“Sono single, preferisco restare solo piuttosto che tradire. Dormo solo 4 ore per notte, fare un figlio ora sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute”: parla Achille Lauro

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Achille Lauro parte da lì, da prima che il suo nome diventasse un marchio pop riconoscibile: “Sono uscito dai bassifondi più bassi”, dice al Corriere della Sera in un’intervista ad Aldo Cazzullo, ricostruendo un percorso che comincia molto lontano dai palchi e dagli stadi. A quindici anni scappa di casa e va a vivere in una comune a Val Melaina, periferia nord di Roma, insieme al fratello maggiore. “Fare a botte era il minimo. La violenza data e subìta era una costante”, racconta. Una quotidianità fatta di corpi, conflitti e convivenze forzate, molto prima dei social e della musica come professione. Nella comune vive con ragazzi più grandi: writer, pittori, frequentatori del movimento rave, molti “figli di nessuno, scappati di casa”. È lì che impara cosa significa arrangiarsi, stare insieme, prendersi e difendersi lo spazio. “La vita prima dei social era molto più fisica”, dice, spiegando come quel contesto abbia inciso sul suo modo di stare al mondo e poi di scrivere. Le sue canzoni, sottolinea, non nascono dall’invenzione ma dalla realtà: “Io le canzoni le vesto, le vivo, le rubo dalla realtà”.Anche la famiglia è una presenza complessa, mai rimossa ma rielaborata con il tempo. Nel brano Incoscienti giovani canta: “E tuo padre non tornava la sera, l’hai visto solo di schiena”. È suo padre. “La famiglia a un certo punto si è divisa”, spiega, parlando di emozioni forti e di una distanza che con gli anni si è trasformata in comprensione. “Quando cresci, allora comprendi, e perdoni. Ti rendi conto che la vita è difficile per ognuno”. Della madre racconta invece una casa sempre aperta, piena di ragazzi in affido, “Natali affollatissimi”, e un’educazione fondata sull’attenzione agli altri. Prima della notorietà c’è anche la precarietà materiale: dormire in macchina, finire i soldi, gli alberghi a una stella. “Dicevo agli amici che andavo in hotel, e poi dormivo in macchina. Anche in macchine più sfigate di un Peugeot”.Quando il discorso si sposta sull’amore, Lauro è netto. Oggi è single per scelta: “Preferisco restare solo piuttosto che tradire”, afferma. Non perché non desideri una famiglia – anzi, dice di sognarne una numerosa – ma perché non si sente pronto: “Una relazione presuppone un dovere. Implica rinunciare a qualcosa. In questa fase non me la sentirei”. L’amore, per lui, è una forza che può costruire ma anche distruggere: “Può portarti fuori strada. Amando ti metti nelle mani di qualcuno, fino a dargli la possibilità di farti a pezzi. Non voglio essere né vittima né carnefice”. Parla apertamente anche dei tradimenti, non come gesto spettacolare ma come conseguenza di una non disponibilità emotiva. “Non voglio fare male a nessuno e non voglio che nessuno mi faccia male”. Racconta una storia importante finita “per colpa mia”, ma rivendica di non essere diventato cinico. Oggi dice di saper “amare anche senza una relazione”, in una fase che definisce di libertà, pur dentro una vita che descrive come “alienante”.Lavora fino a venti ore al giorno, dorme al massimo quattro ore per notte, viaggia continuamente tra Milano, Roma, Los Angeles, New York, Giappone. “Non esistono i weekend, non esiste la possibilità di staccare”. Anche per questo, spiega, mettere al mondo un figlio ora “sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute”. Oggi, mentre si prepara a riempire stadi e a cantare davanti a centinaia di migliaia di persone, Achille Lauro guarda indietro senza indulgenza né autocelebrazione: “Uno con la mia storia non può non credere”, dice. Non in un destino facile, ma nel fatto che nulla accada per caso. E che, per arrivare fin qui, sia stato necessario passare anche da lì. Il suo sogno nel cassetto? “Suonare a San Pietro. Adoro Michelangelo: la Pietà, il Giudizio universale della Sistina. Trovo affascinante la figura di sant’Agostino, un uomo controverso, e Papa Leone è un agostiniano”.L'articolo “Sono single, preferisco restare solo piuttosto che tradire. Dormo solo 4 ore per notte, fare un figlio ora sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute”: parla Achille Lauro proviene da Il Fatto Quotidiano.