitarie e i propri vaccini, non sempre con gli stessi standard di sicurezza e trasparenza.Le scelte di Kennedy hanno anche un effetto economico: cancellando i fondi per la ricerca e prospettando la fine del Vaccine Injury Compensation Program, il governo espone le case farmaceutiche a cause civili potenzialmente miliardarie. Le imprese potrebbero ridurre la produzione o spostare la ricerca all’estero, con ricadute su occupazione e competitività. In un contesto globale dove l’innovazione biotecnologica è una delle nuove frontiere della potenza economica, questa politica rischia di trasformarsi in un autogol strategico.Il caso Monarez è quindi il sintomo di una tendenza più ampia: il passaggio da una sanità pubblica guidata dai dati a una guidata dall’ideologia. Non si tratta solo di vaccini, ma del rapporto tra scienza e democrazia. Quando il dibattito politico diventa una sfida alla competenza scientifica, la posta in gioco è la sicurezza collettiva. E se l’America perde la fiducia dei propri cittadini nella sanità pubblica, le conseguenze non saranno solo sanitarie ma sociali, economiche e geopolitiche.