Lo prelevarono nel suo appartamento, costringendolo a seguirli. Ma una volta giunti a casa del “capo”, lo legarono ad una sedia, imbavagliandolo e torturandolo. L’obiettivo era ottenere 32 mila euro per riparare ad un “debito d’onore”.Per quell’azione criminale oggi, lunedì 15 dicembre, la Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma ha condannato i tre autori, tutti italiani, già coinvolti in passato in traffici di droga, tre aspiranti boss dello spaccio a Guidonia Montecelio. LA SENTENZA D’APPELLO E LO “SCONTO” DI UN TERZO DELLA PENA INIZIALE Il Collegio presieduto da Vincenzo Gaetano Capozza ha condannato a 8 anni di reclusione per sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina e lesioni personali Mirko F., 38 anni, e Cristian M., 33, comminando una pena di 7 anni e 6 mesi al 41enne Sergio F., imputato soltanto per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali ai danni di un 21enne italiano, disoccupato, già noto alle forze dell’ordine e residente a Colle Fiorito di Guidonia. La Corte ha così parzialmente riformato la sentenza di primo grado riconoscendo ai tre imputati – tutti pregiudicati – le circostanze attenuanti generiche con la riduzione di un terzo delle pene iniziali. Le motivazioni della sentenza di oggi saranno depositate tra 60 giorni. Nel processo d’appello l’avvocato Stefano Saccucci di Tivoli, legale di Mirko F., gli avvocati Riccardo Saccucci di Tivoli e Francesco Petrelli di Roma, difensori di Cristian M., e l’avvocato Alessandro Messa di Guidonia, legale di Sergio F., hanno ribadito alla Corte che il sequestro non fu a scopo di estorsione e che le versioni rese dalla parte offesa sono poco credibili. STORIA DA “ROMANZO CRIMINALE” ACCADUTA A COLLE FIORITO DI GUIDONIA Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Tivoli, quella conclusa oggi potrebbe sembrare una storia tratta dalle serie “Gomorra”, “Romanzo Criminale” e “Suburra”, ma è una vicenda realmente accaduta la mattina di lunedì 9 gennaio 2023 a Colle Fiorito, quartiere di Guidonia (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO). Vittima e carnefici di questa pagina di malavita si conoscono tutti. Abitano tutti a pochi isolati di distanza in case popolari occupate nella zona nuova del quartiere, dove troneggiano le famigerate “Torri”, i grattacieli popolari di proprietà dell’Ater. PRELEVATO SOTTO CASA E RINCHIUSO NELL’ALLOGGIO DELLE TORTURE Alle 8 di mattina di lunedì 9 gennaio del 2023 Mirko F., Cristian M. e Sergio F. a bordo di due vetture raggiunsero l’abitazione del 21enne, anche lui nel “giro” dello spaccio e considerato “infame”. A suonare alla porta di casa furono Mirko F. e Cristian M., arrivati a bordo della Smart del 38enne, mentre Sergio F. rimase in strada. Dopo avergli sottratto il telefonino e le chiavi dell’appartamento, il 21enne fu caricato sulla Smart da Mirko F. e Cristian M. e portato a forza in un alloggio occupato alle cosiddette “Torri”, i grattacieli Ater di via Rosata, dove pare fossero presenti almeno altre tre persone. Tramortito a pugni e calci, il ragazzo sarebbe stato trascinato in una stanza buia, finestre chiuse e tapparelle abbassate, legato ad una sedia e imbavagliato con del nastro isolante per evitare che i suoi pianti e le sue urla si sentissero all’esterno. Le torture sarebbero andate avanti per almeno un’ora, durante la quale Mirko F. impugnando un fucile e pompa avrebbe anche minacciato di sparargli al ginocchio e di fare del male alla fidanzata se non gli avesse consegnato 32 mila euro in contanti per riparare al “debito d’onore”. Una cifra assurda, richiesta perché i tre si erano erroneamente convinti che il ragazzo avesse “spifferato” segreti inconfessabili ai carabinieri. “VI DO 32 MILA EURO”, COSI’ IL RAGAZZO SEQUESTRATO RIUSCI’ A FUGGIRE Stando al racconto del 21enne, il pestaggio sarebbe terminato soltanto quando il giovane, in lacrime e sotto choc, avrebbe fatto credere ai sequestratori di poter ottenere i 32 mila euro in contanti da un suo amico più grande d’età che lavora come commesso in un Centro commerciale. Così al ragazzo sarebbe stato restituito il cellulare per chiamare l’amico che a quella telefonata non rispose, tuttavia fu sufficiente per convincere i sequestratori che avrebbe pagato il “debito d’onore”. Una volta slegato e sceso in strada, il 21enne riuscì a divincolarsi dalla presa di Cristian M. che lo teneva sotto braccio e a scappare rifugiandosi in un bar di Colle Fiorito, rincorso soltanto da Sergio F. LA FUGA CON LA FIDANZATA, L’INSEGUIMENTO IN VIA DI CAMPOLIMPIDO A quel punto, furono allertate le forze dell’ordine, ma nel frattempo il 21enne incontrò una conoscente che lo accompagnò in auto fino alla scuola della fidanzata, avvertita telefonicamente col cellulare della conoscente. I due fidanzati, sicuri di aver scampato il pericolo, si diressero verso Tivoli a bordo della loro vettura, ma in via di Campolimpido per la coppia iniziò un nuovo incubo. Verso le 10,30 una Lancia Ypsilon tagliò la strada all’auto condotta dalla fidanzata del 21enne: erano di nuovo Mirko F., Cristian M. e Sergio F. Il primo scaraventò la ventenne fuori dall’auto, mentre gli altri due ripresero il pestaggio. Tutto sulla pubblica via. Tutto alla luce del sole. Attimi di terrore per la coppia, fino a quando gli aspiranti boss si dileguarono a tutta velocità prima dell’arrivo della Polizia. Il giovane fu trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli, dove gli fu riscontrato un trauma cranico, escoriazioni al volto e al collo e al ginocchio giudicati guaribili in dieci giorni. Nel pomeriggio di martedì 17 gennaio 2023 Mirko F., Cristian M. e Sergio F. finirono in carcere su ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Tivoli. SULLO SFONDO DEL SEQUESTRO, L’AGGUATO A COLPI DI PISTOLA DAVANTI AL BAR Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Tivoli hanno svelato il retroscena del caso definito in secondo grado con la sentenza di oggi. Lo spaccio di droga è il filo conduttore sia del sequestro del 21enne torturato, sia di un altro fattaccio di cronaca nera avvenuto il 30 agosto 2022 davanti al “Bar Green” di via delle Genziane, sempre a Colle Fiorito di Guidonia (CLICCA E GUARDA IL VIDEO DI TIBURNO).Dalle indagini è emerso che il sequestro ruota intorno all’agguato a colpi di pistola per il quale il 16 dicembre 2022 furono arrestati Pasquale V. e Francesco V., padre e figlio originari di Napoli rispettivamente di 48 e di 25 anni, trapiantati a Colle Fiorito e considerati gli autori materiali della sparatoria davanti al “Bar Green” (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO). Attraverso le telecamere di videosorveglianza e le intercettazioni telefoniche i carabinieri ricostruirono il puzzle per individuare uno ad uno i presenti al bar, dileguatisi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.L’ultimo che mancava all’appello era proprio Mirko F., ma nei giorni precedenti al sequestro il 38enne originario di Villanova si era visto notificare un invito in Procura per essere interrogato sulla sparatoria.A quel punto, il pregiudicato addebitò la responsabilità al 21enne. In poche parole, Mirko F. si convinse che il giovane parlò troppo al telefono, fu intercettato mentre svelava la presenza del 38enne al “Bar Green” e per questo voleva essere “risarcito” di 32 mila euro in previsione di un suo possibile arresto. In realtà, pare che il vero obiettivo di quell’agguato a colpi di pistola fosse proprio il 21enne italiano sequestrato e torturato, che nella stessa giornata del 30 agosto 2022 avrebbe avuto un violento diverbio verbale con Pasquale V. e Francesco V., padre e figlio arrestati come esecutori dell’agguato.Dalle indagini è emerso inoltre che Mirko F. e il 21enne sequestrato riconobbero subito chi esplose i sei colpi di pistola e, insieme, si lanciarono in auto all’inseguimento della Mercedes condotta dal 25enne Francesco V. e della Fiat Punto del 48enne Pasquale V. L’unico a restare al “Bar Green” fu Sergio F., fino ad allora incensurato, insieme ad un amico. I due furono accompagnati in caserma dai carabinieri per essere ascoltati come persone informate sui fatti, dopodiché scattarono le perquisizioni domiciliari. Nella casa popolare occupata a Colle Fiorito da Sergio F. gli investigatori sequestrarono un etto di cocaina suddivisa in 9 involucri insieme a 90 grammi di mannitolo, un lassativo utilizzato dal pusher come sostanza da taglio, contanti e appunti considerati utili alle indagini (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).L'articolo GUIDONIA – Sequestrano e torturano un “infame”: condannati gli aspiranti boss della droga proviene da Tiburno Tv.