Mi guardo intorno e vedo abeti illuminati, vetrine scintillanti e cori (stonati). Dai mercatini di paccottiglia natalizia all’ombra del Duomo (perfino la Madunina si gira dall’altra parte) e da quelli in piazza Plebiscito i bambini scappano per la bruttezza. Certo, ci si scofana di torroni, salami e panzarotti unti e fritti. Cosa c’entra tutto questo con lo spirito del Natale. Siamo turbati e persi (almeno io lo sono) dall’ “altro” che ci circonda, che non è mandato dall‘Alto ma creato dall’uomo, guerra, distruzione, fame, persecuzioni, corruzione (in confronto Mani Pulite è sembrato un gioco da Monopoli).Il pianeta soffre e noi con lui. Putin insulta i “maiali” europei approfittatori, cioè noi. Che rimaniamo zitti. E Trump per distogliere l’attenzione dal suo sempre più stretto coinvolgimento nello scandalo Epstein sugli abusi sessuali minaccia un’altra guerra commerciale con l’Europa.Feste dove tutto sembra così effimero, la scala delle priorità si capovolge e oggi chi ha la forza di affidarsi a quella Luce che è dentro di noi per rimetterci in cammino insieme ai re magi per ritrovarla e con essa il senso della nostra vita. E ci sentiamo tutti come Cristo in Croce (e ci siamo portati avanti anche con la Pasqua).Il libro/inchiesta del saggista Antonio Esposito, Come Cristo in croce. Storie, dialoghi, testimonianze sulla contenzione, è un libro politico forte, di denuncia e di atroci testimonianze, molto ben documentato anche con materiale fotografico. Malati incatenati ai letti per giorni, maltrattati, trattati come carne umana da macello. Una tortura da medioevo. L’autore si mette in dialogo con chi la contenzione meccanica l’ha vissuta e con chi ne ha fatto una missione per farla abolire. Un presidio restrittivo della libertà personale del paziente con una mera funzione cautelare e non una prassi terapeutica, la contenzione insieme al mobbing psicologico continua a essere utilizzata, perché considerata inevitabile per far fronte alle situazioni d’urgenza.Scrive l’autore: “L’urgenza e l’abusata logica dell’emergenza anche in ambito psichiatrico, non solo consente di aggirare i limiti normativi e utilizzare una tecnica che tradisce i principi della legge 180, ma impedisce anche di destituire quel paradigma manicomialista che sopravvive, subdolo, alla sua formale abolizione. La contenzione meccanica è l’uso di mezzi fisici omologati (come cinture, polsiere, letti speciali…) per limitare i movimenti involontari o pericolosi di un paziente, al fine di proteggere la sua salute o quella altrui, quando altre soluzioni (psicologiche, ambientali…) non sono sufficienti, ed è una misura eccezionale, non terapeutica, soggetta a mancanza di norme etiche e legali. “E’ tutt’oggi una prassi abusata nelle strutture di assistenza psichiatrica”, spiega Pasquale De Luca, che si è occupato della controversa materia.Siamo davanti a un’altra forma della “banalità del male”, applicata a soggetti psichiatrizzati che si cela dietro il paternalistico “è per il suo bene”. “Camuffata l’ingiustizia della contenzione, una violenza subdola, di imposizione da vocabolario di comando – spiega Esposito – anziché affidarli a un percorso di riabilitazione”.Le storie strazianti che formano l’ossatura del libro restituiscono alle persone che le hanno vissute quell’ascolto di cui la Mala Sanità le ha private: Wissem, Francesca, Elena, Bruno, Alice, Elio, Mariarosaria… da pazienti “scorporati”, succubi di decisioni altrui, kapò di un sistema sanitario di cui vergognarsi e complici delle loro “crocifissioni” tornano soggetti in attesa di riscatto e di giustizia. In un clima poco promettente in cui si fanno tagli su tagli alla Sanità per rafforzare la spesa militare.Come Cristo in Croce lo regalerò a chi ha ancora una voce da spendere in difesa dei “sommersi” di una sanità pubblica alla deriva. Chi sono invece i “salvati”? Ditemelo voi. In soccorso aggrappiamoci ai ricordi ai quando Buon Natale voleva significare veramente buon natale, con tutto il cuore.L'articolo I malati, la contenzione e gli abusi: in ‘Come Cristo in croce’ un’inchiesta su una pratica da medioevo proviene da Il Fatto Quotidiano.