«Ho smesso con gli alcolici, sono debole di cuore. Ero alcolizzato e vizioso e me la sono vista brutta anche perché mi aveva preso la depressione, fra morose che mi lasciavano e musica che non andava. Facevo certi pensieri, poi sai basta un bicchiere in più e ci metti niente a buttarti giù. El dotor me ga dito “Scardy basta che sennò ti sciopi” . Chiuso il sipario». Scardy è Oliviero Scardicchio, più noto con il soprannome di sir Oliver Scardy. Fondatore nel 1987 dei Pitura Freska, quelli di «Papa Nero» a Sanremo 1997. E collaboratore scolastico. O, più volgarmente, bidello. In un’intervista al Corriere della Sera Scardy racconta la sua parabola partita da «Pin Floi», «Marghera», «‘na bruta banda».Cosa fanno oggi i Pitura FreskaLa banda ha smesso nel 2002. I sei membri storici hanno preso tutti strade diverse. Lui è diventato bidello «per necessità. Io avevo solo il diploma dell’artistico che non serve a niente se poi non vai avanti. Senza laurea non potevo fare il professore. Ma meglio così, meno casini. Se ero un prof avrei baruffato tutti i giorni con i colleghi che vogliono proibire questo e quello ai ragazzi». Per esempio «il fumo. Qualche canna gira qui al liceo, loro non lo accettano e io sarei più tollerante». I professori, dice, sono «sottopagati, sotto torchio e ogni tanto sclerano perché non hanno gratificazioni. La scuola dovrebbe insegnare la libertà di pensiero ma in queste condizioni non può farlo». E lui? «La verità è che non so nemmeno quanto prendo esattamente, non controllo mai il conto. Comunque, una miseria. E una miseria è anche il guadagno da musicista. Faccio uno più uno e il risultato è una miseria completa».Una miseria completaNonostante un milione di dischi venduti e la vittoria del disco di platino: «Divisi fra tutti è rimasto poco. Alla fine sono riuscito a prendermi un appartamentino di 60 metri quadri a Marghera con la Penha (la moglie brasiliana, ndr)». I prof di lui dicono che «è una persona molto umile e fa il suo lavoro anche oltre il dovuto. Piuttosto siamo preoccupati perché sta andando in pensione. Verrà a mancare un punto di riferimento, una persona con cui si può parlare di arte, con cui ci si confronta». Scardy va in pensione nel «giugno dell’anno prossimo, ne faccio 67, dopo 40 da bideo e de bueo ( lavoro , ndr)».C’è da dire che lui non ha lasciato il lavoro nemmeno nel periodo di maggior successo: «Perché in quegli anni la musica non andava male ma non andava neanche benissimo e sentivo che poteva finire. I Pitura Freska erano divisivi, contestati, o ci amavano o ci odiavano. Poi è arrivata Sanremo, ‘na bea giostra , abbiamo pensato: qui o si entra nel regno o ci sbattono fuori. Ci hanno sbattuto fuori: quart’ultimi (primi i Jalisse, ndr ). Papa Nero non è stata capita, ci hanno definito un gruppo rock satanico mentre il messaggio era antirazzista. Peraltro siamo stati profetici perché poi hanno fatto Bergoglio che un po’ Papa Nero lo era».Famiglia proletariaOliviero spiega che non aveva molte alternative: «Chi arriva da una famiglia proletaria come la mia (papà fattorino, mamma casalinga) deve pensare prima al pane. Mi rifarò da pensionato». Vuole ancora «scrivere, suonare, far robe. Al tempo dell’immagine, dell’artificio, io vado nell’altro senso e conto di tornare in piazza, live, anche perché produrre dischi costa». Oppure potrebbe fare «il portavoce dei musicisti trascurati per mancanza di sex appeal». I Pitura Freska si sono sciolti «perché uno voleva giocare a briscola, un altro a tressette, un altro ancora a scopa… e lo spartito era diventato troppo piccolo per contenere le idee di tutti». Oggi, spiega, «Cristiano lavora nelle barche, Duse fa lavoretti vari, Valerio ha un ristorante, Furio che era al sax è l’unico che suona ancora, Ciuke pace all’anima sua».Grande BidelloDopo il loro addio però è uscito l’album Grande Bidello «come Grande Fratello, la peggior trasmissione che l’uomo potesse inventare perché non ha dentro niente e la gente la guarda per vedere le tresche di questi giovani». Poi quattro dischi da solista e un libro con Marilena Ferrara (Sir Iliver Skardy) e ora il singolo «Feragni», ispirato alle disavventure dell’influencer, uscito proprio in questi giorni. «Per dire di quest’epoca dominata dall’apparenza, della corsa a mostrarsi perfetti, popolari, costantemente connessi. Per dire dei ricchi trattati come divinità. La Ferragni è solo un esempio, non irrido lei ma il sistema». E la scena trap e rap di oggi? «Fanno l’imitazione degli americani, i testi sono slogan, minacce. Il messaggio pacifista non interessa. Vedo troppo individualismo e consumismo».L'articolo Re del reggae italiano e bidello, la storia di sir Oliver Scardy dei Pitura Freska proviene da Open.