Il test che inchioda i browser più usati in materia di privacy

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La privacy online pesa sempre di più e la scelta del browser incide in modo diretto su quanto delle nostre attività finisca nelle mani di servizi esterni. I risultati diffusi da Digitain, che ha analizzato i browser più utilizzati, mostrano differenze nette nella gestione dei dati personali.L'analisi riguarda 13 browser e si concentra sulle tecniche di fingerprinting, sul blocco dei tracker e sulla protezione durante il passaggio tra un sito e l'altro. È un confronto che mette in luce fragilità inattese e conferme importanti. La classifica elaborata da Digitain assegna un punteggio da 1 a 99, dove i valori più alti indicano minore protezione. Il punteggio più critico è quello di ChatGPT Atlas, che raggiunge il valore massimo di 99, rendendolo il browser meno attento alla tutela dei dati personali.La fascia immediatamente successiva vede Google Chrome con 76 punti. Nonostante la diffusione globale, il browser di Google mostra una protezione limitata contro tecniche di tracciamento sempre più sofisticate. Subito dietro compare Vivaldi, fermo a 75.Nel gruppo intermedio figurano Microsoft Edge a 63, Opera a 58 e Ungoogled a 55. Lo studio colloca Mozilla Firefox a 50, un valore che riflette un equilibrio tra rischi e strumenti di tutela.Tra i browser più sicuri emergono Safari con 49, seguito da DuckDuckGo con 44. A chiudere la classifica nel punto più favorevole troviamo Tor Browser, che ottiene 40 punti e rimane lo strumento più efficace nel ridurre le tracce lasciate durante la navigazione.Lo studio segnala risultati positivi anche per Brave e Mullvad Browser, grazie al blocco nativo di annunci e tracker che funziona già in configurazione predefinita.La ricerca evidenzia inoltre il ruolo particolare dei browser anonimi, progettati per limitare la raccolta di informazioni. Tor Browser si affida a un sistema di nodi che nasconde l'indirizzo IP, mentre soluzioni come Ungoogled eliminano qualsiasi comunicazione automatica con server esterni, riducendo al minimo lo scambio di dati non autorizzato.Una navigazione più riservata richiede spesso di sacrificare alcune comodità, come il salvataggio delle password o i suggerimenti personalizzati, ma consente di diminuire la quantità di informazioni condivise tra un sito e l'altro. E con l'arrivo sempre più ubiquo dell'intelligenza artificiale le cose sembrano destinate a peggiorare. Come sempre sta all'utente capire dove finisca l'equilibrio tra comodità e riservatezza.L'articolo Il test che inchioda i browser più usati in materia di privacy sembra essere il primo su Smartworld.