Per ripartire e ritrovare il sapore della vittoria va bene anche un paese di ottomila abitanti con un nome cult per gli appassionati di ornitologia – Vila das Aves, tradotto Villaggio degli Uccelli -, uno stadio da 6.230 posti e un avversario, l’Avs, che non appartiene alla nobiltà del calcio portoghese: José Mourinho si è rimesso in marcia dopo l’esonero in quel di Fenerbahce e il 3-0 del Benfica lo riporta al centro del ring. Il suo ritorno professionale nella terra lusitana ha dato una scossa al calcio di queste parti. Giornali, siti, televisioni e radio hanno vissuto settantadue ore come da tempo non accadeva. Lo sbarco di Mourinho è il contraltare dell’avvio boom di Francesco Farioli a Porto. Lo Sporting Lisbona, campione per due stagioni di fila, cerca di capire come sarà il dopo-Gyokeres. Il solito campionato a tre – nel 2001 l’ultimo trionfo di un intruso, il Boavista, precipitato quest’estate in quinta serie per irregolarità finanziarie – stavolta avrà contenuti forti.Quando l’uomo di Setubal spunta dal tunnel degli spogliatoi, sono le 17.56 di un pomeriggio ancora estivo. Lo stadio di questa frazione non lontana da Porto è strapieno. È tornato José, viva José. Elegante, passo svelto, saluta con la mano sul cuore il popolo del Benfica, già adorante. L’Avs è già in crisi tecnica, ma per quarantacinque minuti, tiene botta. Anzi, quarantotto, perché l’1-0 di Sudakov matura al 48’, in pieno recupero. Il Benfica ha attaccato e gestito il pallone, ma l’Avs è andato più vicino al gol, colpendo un palo. L’1-0 apre le acque: in mezzo, passano le Aquile di José. Il centravanti greco Pavlidis al 59’ firma il 2-0 e al 64’ c’è il 3-0 di Ivanovic. Mou finalmente si rilassa e sorride al suo staff. Il Benfica potrebbe dilagare, ma l’orgoglio dell’avversario e il fondo del campo in condizioni precarie frenano gli ultimi assalti. È andata. Buona la prima, che poi è la partita numero 1.196 della sua carriera di allenatore. Il Benfica incassa tre punti utili per restare sulla scia del Porto, sei successi su sei. Il 5 ottobre, il Dragao ospiterà Porto-Benfica. I media già sguazzano sul ritorno di Mourinho nella tana del club portato in cima all’Europa nel 2004: preparate i pop corn.Mourinho lasciò il Portogallo proprio quell’estate 2004, dopo la sua prima Champions. Emigrò in Inghilterra, in cerca di fortuna, come migliaia di connazionali, nel solco della storia di questa nazione all’estremità occidentale dell’Europa: un popolo di navigatori, di sognatori, di poeti e di lavoratori. La differenza sostanziale è che i portoghesi sbarcavano a Londra, fino allo stop della Brexit, per assicurarsi uno stipendio e mettere da parte un tesoretto da investire al ritorno a casa, mentre Mou fu assunto da uno dei club più ricchi del pianeta, il Chelsea di Roman Abramovich. In Inghilterra, divenne lo Special One. Poi l’Inter, con il Triplete e una storica Champions, dopo 45 anni di digiuno. Poi ancora il Real Madrid, con un campionato vinto a quota 100 punti e il duello rusticano con Pep Guardiola. Poi di nuovo Chelsea e un’altra Premier in bacheca, il Manchester United e l’Europa League 2017, il Tottenham, la Roma e la Conference 2022, fino al Fenerbahce, in Turchia, nell’estremità orientale d’Europa. Troppo lontano per capirsi con José.Il lungo viaggio ha allargato gli orizzonti: “Sono un cittadino del mondo. La mia casa è Londra. Il Portogallo è una scelta professionale con la scadenza fissata nel 2027, poi chissà. Tornerò definitivamente in Portogallo quando avrò ottant’anni, ma adesso sono ancora immerso nel mio lavoro. Pensavo, e ancora lo penso, che sarei tornato un giorno per occuparmi della nazionale, ma intanto è andata così. Il Benfica è un gigante del calcio. Io ho avuto la fortuna di lavorare quasi sempre con i giganti: Porto, Inter, Chelsea, Manchester United, Roma. Giganti sportivi e giganti sociali”.Porto-Benfica andrà in scena il 5 ottobre. In Portogallo è già argomento cult. Mou cerca di calmare le acque: “Ho accettato un’offerta di lavoro da parte di un club con grandi ambizioni. Dopo la firma con il Benfica, ho parlato con Villas-Boas e Varandas, i presidenti di Porto e Sporting. Non sono venuto qui per fare la guerra. Il Porto è una parte importante della mia storia e io faccio parte di quella del Porto. Dopo l’esonero in Turchia, con il mio staff avevamo concordato di seguire le partite di squadre importanti: prima a Porto, poi a Madrid. Avevamo deciso di non andare a vedere l’Inter perché circolavano alcune voci e io non volevo creare problemi. I tifosi al Dragao mi hanno riservato un’accoglienza fantastica. Credo di averla meritata. Saremo nemici per novanta minuti, ma solo nemici sportivi: il Porto vuole vincere e io voglio vincere. Niente di più”.Sullo sfondo, le elezioni del Benfica, in programma il 25 ottobre. Anche qui, effetto-Mou. La presenza del presidente Rui Costa a Vila das Aves era scontata (“volevamo un vincente e José ha subito dato la scossa giusta” le parole dell’ex giocatore di Fiorentina e Milan), ma in tribuna si sono presentati anche gli altri candidati. La campagna elettorale è entrata nel vivo dopo il ribaltone di questa settimana, con l’esonero di Bruno Lage e lo sbarco di Mourinho. Riportare José a Lisbona è stata una grande mossa da parte di Rui Costa: fantasista in campo e ora anche da presidente.L'articolo Nel ‘Villaggio degli Uccelli’ in uno stadio da 6mila posti, il ritorno di Mourinho in Portogallo: “Non sono venuto qui per fare la guerra” proviene da Il Fatto Quotidiano.