Il Nuovo Baricentro del Mediterraneo AllargatoIl Mediterraneo allargato vive una trasformazione profonda, benché silenziosa. Tradizionalmente, il peso economico e politico della regione si concentrava tra Nord Africa ed Europa.Oggi, invece, il baricentro si sta spostando progressivamente verso il Golfo, dove Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar stanno investendo in modo massiccio in tecnologia, infrastrutture e sicurezza, aspirando a un ruolo internazionale che supera la tradizionale funzione di semplici esportatori di petrolio.Per l’Italia questo scenario non costituisce solo un tema di interesse teorico, ma rappresenta una vera e propria occasione concreta e urgente.Implicazioni Energetiche dopo la Guerra in UcrainaIl conflitto in Ucraina ha costretto l’Europa a ripensare completamente le proprie rotte e relazioni energetiche. Prima della guerra, la Russia forniva circa il 40% del gas consumato dall’Unione Europea; oggi questa quota si è drasticamente ridotta, spingendo inevitabilmente l’attenzione dell’Europa verso il Golfo, una regione che offre affidabilità infrastrutturale e manifesta un forte interesse a stringere nuovi partenariati politici ed economici.In questo nuovo scenario, l’Italia ha la possibilità di svolgere un ruolo ben più attivo rispetto a quanto fatto finora, diventando un vero e proprio corridoio energetico stabile per l’Europa. Questo può avvenire sia attraverso l’utilizzo delle infrastrutture esistenti, come le pipeline adriatiche, sia grazie a progetti più innovativi, tra cui lo sviluppo dell’idrogeno.Oltre il Petrolio: Le Nuove Strategie del GolfoLimitare il Golfo alla sola produzione di petrolio è un errore di prospettiva. Riad, ad esempio, ha intrapreso investimenti colossali nell’idrogeno verde, come il progetto NEOM dal valore di circa 500 miliardi di dollari. Gli Emirati Arabi Uniti stanno puntando con forza su intelligenza artificiale, cybersicurezza e spazio, mirando a costruire un modello economico sostenibile ben oltre il 2050. Il Qatar, invece, sta ampliando la propria capacità di esportazione di LNG e rafforzando i legami con partner europei, tra cui l’Italia.Ciò dimostra come i Paesi del Golfo siano alla ricerca di partnership di lungo periodo, non di semplici contratti episodici, e che questa volontà deve essere compresa in profondità, evitando narrazioni superficiali.Le Tre Direttrici Strategiche per l’ItaliaPrimo, l’energia. L’Italia può aspirare a diventare il punto di ingresso europeo per il gas e, in prospettiva, anche per i nuovi flussi di idrogeno. L’esempio del TAP e la crescita dei terminali LNG sono segnali concreti in questa direzione. Tuttavia, senza una diplomazia energetica strutturata e continua, che superi la logica delle “missioni spot”, il rischio è quello di perdere un’opportunità ancora accessibile.Secondo, industria e difesa. In questo ambito si apre uno spazio spesso sottovalutato nel dibattito pubblico. Grandi aziende italiane come Leonardo, Fincantieri e Telespazio dispongono di tecnologie navali, aerospaziali e dual use di grande interesse per i Paesi del Golfo. Arabia Saudita ed Emirati puntano infatti a sviluppare una filiera autonoma nella difesa e non cercano semplici fornitori, ma partner tecnologici, accordi stabili e trasferimento di competenze.Terzo, la diplomazia. Il Golfo è diventato ormai un attore politico e investitore nel Mediterraneo. Gli investimenti sauditi in Egitto sono consistenti, il Qatar svolge un ruolo riconosciuto nella mediazione regionale e gli Emirati guardano con attenzione al Mar Rosso e al Corno d’Africa.L’Italia, in questo quadro, può giocare una carta originale, fungendo da ponte politico tra la sicurezza mediterranea e gli interessi energetici del Golfo. Si tratta di una prospettiva concreta, che valorizza la storia diplomatica italiana, la posizione geografica e le reti industriali nazionali.La concorrenza e la necessità di azioneLa competizione per la leadership nella regione è già in atto. Francia e Regno Unito hanno istituito apposite strutture diplomatiche dedicate ai rapporti con il Golfo: inviati speciali, programmi industriali, accordi accademici e tecnologici. Se l’Italia non agirà con decisione e continuità, altri Paesi europei occuperanno quegli spazi che naturalmente le spetterebbero.Proposte operative per il futuroNominare un inviato speciale italiano per il Golfo. Questa figura non avrebbe solo un valore simbolico, ma rappresenterebbe uno strumento concreto per assicurare continuità politica e tecnica nel dialogo con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, seguendo l’esempio di altri Paesi.Creare un coordinamento istituzionale unico. È fondamentale che Farnesina, Difesa, Mef e Mimit lavorino in sinergia, poiché i Paesi del Golfo ragionano in termini di sistema e l’Italia non può presentarsi con interlocutori separati.Costruire una piattaforma tecnologica e universitaria comune. La promozione di scambi accademici, collaborazione in ambito cyber, intelligenza artificiale e integrazione delle reti industriali può generare fiducia politica e rafforzare il partenariato.Conclusioni: Una Scelta Politica per l’ItaliaIl Mediterraneo allargato resta una regione segnata da fratture: instabilità in Nord Africa, vulnerabilità delle rotte marittime, terrorismo e competizione navale. Tuttavia, il Golfo può rappresentare un elemento di stabilizzazione economica e tecnologica per l’intera area.La vera sfida, però, è di natura politica: non riguarda solo energia o economia, ma la stessa posizione dell’Italia nei prossimi vent’anni. Il Golfo guarda all’Europa, il Mediterraneo cerca equilibrio. L’Italia ha davvero l’opportunità di diventare il ponte tra queste due realtà. Se non sarà l’Italia a coglierla, qualcun altro lo farà.