Dalle navi del futuro all’inclusione. Il bilancio di Fondazione Fincantieri

Wait 5 sec.

L’evento dedicato al rilancio della Fondazione Fincantieri ha offerto l’occasione per fare il punto sul primo anno di attività della nuova fase avviata nel dicembre 2024. Un appuntamento che ha riunito rappresentanti del governo, dei vertici aziendali, delle Forze armate, del mondo accademico e culturale, delineando il ruolo della Fondazione come spazio di raccordo tra patrimonio industriale, sviluppo tecnologico e impegno sociale. Al centro del confronto, la funzione strategica del mare, l’evoluzione tecnologica del settore navale e la responsabilità di un grande gruppo industriale nel contesto nazionale.Politica industriale, difesa e visione strategicaNel suo intervento, il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ha collocato l’esperienza di Fincantieri all’interno delle grandi trasformazioni che attraversano il comparto industriale e della difesa. Guardando alle sfide future, ha richiamato la necessità di aumentare la capacità produttiva e di anticipare i trend tecnologici in un contesto di crescente competizione internazionale. “Il contributo della tecnologia non è sostituire l’uomo, ma aumentare la nostra capacità produttiva”, ha affermato, sottolineando come l’innovazione rappresenti un fattore chiave per mantenere il ruolo strategico del Paese nel dominio marittimo e subacqueo Il mare è stato indicato come “centro gravitazionale” della sicurezza e dello sviluppo italiano, anche alla luce degli oltre 8mila chilometri di costa. In questo quadro, Perego ha richiamato l’importanza di progetti legati all’underwater e alla dimensione subacquea, citando iniziative che mostrano “capacità di visione futura e prospettive di crescita”. Accanto alla dimensione industriale, il sottosegretario ha evidenziato il valore della Fondazione come strumento per presidiare anche gli aspetti sociali, culturali e valoriali, contribuendo a rendere il settore della difesa attrattivo per le nuove generazioni. Innovazione tecnologica e trasformazione industrialeIl ruolo della Fondazione come laboratorio culturale a supporto della trasformazione industriale è stato al centro dell’intervento dell’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. Rivendicando un approccio lontano dalla retorica, Folgiero ha spiegato come la Fondazione sia stata pensata come uno spazio capace di interrogarsi su cosa l’azienda possa fare di più per il Paese e per il settore. “Il passato non è un posto comodo, ma scomodo: ti mostra quanto chi ci ha preceduto ha fatto bene e ti dà coraggio”. Ampio spazio è stato dedicato all’innovazione di prodotto e di processo. Sul primo fronte, Folgiero ha descritto l’evoluzione verso “la nave del futuro”, definita come una piattaforma senziente, dotata di sistemi integrati, automazione e capacità di aggiornamento continuo. “La nave sarà un computer con scafo”, ha spiegato, richiamando il progetto Navi Sapiens e l’obiettivo di superare modelli analogici e statici Sul piano dei processi, l’innovazione riguarda la riduzione dei tempi di costruzione e l’aumento della produttività, anche attraverso la robotizzazione e l’integrazione tecnologica, che nelle parole dell’ad porterà a ridurre di circa un anno il tempo di costruzione delle nuove fregate della Marina. In questo contesto, Folgiero ha richiamato il valore del capitale umano e la necessità di trasmettere il know-how alle nuove generazioni, affinché l’innovazione industriale sia anche innovazione del lavoro.Memoria storica e ruolo istituzionale della FondazioneIl presidente della Fondazione Fincantieri, Biagio Mazzotta, ha inquadrato il rilancio dell’ente come parte di un percorso più ampio, volto a rafforzarne il ruolo di custode della memoria e di promotore del cambiamento. La Fondazione, ha ricordato, nasce con l’obiettivo di “promuovere la cultura, la formazione e l’innovazione, creando ponti tra mondo industriale, accademico e società civile”. In questa prospettiva, “è un ponte tra passato e futuro, unisce documenti, tecnologie, persone e valori” Mazzotta ha sottolineato l’importanza di rendere accessibile la storia industriale del gruppo, accelerare la ricerca con partner qualificati e rafforzare l’impegno sociale nei territori in cui Fincantieri opera. Il bilancio dei primi dodici mesi di attività mostra una Fondazione impegnata a consolidare il proprio ruolo come motore di sviluppo per le comunità legate al mare, con uno sguardo orientato alle prospettive future e al contributo allo sviluppo economico e sociale del Paese.Sicurezza, ricerca e cooperazione istituzionaleIl tema della sicurezza marittima e dell’evoluzione degli scenari strategici è stato richiamato dal capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, che ha evidenziato come l’attuale contesto internazionale renda sempre più complesso definire obiettivi e capacità future. “La sicurezza non è un aspetto che è dato per scontato”, ha affermato, sottolineando l’urgenza di ridurre i tempi di acquisizione delle nuove capacità e di rafforzare il rapporto tra Forze armate e industria In questa direzione si inseriscono le attività illustrate dal presidente della Fondazione, Fausto Recchia, che ha ripercorso i tre pilastri su cui si fonda il rilancio: Navigare la storia, Navigare il futuro e Navigare insieme. Accanto al lavoro di mappatura e digitalizzazione del patrimonio storico, la Fondazione ha avviato collaborazioni con università e centri di ricerca, dalla Luiss al Casd, fino alle partnership internazionali, con l’obiettivo di rafforzare la formazione dei giovani e lo studio delle nuove dimensioni della sicurezza, in particolare quella subacquea Impatto sociale e inclusioneIl terzo asse, dedicato all’inclusione e all’impatto sociale, è stato approfondito da Lorenza Pigozzi, direttore Comunicazione strategica di Fincantieri, che ha richiamato il progetto Respect for Future come esempio di un approccio che mette al centro le persone. “Il rispetto non è un gesto di cortesia, è una competenza”, ha spiegato, descrivendo un percorso che ha coinvolto migliaia di lavoratori nei cantieri italiani e che mira a incidere concretamente sui comportamenti e sulle relazioni all’interno dell’organizzazione.