Cosa ci dice il passaggio di iRobot in Cina

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“L’annuncio di oggi segna una tappa fondamentale per garantire il futuro a lungo termine di iRobot”. A dirlo è Gary Cohen, amministratore delegato dell’azienda che produce i robottini aspirapolvere Roomba dopo aver dichiarato bancarotta. La società del Massachusetts si è appellata al Chapter 11 della legge fallimentare degli Stati Uniti e conta di chiudere l’operazione nel giro di due mesi. Una necessità diventata impellente dopo che, a fine del mese scorso, doveva 361 milioni di dollari alla Shenzhen Picea Robotics Co. e Santrum Hong Kong Co, di cui 91 milioni già scaduti. Le stesse che, da finanziatrici e produttrici principali, diventeranno anche le nuove proprietarie di iRobot. Le azioni in Borsa verranno ritirate – al momento sono collassate, ma rientra nella normalità delle cose – e l’attività verrà spostata in Cina, in quello che è un passaggio epocale.Cohen è sicuro che il trasferimento sia un’opportunità. L’operazione, afferma, “garantirà continuità ai consumatori, ai clienti e ai partner”, siccome l’azienda continuerà a operare senza interruzioni. Non ci saranno dunque impatti sull’applicazione o sui programmi, tutto procederà come se nulla fosse. Ma qualcosa di grande è successo. Per farla breve, è la fine di un’epoca.Per tanti, tantissimi, quel robottino che girava per casa è stato l’avvento di una rivoluzione. Fondata nel 1990, Roomba era riuscita a sintetizzare in un unico strumento la complessità della tecnologia, mostrando ai consumatori i suoi effetti pratici nella vita di tutti i giorni. Negli anni però la concorrenza si è fatta spietata, ancor di più con l’avvento dell’intelligenza artificiale e dopo il Covid-19. L’anno scorso aveva lei stessa messo in dubbio la possibilità di continuare a operare, un problema dovuto anche all’incertezza economica sul panorama internazionale. Neanche un piano di ristrutturazione interna – che prevedeva il licenziamento di 350 lavoratori e un conseguente risparmio di massimo 100 milioni di dollari – è servito per invertire la rotta.Dietro questo passaggio c’è del simbolismo piuttosto evidente. iRobot rispecchia la curva decadente di tante altre aziende americane, superate da quelle cinesi. Nel corso degli anni sono nati dei brand come Dreame, Narwal e Roborock, che si sono affermate sul mercato. Mentre le americane puntavano sulla nomea, convinte che questo potesse bastare per vivere in eterno, le competitor cinesi hanno investito in massa sullo sviluppo. Anche nel settore dei robottini che puliscono per casa, potenziati dalla A alla Z grazie all’IA. Le prestazioni di questi strumenti sono aumentati, mentre il loro costo è rimasto sempre molto basso, a differenza di quelle americane. La tempesta perfetta per iRobot e non solo.