L’Italia sta affrontando un inverno demografico, con un processo di invecchiamento della popolazione che sta avvenendo in modo più rapido e intenso rispetto ad altri paesi avanzati. Popolazione a rischioNei prossimi dieci anni, secondo il CNEL, il numero delle persone in età lavorativa (tra i 15 e i 74 anni) si ridurrà di circa 3 milioni, con una perdita stimata di oltre 8 milioni di lavoratori entro il 2050. La quota di persone over 65 sulla popolazione totale crescerà dal 25% al 34% nei prossimi 25 anni, il che significa che passeremo da un quarto a un terzo della popolazione composta da anziani.Parallelamente, si prevede che la spesa pubblica per pensioni, sanità e assistenza a lungo termine aumenterà di 2 punti percentuali del PIL, passando dal 23% al 25%. Le politiche pronataliste, pur essendo una scelta condivisibile, non risolvono la crisi nel breve-medio periodo, poiché ci vorrebbero almeno due decenni affinché i nuovi nati possano entrare nel mercato del lavoro. Inoltre, essendo entrati nell’Unione Europea 25 anni fa, abbiamo di fatto distrutto una generazione.Proposte di mobilitazioneL’Italia può però sfruttare il potenziale inutilizzato di alcune categorie con bassi tassi di occupazione, come i giovani sotto i 35 anni e le donne. Per mobilitare questo potenziale, è necessario investire in politiche che il nostro paese finora ha trascurato, come quelle per la conciliazione tra famiglia e lavoro, i servizi per l’infanzia e per altre fasce della popolazione, politiche scolastiche e formative, il contrasto all’abbandono precoce, il rafforzamento dell’istruzione superiore, e politiche del lavoro per l’invecchiamento attivo. Inoltre, servirebbe un’efficace politica sociale per sviluppare una nuova agenda di welfare.Ma la domanda è: queste cose si possono davvero fare? La risposta è no. Perché? Perché siamo nell’Unione Europea, e l’Unione Europea è contraria alle politiche di welfare. Come abbiamo visto negli ultimi 25 anni, l’UE ha ridotto progressivamente le spese per il sociale, per le imprese, e ha sostanzialmente tagliato i fondi per la sanità e l’istruzione. Tutto questo per tutelare gli interessi dei grandi poteri finanziari, per difendere l’euro, e per sostenere le spese speculative del mondo finanziario e bancario.Concludo augurandovi un Buon Natale e un Buon Anno, ma vi lascio con queste riflessioni. Abbiamo distrutto una generazione. Ci vorranno 20 anni affinché i nuovi nati possano entrare nel mercato del lavoro, ma forse ci vorrebbe un po’ meno tempo per uscire dalla follia dell’Unione Europea. Mi auguro di vedere finalmente un governo italiano che abbia il coraggio di dire no.The post La triste verità sull’inverno demografico italiano: cos’è andato storto? appeared first on Radio Radio.