I principi chiave del disegno di legge delega sul Codice dell’edilizia e delle costruzioni, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri su proposta del ministero delle Infrastrutture è l’esito di un lavoro portato avanti per parecchi mesi, attraverso anche la consultazione con gli operatori del settore.Il lavoro è soltanto iniziato perché ora resta da affrontare il passaggio parlamentare. I decreti delegati successivamente dovranno fissare una data certa per la conclusione delle attività istruttorie e per l’adozione dei provvedimenti di chiusura delle pratiche di condono relative a quello del 1985, del 1994 e del 2003. Si tratta di milioni di domande, ferme da decenni. L’obiettivo è arrivare a smaltire il colossale arretrato di istanze di condono maturato nel corso di questi decenni.La regolarizzazione delle piccole difformità resta un processo da favorire, perché rende più semplice vendere e ristrutturare gli immobili. In questo quadro, ci sarà una corsia preferenziale per gli interventi più vecchi anteriori al primo settembre 1967. Poiché questo nuovo Disegno di legge sull’edilizia porta nella sostanza semplificazioni e soprattutto nuove regole chiare è stato apprezzato dal mondo delle imprese con particolare riferimento al capitolo dedicato al principio dell’indifferenza funzionale per il riutilizzo degli spazi nelle grandi città. Alcune destinazioni d’uso potranno alternarsi o convivere senza generare un impatto urbanistico significativo.La sanatoria perciò sarà più veloce per i lavori ante 1967, l’obiettivo è proseguire sulla strada già tracciata con il decreto Salva Casa e consentire il pieno esercizio del diritto di proprietà ai cittadini. L’obiettivo è poi fare un maggiore ricorso al silenzio assenso e al silenzio devolutivo. In questo modo si punta a garantire una velocizzazione dei tempi di risposta della Pa e a contrastare l’immobilismo burocratico. Vengono poi chiarite le regole in materia di rigenerazione urbana con particolare riferimento ad attività di demolizione e ricostruzione di immobili esistenti comportanti sostituzione edilizia.Si punta a migliorare il censimento delle banche dati della pubblica amministrazione perché oggi molti archivi non si parlano tra di loro. Questo potrebbe consentire di realizzare un fascicolo del fabbricato, cioè un documento che contiene la storia di ogni immobile, che è da sempre una richiesta di Federproprietà. Parte anche il riordino di tutti i titoli edilizi, mantenendo le attuali tipologie: permesso di costruire, Scia e Cila, ma puntando ad una loro più precisa associazione alle categorie di intervento ed a una complessiva modernizzazione.L’obiettivo è innalzare il livello di certezze del diritto. Per porre fine al caos delle leggi regionali, il disegno di legge punta a definire, a livello nazionale, una comune classificazione delle tipologie di difformità dal titolo abilitativo edilizio, includendo anche la disciplina delle tolleranze edilizie.La delega si richiama infatti esplicitamente ai livelli essenziali delle prestazioni garantendo standard minimi uniformi su tutto il territorio nazionale. In pratica come i Lea nella sanità.Il Ddl arriverà ora in Parlamento, dove peraltro dovrà essere coordinato con altri disegni di legge già in discussione alla Camera sullo stesso tema ed al Senato con il Ddl nel testo unificato di Gasparri. Una volta approvato si passerà ai decreti legislativi delegati, per i quali ci saranno dodici mesi di tempo per recepirli da parte del governo. Si tratta come si vede di un importante segnale di attenzione da parte del governo, dopo anni di attesa, su un tema fondamentale per la vita e la crescita delle nostre città.Era tanto tempo che si aspettava un quadro di norme per rispondere ai bisogni dei cittadini. Ed è un primo significativo passo verso il necessario riordino della disciplina edilizia di rigenerazione urbana, affrontando in maniera strutturale anche l’emergenza abitativa. Infatti si dovrà coordinare con il disegno di legge sulla rigenerazione urbana, attualmente all’esame al Senato. Quello che ci sembra veramente importante è che si sia varata una normativa nazionale alla quale le Regioni dovranno attenersi nell’esercizio delle proprie competenze.