Caso La Russa jr, Leonardo Apache: “Io etichettato senza prove, ho pensato al suicidio”

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“Essendo cadute tutte le accuse sul mio conto vorrei per la prima volta entrare nel merito della storia di cui purtroppo, in un modo o nell’altro, tutti avrete sentito parlare. Ho aspettato, fiducioso nella giustizia, un esito per due anni, così come ho aspettato di poter spiegare il mio punto di vista pubblicamente dopo aver subito un accanimento mediatico senza mai aver subito una condanna o un processo”. Lo scrive sui social Leonardo Apache La Russa dopo che la Gip di Milano ha ritenuto adeguata l’offerta da parte del figlio del presidente del Senato a favore della ragazza che lo ha denunciato per revenge porn, oltre che per violenza sessuale, accusa quest’ultima però già archiviata.“Ho pensato al suicidio”“Non voglio entrare nei dettagli di quello che è successo quella notte perché, nonostante io non sia colpevole, non sarebbe rispettoso nei confronti della ragazza. Quello che posso dire – spiega – è che ci sono state prove effettive, testimoni e pubblici ministeri che hanno indagato meticolosamente su quanto accaduto. Ci tengo a dire che quella sera ho parlato a lungo con la ragazza ci siamo confidati uno con l’altro sia nel tragitto in macchina sia una volta a casa. Non penso che questo testo faccia cambiare idea alle persone che hanno pregiudizi su di me per il ruolo ricoperto da mio padre, sostenendo che io sia stato favorito o privilegiato per questo motivo, però ritengo sia giusto scrivere il mio punto di vista dopo che per anni ho dovuto sentire quello dei altri. In questi anni – aggiunge il giovane – le persone sono arrivate a conclusioni affrettate, etichettandomi, giudicandomi, augurandomi il carcere, la morte e via dicendo, senza però avere alcuna cognizione di quanto fosse effettivamente accaduto, senza un solo elemento che dimostrasse in qualsiasi modo la mia colpevolezza. Ecco: vi sembra giusto? Nonostante abbia cercato di nasconderlo in questi due anni ho sofferto di depressione, arrivando anche a pensare al suicidio. Avevo paura di avere un’etichetta per la vita, paura che amici e conoscenti mi abbandonassero, paura di non poter mai far emergere la verità”. “Non sono qui per cercare di passare come il ragazzo perfetto perché non lo sono”, aggiunge. “Sono molto diverso dalla mia famiglia. Non ho studiato legge e non sono appassionato di politica, un esempio è che a 16 anni ho fatto delle canzoni un po’ insolito vedere il figlio di un politico rappare. Anche in quel caso in maniera diversa ci fu un forte accanimento mediatico, probabilmente me lo sarei dovuto aspettare ma nella mia testa stavo semplicemente seguendo una mia passione (senza successo e senza grandi tecniche canore)… tornando indietro non le avrei mai fatte. Questa storia mi ha insegnato che nella vita serve maturità, ma servono anche elementi per poter giudicare o puntare il dito contro una persona. Non sappiamo cosa provano gli altri quando li emarginiamo, quando ci sentiamo superiori o quando parliamo male di loro alle spalle”.Questo articolo Caso La Russa jr, Leonardo Apache: “Io etichettato senza prove, ho pensato al suicidio” proviene da LaPresse