Da giovedì 23 ottobre, per tre serate, andrà in onda, su Rai 1, la fiction tratta liberamente dal libro “Noi del Rione Sanità” (Edizioni San Gennaro) di don Antonio Loffredo.Non è la prima volta che la storia di questo sacerdote e della sua comunità, in particolare dei più giovani, si fa racconto.Basti pensare a “Nostalgia” (Feltrinelli Editore, 2016) di Ermanno Rea, e al suo adattamento cinematografico (del 2022) diretto da Mario Martone, in cui tra i protagonisti ci sono (appunto) il Rione Sanità, con la sua Basilica “attore che muove dinamiche e destini” e con quel ponte (oggi, intitolato a Maddalena Cerasuolo) che si vuole “tra i più importanti generatori di (…) malessere”, e don Luigi Rega, “una specie di prete-tempesta” come la figura a cui si ispira, ossia padre Loffredo.Attorno a un’esperienza di visita del Rione Sanità, uno dei massimi rappresentanti del teatro di narrazione, Marco Baliani, nel libro “Ogni volta che si racconta una storia” (Editori Laterza, 2017), avverte che i “racconti, per essere capaci di toccare i cuori, fanno uso di entrambe le condizioni, del vedere con gli occhi e del sentito dire con le orecchie”; aggiungendo che in quel quartiere la “vita diviene (…) un palcoscenico aperto”.Ora, fra il “sentito dire”, che offrirà l’opera di Luca Miniero (dove il protagonista, don Giuseppe, interpretato da Carmine Recano, si chiama così in omaggio al predecessore di don Loffredo, padre Giuseppe Rassello), e il “vistocogliocchi”, che regala un viaggio dentro questa “Napoli al quadrato” per utilizzare una formula di Rea, una possibile chiave di lettura per capire il “modello Sanità”, o meglio il “metodo Sanità”- fatto di una “costellazione di associazioni, di iniziative impegnate per un cambiamento in positivo, concreto, pratico nella vita di ogni giorno”, come messo in rilievo (nel 2019) dal capo dello Stato, quale “indicazione preziosa (…) per tutto il Paese” – può rinvenirsi nella lettura di due Lectio Magistralis tenute proprio da don Antonio Loffredo, in occasione del conferimento (da parte dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II”, nel 2019) della Laurea Magistrale honoris causa in Architettura e (da parte dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento, nel 2022) di quella (sempre honoris causa) in Economia e Management. Entrambi i volumi che raccolgono le lezioni magistrali (“Il Rione Sanità. La visione di una comunità tra memoria e attesa” e “Le catacombe di Napoli. Il patrimonio di una comunità”) sono liberamente consultabili online e disponibili per il download.A titolo esemplificativo, si riproducono qui due frasi collocate rispettivamente in apertura (la prima) e in chiusura (la seconda) dei discorsi pronunciati:Quando sono arrivato alla Sanità avevo ben chiaro che mi stavo inoltrando in un luogo intriso di storia, arte e cultura (…)(…) Ogni giorno sento all’orecchio del mio cuore le parole del mio compianto predecessore, don Giuseppe Rassello, come una benedizione e al contempo un augurio: “Sanità inafferrabile, incostante bellezza, uno di quei posti dove l’umanesimo o diventa umanità o muore”.La lettura integrale dei testi può aiutare a comprendere quanta profezia c’è nel processo (radicato, condiviso, generativo) di sviluppo e di rigenerazione sociale e culturale avviato nel 2001, così come in quanto prende ancora forma, attorno alle sfide del sentirsi e del fare comunità, in questo quartiere di Napoli. Nel rappresentare anche le connessioni umane e comunitarie, al pari delle alleanze territoriali tra soggetti pubblici e privati, create, le due Lectio consentono di valutare compiutamente tutte quelle azioni (di autentica radicalità evangelica, di inesauribile creatività imprenditoriale), di cui si troverà traccia nella fiction, che hanno “opposto alla notte dell’inevitabile, la via della folgorazione, la via della Bellezza” (Loffredo), grazie alle quali una comunità è cresciuta e le sue “pietre scartate” sono divenute “testate d’angolo”.La miniserie tv, nuovo e originale punto di vista su questa storia declinata al plurale, può considerarsi pure come un caso emblematico di comunicazione sociale per il cambiamento. In proposito, Fabrizio Minnella, nel suo saggio “Comunicare vuol dire fiducia” (Rubbettino editore, 2025), sottolinea che “il cambiamento ha bisogno di una narrazione, e la narrazione è necessaria per favorire e promuovere il cambiamento. Si autoalimentano, reciprocamente”.Per la verità, la comunicazione del processo di innovazione sociale sperimentato, e che continua a svilupparsi, al Rione Sanità, oltre ad avere a disposizione una vera e propria casa editrice (Edizioni San Gennaro), ha già potuto contare sul contributo di diversi artisti, tra cui l’attrice e regista britannica (nonché, moglie del cantautore Sting) Trudie Styler, con il documentario “Posso entrare? An Ode to Naples”, e lo scultore Jago, con il suo museo laboratorio ospitato all’interno della chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi.È ragionevole pensare che il racconto televisivo, co-prodotto da Rai Fiction, MAD Entertainment e Rai Com, comunicando siffatta esperienza di rinascita (civile, economica e culturale) vissuta in maniera così intensa, risulterà “contagioso di futuro”.L’auspicio è che questa narrazione, in cui “il sociale traina l’economico” (De Rita), possa consentire di apprezzare anche la concretezza della massima attribuita a San Gaetano da Thiene, cara a padre Loffredo che ormai da tre anni non è più il parroco della Sanità ed è impegnato oggi nella crescita del progetto MUDD – Museo Diocesano Diffuso (ma questa è un’altra storia) voluto dal cardinale Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli: “Bisogna sfidare la Provvidenza, per essere schiaffeggiati dall’abbondanza”.