La recente edizione della fiera romana Più Libri, Più Liberi è stata attraversata da una vivace controversia riguardante la presenza della casa editrice Passaggio al Bosco, considerata vicina ad ambienti dell’estrema destra. La questione ha generato una campagna di proteste e alcuni autori hanno scelto di ritirarsi dall’evento, chiedendo l’esclusione della casa editrice. Le accuse Secondo i promotori della protesta, la presenza di Passaggio al Bosco sarebbe stata ‘incompatibile con i valori democratici’ della manifestazione. In rete e sui social sono circolate accuse di ‘apologia del fascismo’, accompagnate dall’invito a impedire alla casa editrice di esporre. Ma, a conti fatti, di apologia non ce n’è stata traccia. La stessa infatti non coincide con la semplice esposizione o pubblicazione di testi di argomento storico, anche se orientati. Secondo questa interpretazione, la casa editrice in questione non avrebbe violato alcuna norma e, di conseguenza, avrebbe avuto pieno diritto di partecipare alla fiera. I tentativi di escluderla hanno evidenziato perlopiù un tentativo di censura.L’alibi dell’antifascismoIl filosofo Diego Fusaro ha ricordato che la democrazia si fonda sulla libertà di esprimere anche idee sbagliate e che le opinioni si confutano con il confronto, non con la censura, tipica dei regimi autoritari. Ha inoltre sottolineato gli effetti controproducenti dei tentativi di esclusione: la polemica ha infatti aumentato la visibilità e le vendite della casa editrice contestata, trasformandola quasi in un ‘martire’.La protesta si è estesa anche sul piano culturale, con un appello firmato da alcuni intellettuali, tra cui Alessandro Barbero, che a sua volta è stato successivamente coinvolto in un episodio interpretato come censura. Secondo Fusaro, una volta aperta la strada alle esclusioni ‘in nome dell’antifascismo’, il rischio è quello di colpire anche chi esprime idee semplicemente divergenti.Giorgio Bianchi ha evidenziato le contraddizioni della protesta, osservando che chi ritira la propria partecipazione per non condividere lo spazio con un editore ‘indegno’ dovrebbe, per coerenza, ritirare i propri libri anche dalle librerie dove convivono sugli stessi scaffali.Rimane perciò da fare una cosa: distinguere opinioni – anche radicali – e reati reali, ricordando che l’articolo 21 della Costituzione tutela la libertà di espressione e vieta la censura. La vicenda ha riaperto il dibattito sul delicato equilibrio tra democrazia, dissenso e limiti della parola in un clima culturale sempre più polarizzato.The post “Con l’alibi di combattere i fascisti toglieranno la parola a tutti” ▷ Il caso Passaggio al Bosco appeared first on Radio Radio.